Operazione Bellatrix: ovvero come la Rothschild Bank, filiale di Zurigo, della omonima casa madre anglo-francese, contribuì, in modo determinante, al collasso del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi

Guy_de_Rothschild

Forse è ora che dai 108 archivi segreti in dotazione di organismi che legittimamente (?) raccolgono informazioni sugli avvenimenti, maggiori o minori, della storia della Repubblica Italiana, esca chi fosse Juerg Herr e perché sostenne di aver, nel lontano 1982, ricevuto, da un italiano, una borsa con 5.000.000 di dollari per effettuare il pagamento ai killer di Roberto Calvi da poco impiccato/si a Londra. Smuoviamo le acque sperando così, intanto, di venire a sapere che non ci sono più tutti questi organismi “autorizzati” al dossieraggio (come,qualche anno addietro, sosteneva Massimo D’Alema nella sua veste di presidente del COPASIR) e poi per “fare luce su” i vari misteri d’Italia di cui sempre si parla ma di cui, alla fine, non si capisce un’H. Misteri che, come dicono i valenti studiosi del nostro dopoguerra Aldo Giannuli, Stefania Limiti, Paolo Cucchiarelli, Egidio Ceccato, tanto misteriosi non sono e che, per non farli essere più tali, basterebbe che, prima di andare in pensione, qualcuno desse ordine di aprire, con le buone o le cattive, i nostri inutilmente “silenti” armadi.  Almeno smentiremmo la tradizione dei furti e delle appropriazione dei fascicoli, a mero fine di uso personale se non ricattatorio che, si dice, anche in questi tempi, qualcuno stia rinverdendo dentro le nostre Agenzie di Intelligence. Vedi “GLOBALIST …TITOLA: “GUERRA TRA SPIE: IN ARRIVO LO SNOWDEN ITALIANO.” AGGIUNGIAMO NOI: USCIAMO DA QUESTE LOGICHE O SMOBILITIAMO L’AISE/AISI.

Consegnamo agli Italiani, unici legittimi proprietari, i contenuti dei vecchi faldoni e facciamolo senza creare troppe difficoltà così se, ad esempio, una giovane laureanda volesse scrivere una brillante tesi su quegli episodi, lo potrebbe fare senza diventare pazza per avere le carte necessarie. Alla Rothschild Bank di Zurigo, certamente, appartenevano i conti Telada, Betros, e Recioto destinatari dell’enorme somma di denaro (circa 140 milioni di dollari valuta 1981) uscita dall’Ambrosiano, tramite la società panamense Bellatrix, da cui tutto l’affare prende il nome. Possibile che in Italia nessuno dei vecchi routineuer dei servizi (alcuni però già in servizio all’epoca dei fatti), sappia nulla di definitivo di quella storia e di chi consegnò a Herr i quattrini per il killeraggio di Roberto Calvi? A meno che, l’Operazione Bellatrix, non fosse tutta una bufala e Juerg Herr sia stato solo un millantatore necessitante di cortine fumogene, per imbastire una difesa per i suoi comportamenti “in banca”. Se così fosse, sarebbe provato che la Banca Rothschild, filiale di Zurigo, non ebbe alcuna responsabilità in quei flussi macroscopici di denaro che fecero saltare la nostra banca, spingendo il compagno di giochi perversi della bella Sabrina Minardi (Banda della Magliana), Roberto Calvi, al suicidio. Non quindi regolamento di conti e impiccagione a monito dei traditori ma un vero suicida ormai traumatizzato dall’essersi scoperto impotente. Alla relativamente attendibile (ma non sul piano delle eventuali disfunzioni erettili degli amanti) Minardi, non risulta, anche nei suoi ricordi recenti, un tale condizione psicologica derelitta: Calvi, secondo la “specialista” citata, era un tipo celebrale quando faceva sesso ma, certamente, non impotente.

Arrestato, in Svizzera, ai primi di dicembre del 1992 (anno fatale per la fine della Prima repubblica), perché accusato di essersi appropriato di beni della Banca di cui era Senior Executive and Credit Manager, Juerg Herr, sostenne di conoscere non pochi retroscena di quelle vicende che, alla fine, destabilizzarono la nostra Italietta. Se è ancora vivo e in circolazione, a questo signore, con i dovuti modi, andrebbe chiesto come andarono in realtà le cose in quei frangenti perché, dalle parti di questo blog, riteniamo che farebbe la differenza sapere se la Rothschild Bank ci sia entrata o meno (e in che modo) nella vicenda. Intanto perché questa è materia attinente la Sicurezza dello Stato ma anche e soprattutto perché alcuni dei nostri esimi boiardi (ma come parlo vecchio!),  ancora vivi, risultano aver preso, anche recentemente, incarichi da quelle parti. Uno sicuramente legato a quegli ambienti, era ed è Scaroni Paolo, ovvero mister petrolio di Stato. Non si capisce bene di quale Stato ma questo è un dettaglio di nessun conto agli occhi di chi dovrebbe vigilare sulla sovranità e sicurezza della Repubblica Italiana. E, con i soldi che girano ancora dentro Casa Rothscild, c’è poco da fidarsi della tenuta dei “nostri eroi e compatrioti”. Ora leggete quanto si trova in rete, come contributo alla verità, offerto (in forma particolarmente dettagliata e documentata) dal figlio di Roberto Calvi, Carlo. Con lui, nell’eventualità che arrivasse a leggere questo blog marginale, mi scuso per la crudezza dei termini usati nel riferire la “testimonianza” della signora Sabrina Minardi, a proposito di suo padre Roberto. Rimane che, facendo attenzione a quando Carlo Calvi afferma che “… Juerg Herr doveva assumere un ruolo di primo piano all’inizio degli anni novanta (11 dicembre 1992 ndr), quando dovette dimettersi da Rothscild (abbiamo accennato ai motivi reconditi ndr) e offrì testimonianze nell’ambito delle indagini romane relative all’omicidio di mio padre.”… è opportuno chiedersi se si è indagato, fino in fondo, su quanto intendeva dire Herr quando dichiarava di aver consegnato una borsa con 5.000.000 di dollari a qualcuno legato alla dipartita forzosa di Roberto Calvi. Come hanno capito i pochi lettori che mi seguono, mi perdo in ricostruzioni complesse dal punto di vista finanziario quale è quella che pubblico di seguito ma ritengo, viceversa, in base ad altre capacità che mi attribuisco che non tutto è stato tentato per sapere da chi fu ucciso Roberto Calvi.

Andando avanti negli anni ci sono cose che ti incuriosiscono più di altre: questa della morte di Calvi è una di quelle. Anche perché io, alla Rizzoli Corriere della Sera, Direzione Centrale del Personale, struttura diretta dall’avv.  Petrelli e dal Rag. Giorgio Cesati, c’ero, proprio in quegli anni terribili (1976/1978), come i miei contributi INPS possono testimoniare. Un periodo triste, difficile, quasi inutile se non avessi, in quei frangenti, scoperto, come altre volte ho fatto cenno, il Centro documentazione del Gruppo Rizzoli, all’ultimo piano di via Civitavecchia 104, a Crescenzago, Milano, organizzato e diretto, con straordinaria abilità, da Alberto Mantovani da cui appresi (ancora gli sono grato) il valore strategico delle fonti aperte e di come l’Intelligence (culturale) ne possa e ne potrà sempre di più, usufruire. Questo accadeva molti anni prima dell’irrompere della Rete con i suoi motori di ricerca e i suoi test mining. Alla Rizzoli, i cinquanta e passa, “analisti di intelligence” (inconsapevoli di esserlo), agli ordini di Mantovani, facevano tutto a mano, armati di sola matita “rosso/blu”e trattavano milioni di ritagli stampa. Al Gruppo Rizzoli, ci andai, provvidenzialmente, reclutato dallo Studio Ambrosetti. Onestamente, capii poco di quanto stava accadendo (tranne che Maurizio Costanzo e Paolo Mosca fossero degli strani giornalisti, servi assoluti di Umberto Ortolani, Bruno Tassan Din e Licio Gelli e che, un mare di dirigenti si atteggiavano a “massoni cospiratori”) per responsabilità della loggia Propaganda 2, ma, viceversa, a quegli anni crudi e insanguinati come pochi altri nella vita del Paese, devo la comprensione di un fenomeno complesso quale è l’informazione e, soprattutto, la disinformazione “a mezzo stampa”. Come sempre, non tutto il male viene per nuocere.

Oreste Grani/Leo Rugens


martedì 11 dicembre 2012

Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (1^ Puntata)

Il Banco Ambrosiano era soggetto a restrizioni riguardo alla detenzione di partecipazioni in aziende non bancarie in Italia e alla estensione di crediti all’estero senza autorizzazione degli organismi di sorveglianza.
Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo e le sue controllate non erano soggetti allo stesso regime. Banco Ambrosiano Holdings non applicava la prassi dei bilanci consolidati di gruppo.
Questo consentiva ai dirigenti di spostare posizioni tra le società estere del gruppo al fine di sfuggire ai controlli e alle conseguenti esigenze degli auditors.Umberto Ortolani, i suoi famigliari e società a loro facenti capo, spesso in America Latina, si sono ritrovati a controllare la preponderanza dei fondi originati dalle operazioni Bellatrix.
Umberto Ortolani era il principale azionista del Banco Financiero Sudamericano di Montevideo in Uruguay, in cui mio padre deteneva una partecipazione di minoranza. Ortolani, che ha vissuto all’estero per una parte del periodo successivo alle operazioni, ha sostenuto nella sua difesa in Italia, la responsabilità di Bruno Tassan Din nella disposizione dei fondi. Tassan Din era l’amministratore delegato di Rizzoli Editore S.p.A..
Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din sono responsabili della costituzione delle società beneficiarie di conti presso la banca Rothschilds di Zurigo che vennero a ricevere i fondi Bellatrix (Sentenza del Tribunale di Milano n. 1390 del 16 aprile 1992 e della Corte di Cassazione Penale, Sentenza n. 8327 del 14 luglio 1998).Bellatrix S.A. era una società panamense la quale, secondo la prassi, aveva come amministratori personale subalterno di Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, Bahamas.
Bellatrix era controllata da Intermarket Trading S.A. di Panama, che deteneva tutte le azioni per conto di Manic S.A. di Lussemburgo.I titoli azionari al portatore di Manic furono consegnati dall’Istituto per le Opere di Religione (o IOR) ai Liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings contestualmente all’entrata in vigore della transazione con le banche estere avvenuta il 25 maggio 1984. L’Appendice V di tale accordo è riprodotta qui di seguito.
Fonte : Accordo stipulato il 25 maggio 1984 tra Banco Ambrosiano S.p.A.,
Banco Ambrosiano Holdings S.A., Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau
e Istituto per le Opere di Religione (IOR).
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Bellatrix S.A. risultò beneficiaria di tre distinti trasferimenti indicati come segue :

1 – US$ 46.537.683,28 ricevuti il 10 febbraio 19812 – US$ 95.000.000 ricevuti il 30 aprile 1981

3 – US$ 7.785.945,08 ricevuti il 29 gennaio 1982

È importante notare come queste operazioni coincidano con la definitiva perdita del passaporto da parte di mio padre.

In occasione della prima operazione il Banco Ambrosiano S.p.A. diede le istruzioni iniziali. Il fine del primo trasferimento era di attuare l’acquisizione da parte di Bellatrix delle 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A. detenute da Rothschilds per conto di Andrea Rizzoli e di permettere a Bellatrix di ottenere il diritto di sottoscrivere l’emissione di nuove azioni.
Rothschilds doveva continuare a detenere fiduciariamente le azioni Rizzoli per conto di Bellatrix. L’operazione fu attuata da Banco Ambrosiano Andino di Lima, Perù.

I fondi una volta ricevuti da Rothschilds furono divisi in conti intestati a società costituite da Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din o da questi indicati.

Le indagini condotte dai Liquidatori del Banco Ambrosiano Holdings S.A. hanno accertato che i fondi furono poi distribuiti in conti accesi in Svizzera o in Uruguay controllati dalla famiglia Ortolani e in conti controllati da Bruno Tassan Din.

Fonte: Affidavit di Brian Smohua in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher.
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È importante notare che dal settembre ‘77 Umberto Ortolani era membro del Consiglio di Amministrazione della Rizzoli Editore S.p.A. ove aveva sostituito Andrea Rizzoli, sua conoscenza di vecchia data. Mentre Bruno Tassan Din era la figura dominante di Rizzoli. Ricordo che Tassan Din telefonava a casa nostra a Milano quasi ogni sera. Ortolani e Tassan Din sembrano aver disposto di queste somme come se fossero di loro pertinenza.

Bellatrix ricevette a fronte di questi esborsi 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A. detenute per suo conto, in base ad un accordo fiduciario, da Rothschilds. Questa prima operazione doveva anche costituire il diritto da parte di Bellatrix di acquisire 378.000 nuove azioni di Rizzoli Editore.

Telex del 6 febbraio 1981 inviato dal Ambrosiano Services Lussemburgo a Rothschild Zurigo.
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La seconda operazione fu pure formalmente attuata dal Banco Ambrosiano Andino su istruzioni di Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau – Bahamas, indicando Bellatrix come beneficiaria. Come nella prima operazione i fondi furono trasferiti a Rothschilds che li divise direttamente tra conti di società costituite da Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din.
Di quì queste disponibilità furono distribuite dagli stessi verso destinazioni con caratteristiche simili alla prima operazione.
Fonte: Affidavit di Brian Smouha in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher & Co (1983).
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Delle somme versate da Bellatrix, sin qui descritte, $ 32.746.536 furono depositati da Bruno Tassan Din presso la banca Ansbacher & Co. di Dublino tramite una serie di professionisti di New York e sulla base di complesse istruzioni di gestione con altre istituzioni.
Disponibilità di Antonia Cori per Bruno Tassan in conto Marsanny poi trasferiti alla banca Ansbacher & Co.
Fonte: Affidavit di Brian Smouha in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher & C0 (1983).
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Parte di questi investimenti erano gestiti da entità in cui figurava Gilbert de Botton. Gilbert de Botton era membro del Consiglio di Amministrazione di Rizzoli Editore e, con il collega Juerg Heer, responsabile dell’operatività dei conti Rothschilds.
Juerg Heer doveva assumere un ruolo di primo piano all’inizio degli anni novanta quando dovette dimettersi da Rothschilds e offrì testimonianze nell’ambito delle indagini romane relative all’omicidio di mio padre.I Liquidatori del Banco Ambrosiano Holdings S.A. ottennero una ingiunzione per i fondi presso Ansbacher. Tassan Din si servì nella sua difesa di rappresentazioni dell’ Avv. Gaetano Pecorella, con il quale aveva avuto un ruolo di intermediario di primo piano con la Magistratura durante il processo valutario in cui mio padre era stato imputato a Milano nel giugno 1981.Ne seguirono una serie di schermaglie legali tra le liquidazioni del Banco Ambrosiano Holdings S.A. e del Banco Ambrosiano S.p.A., che pure pretendeva questi fondi. Questo portò alla redazione e firma da parte delle tre Liquidazioni Banco Ambrosiano S.p.A., Banco Ambrosiano Holdings S.A. e Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau del “Recoverable Funds Agreement” che doveva regolare la spartizione dei ricuperi tra le Liquidazioni per gli anni che seguirono.La terza operazione di US$ 7.785.945,08, pure eseguita da Banco Ambrosiano Andino e sempre come beneficiaria Bellatrix, servì alla sottoscrizione di 378.000 nuove azioni Rizzoli Editore S.p.A. e al conseguente adeguamento dell’accordo fiduciario con Rothschilds.
I fondi furono distribuiti con modalità analoghe a quelle descritte con riferimento alla prima e alla seconda operazione.Con le prime due operazioni, nello spazio di tre mesi, $ 142.000.000 furono trasferiti da Banco Ambrosiano Andino a Bellatrix, con l’intermediazione del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, e questo con limitato supporto documentale presso Andino.
I fondi vennero distribuiti su istruzione di Umberto Ortolani e di Bruno Tassan Din. Solo la parte che finì nella complessa rete di conti di Tassan Din presso Ansbacher fu bloccata dai Liquidatori.Non pretendo di dare un’interpretazione dell’operazione descritta ma di suggerire alcune considerazioni che rimando alla seconda puntata che sarà pubblicata tra pochi giorni.

lunedì 17 dicembre 2012

Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata)

di Carlo CalviEugenio Cefis, Presidente di Montedison, spinse nel 1974 Andrea Rizzoli, ad acquisire il Corriere della Sera.Al fine di consentire l’acquisto e assicurare l’operatività della Rizzoli Editore, Montedison giunse nel 1975 ad un accordo segreto con i Rizzoli, progetto che fu elaborato da Giorgio Corsi e da mio padre.
L’accordo, siglato in Svizzera e di cui mio padre conservava copia nelle sue casseforti delle Bahamas, prevedeva che i Rizzoli avessero un puro ruolo di editori di facciata e che la società fosse di fatto controllata da Montedison.Bruno Tassan Din era un amministratore proveniente da Montedison. L’accordo precede il ruolo nella vicenda di Umberto Ortolani.
Il punto di riferimento all’interno della Massoneria in quel periodo, era il Segretario Generale della Camera, Francesco Cosentino. Montedison rimase la principale fonte di finanziamento di Rizzoli per tutto il 1976.
Gilbert de Botton rappresentava la banca Rothschilds nel Consiglio di Amministrazione di Rizzoli Editore S.p.A..Mio padre conservava anche gli aggiornamenti di sei conti presso IOR che costituivano i back-to-back in lire tra Ambrosiano e IOR e che operavano parallelamente ai back-to-back BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, Bahamas)-IOR-United Trading Co.

I fondi provenivano da banche italiane del Gruppo Ambrosiano.
Il conto IOR 001 6 02553 era riservato a finanziare operazioni Rizzoli. Questo meccanismo entrò in azione alla fine del sostegno Montedison nel 1977 e servì a integrare il finanziamento estero Montedison-Rothschilds-Rizzoli in cui le entità estere dell’Ambrosiano erano già subentrate.

Nel 1977 Rizzoli Editore, operante in forte deficit e con un elevato indebitamento verso Montedison, doveva completare l’acquisizione del Corriere della Sera. Rizzoli deliberò un aumento di capitale di 2,4 milioni di nuove azioni. I fondi per sottoscrivere l’aumento di capitale vennero dai lira back-to-back con lo IOR.

20 miliardi di lire provenienti da banche italiane del gruppo Ambrosiano furono trasferiti al conto IOR 001 6 02553 denominato «RED». IOR li rese disponibili a Andrea Rizzoli ma trattenne 2,4 milioni di azioni Rizzoli presso il Credito Commerciale di Carlo Pesenti.

Situazione al 31 dicembre 1978 del conto RED acceso presso IOR
 

L’anno successivo 1978 Andrea Rizzoli diede le dimissioni dal Consiglio di Rizzoli Editore e fu rimpiazzato come Presidente dal figlio Angelo.
Umberto Ortolani prese il posto vacante di amministratore.
La società operava con perdite elevate. Il capitale era suddiviso in 294.000 azioni presso Rothschilds, 2,4 milioni presso IOR in garanzia dei conti «RED» e «Plichi chiusi» che potevano essere riscattate con il pagamento di 25 miliardi di lire a Credito Commerciale.

Posizione titoli al 31 dicembre 1978 di Plichi Chiusi – conto “RED” acceso presso IOR

Andrea Rizzoli divise altre 210.000 azioni in Italia tra i due figli maschi e trasferì una parte delle azioni rimanenti alle figlie.

Giunti al 1980, il Banco Ambrosiano aveva così reso disponibili a Rizzoli Editore S.p.A., se si combinano i lira back-to-back e i finanziamenti della rete estera, $ 200 milioni.

Esistono lettere autografe di Giovanni Fabbri che datano di quel periodo e in occasione di un finanziamento allo stesso al fine di consentirgli di acquisire azioni Italmobilare detenute da Intermarket Trading S.A..
Le lettere suggeriscono un progetto che vedeva una parte delle azioni Rizzoli trasferite ad una holding estera. I cambiamenti relativi alla legislazione sull’editoria che seguirono dovevano rendere impossibile questo progetto.

Nel 1980 Rizzoli Editore operava in pareggio salvo per il peso degli interessi sull’indebitamento sempre elevato. Il piano era di trasformare questo debito in azioni.
Si proponeva l’introduzione di nuovi azionisti in parte esteri e in parte italiani che non furono mai specificati. Si decise l’emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente. Angelo Rizzoli doveva rimanere azionista. La nuova legge sull’editoria richiedeva che gli azionisti fossero noti e l’Ambrosiano non poteva avere un ruolo indiretto.

Il dicembre 1980 fu l’ultima volta che mio padre visitò le Bahamas e non lasciò quindi documenti successivi a questa data.

É evidente che a questo punto considerava ancora gli esborsi relativi alle operazioni Rizzoli come attivi della rete estera. Negli ultimi bilanci della United Trading Company che lasciò, i trasferimenti a Umberto Ortolani sono chiaramente indicati come recuperabili.

Abbiamo visto come la prima operazione Bellatrix del febbraio 1981 e la terza (rif.: 1^ puntata), avevano come fine l’acquisto delle azioni Rizzoli presso Rothschilds e l’acquisizione del diritto da parte di queste a sottoscrivere l’emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente.
Successivamente a questa prima operazione La Centrale, holding del gruppo Ambrosiano si presentò come acquirente di 1,2 milioni di azioni, detenute da IOR presso Credito Commerciale per conto di Angelo Rizzoli, e fornì allo stesso l’ammontare equivalente all’aumento di capitale sul rimanente 1,2 milioni di azioni, più i 35 miliardi di lire necessari al riscatto del totale.

Angelo Rizzoli doveva continuare a detenere le 1,2 milioni di azioni ma trasferì 306.000 azioni esistenti in Italia a La Centrale che le conferivano il 50% del capitale. Anche questa operazione fu resa necessaria da due eventi: la perdita del passaporto da parte di mio padre e il cambiamento della legge sull’editoria.

Il Ministero del Tesoro congelò il diritto di voto delle azioni Rizzoli detenute da La Centrale.

Nel bilancio Bellatrix inviato dal Banco Ambrosiano Holdings S.A. a IOR il 19 marzo1982, le 189.000 azioni Rizzoli sono valutate $ 1.336.608. La seconda operazione Bellatrix aveva coinciso con il completamento di prestiti esteri dalla National Westminster e dalla Kredietbank al Banco Ambrosiano Holdings S.A. nell’aprile 1981.

Ci resta l’interrogativo su cosa giustificava il saldo di $ 60.000.000 prodotto della seconda operazione Bellatrix.

Uno dei soggetti cruciali del processo per l’omicidio di mio padre svoltosi a Roma é stato il fatto che era chiaramente suo intento di recarsi a Zurigo ove lo attendeva mia sorella Anna. Al momento di traversare il confine tra l’Austria e la Svizzera, Flavio Carboni, con argomenti speciosi, lo forzò a cambiare programma.
Esistono sostanziali indicazioni che mio padre ritenesse gli ammontari delle operazioni Bellatrix come attivi disponibili della rete estera e ancora recuperabili via Rothschilds.

Questi attivi dovevano servire a fini legati a Rizzoli Editore e non a beneficio di Ortolani e Tassan Din. Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din li dirottarono da conti presso la banca Rothschilds di Zurigo a destinazioni sotto il loro controllo in disaccordo con mio padre.

L’11 gennaio 2012 Angelo Rizzoli si è visto rigettare una causa da lui intentata presso il Tribunale Civile di Milano contro Banca Intesa Sanpaolo S.p.A. come successore del Banco Ambrosiano, in cui chiedeva la nullità di una pluralità di atti e negozi, intesi tra loro coordinati, attraverso i quali tra il 1977 e il 1984 i convenuti (direttamente e/o quali successori dei diretti protagonisti) avrebbero indebitamente acquisito la totalità delle azioni della società Rizzoli Editore S.p.A..

Vorrei innanzitutto ringraziare il dott. Carlo Calvi, anche a nome dei molti lettori del blog, per averci dato l’opportunità di analizzare avvenimenti ormai lontani ma che nella forma e nella sostanza, replicano fatti e “approcci metodologici” di assoluta attualità.
So che anche molti studenti universitari seguono con vivo interesse questi contributi, giudicandoli interessanti e utili ad integrare il loro percorso formativo. Così pure numerosi sono gli addetti ai lavori che mi chiedono di complimentarmi con Carlo Calvi anche per come affronta tali argomenti.
Essere onesti nella lettura della storia non è sempre facile.

Informo tutti che il dott. Calvi mi ha assicurato ulteriori interventi nel prossimo futuro.

Dal punto di vista della professione del forensic accountant, mi riserverò di formulare alcune osservazioni di carattere squisitamente tecnico sull’operazione Bellatrix-Rizzoli.

Lo schema di distrazione dei fondi dell’Ambrosiano adottato più di trent’anni fa, ha tutte le caratteristiche per essere considerato un “evergreen”. Infatti, a quanti lavorano nell’ambito legale e giudiziario, capita sempre più spesso di imbattersi in complesse strutture d’affari che prevedono l’ampio ricorso ai depositi fiduciari, agli intermediari fittizi o ai prestanome e all’utilizzo di conti correnti intestati a società off-shore.
Conoscere la storia, anche in questi ambiti, è fondamentale.

Stefano Martinazzo