Ancora ci devono dire perché gli Agnelli versarono 3000 assegni (15 miliardi) a Gelli, figurarsi se qualcuno ci dice cosa c’è dietro ai 2 milioni versati a Renzi

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Quando sento o leggo che a qualcuno piace il piglio di Marchionne, penso, ovviamente, con antipatia, all’adulatore di turno e in generale, alla FIAT. Ma non alle automobili che, viceversa, mi sono sembrate (quasi tutte) belle: dalla Topolino decappottabile, che la mia famiglia ha posseduto e in cui tre figli viaggiavamo, comodissimi (così, da piccoli, ci sembrava),”dietro”, come si diceva, fino alla 600, auto che, per prima, ho imparato a guidare, in Africa e senza patente.

Quando penso alla Fiat penso, inoltre, a tutto ciò che quegli arroganti degli Agnelli si sono portati via sfruttando la semplicità e la dedizione dei nostri emigranti (pur di compiacere il padrone, diventavano persino tutti juventini!), alla complicità della politica nazionale e torinese in particolare, ai sindacati “giallissimi”, ai massoni piemontesi, ai Servizi segreti compiacenti (la Fiat ha sempre fatto soldi anche con gli armamenti) e, in particolare, a quanto non hanno mai voluto spiegare della loro storia finanziaria. Certamente penso, con orrore, al loro periodo gheddafiano. Non è questo, però, il buco nero che vi suggerisco oggi di provare a ricordare. Ci sono mille cose (intrighi politici, scandali, tormentoni), che non cessano mai di essere ricordati dalla nostra Italia giornalistica e panflettistica ma non trovo, se non raramente, ricordato l’oscuro episodio dei tremila (3000), dico e scrivo, tremila (3000) assegni, corrispondenti a 15 (quindici) miliardi di lire (assegni staccati tra il 1971 e il 1976) che, dalle casse della FIAT, finirono in quelle del Gran Maestro Lino Salvini e di Licio Gelli.

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Successivamente si appurò che i due erano mestatori ma a quei tempi escludo che i Servizi Segreti dell’epoca, sempre a disposizione dell’avvocato Agnelli, per scovare e segnalare gli operai “commmunisti”, non sapessero ragguagliare la Famiglia torinese sulla pericolosità di eventuali legami con la loggia Propaganda 2. Dimenticavo di ricordare a me stesso  che i vertici dei Servizi Segreti erano tutti affiliati alla banda dei “grassatori” gelliani e, quindi, difficilmente, avrebbero sputato nel piatto in cui mangiavano. Su questa storia dei tremila assegni, quello svagato dell’avv. Gianni Agnelli, non ha mai voluto dare spiegazioni.Tanto meno, successivamente, Cesare Romiti. Ne la ministra repubblicana, super democratica, Susanna.  Alla fine, la questione rimase irrisolta. O, almeno, così mi pare ma, spero di sbagliarmi e di ricevere lumi dall’amica rete. Gli Agnelli, certamente, non hanno mai dato risposte, né alla magistratura, né alla stampa, né alla politica o ai sindacati né, tantomeno, alla pubblica opinione. Brutta gente gli Agnelli (tranne, mi sembrò, Umberto quando lo conobbi a Roma, nel 1979, alla fine del suo periodo politico da senatore democristiano); bruttissima gente, i loro servi e i servi dei loro servi. Oggi, non so bene dove collocare il furbo/nevrotico/maglionato/avido Sergio Marchionne. Comunque, non mi piace e non mio piacciono i suoi stimatori/adulatori. Qualcuno di voi, lo richiedo, sa con che scopo (difficilmente gli Agnelli avrebbero fatto filantropia) furono intestati quegli assegni (così tanti e per un tale importo complessivo) nel lontano periodo ’71/’76?

Oreste Grani/Leo Rugens

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P.S.

I due milioni di euro (quelli dichiarati) che risultano, oggi, raccolti a favore del progetto politico maggioritario di Matteo Renzi, riportati ai valori del periodo 1971-1973, sono molto vicini (ci si comprano le stesse cose e lo stesso numero di persone) ai quei famosi 3000 assegni per l’importo di 15 miliardi di lire di cui sopra. All’epoca, Salvini e Gelli, se li fecero dare da un solo padrone. Oggi, i due milioni della Leopolda, potrebbero essere stati raccolti grazie alla generosità di più burattinai. Ma sempre una storia di complicità e di marionette fatte agire per “fottere” gli italiani, si tratta. Difficilmente in quegli anni, i profani, capivano cosa covava a Torino. Altrettanto, difficilmente, si capisce cosa covi, oggi, a Firenze. L’unico dato certo della “sciarada” è che entrambe le città sono state Capitali d’Italia ed entrambe, ancora oggi, sono covi di pseudo massoni. O meglio, di logge che radunano, per i più diversi motivi, un’accozzaglia di affaristi in cerca di gonzi, agenti sempre al servizio di paesi terzi e,ovviamente, di “messi in mezzo”. Cercate bene, come suggerisco da tempo non sospetto, e troverete, intorno a Renzi, sempre e solo, gli avanzi, le proiezioni, le metamorfosi del mondo che generò la crescita improvvisa della Loggia Propaganda 2. La riempirono e la fecero riempire di soldi dai tanti imprenditori “americani” tipo Agnelli (Sergio Marchionne non inventa niente in quanto Gianni Agnelli fu sempre un “americano”, di cultura e di portafoglio) e, rienpendola di soldi (dollari), al momento opportuno (così come continua ad accadere oggi intorno alla Fondazione Leopolda), indirizzarono  la vita della nostra Italia. Quando non bastavano i soldi, si passava ad atri metodi. I suggerimenti che da oltre oceano pervenivano, tramite la P2, erano pensati negli stessi ambienti che ancora oggi si organizzano per determinare le nostra politica, interna ed estera. Renzi è il burattino e gli amici di Michael Ledeen, i pupari. Gli Italiani sono gli spettatori paganti.