Viva, per sempre, il gesto coraggioso di Reyhaneh Jabbari che ha “eliminato” e “punito” chi tentava di violentarla!

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Maledetti, viceversa, per l’eternità, i magistrati, fondamentalisti islamici, del tribunale iraniano che ha decretato l’impiccagione di Reyhaneh Jabbari rea di aver impedito, al solito montone di stuprarla. Maledetti anche quelli che considerano l’attuale governo iraniano possibile alleato in non si sa cosa e contro chi. Forse, sarebbe opportuno non combinare i casini che sono stati combinati negli ultimi quarant’anni in quella regione: una volta con Saddam contro gli iraniani; un’altra volta contro Saddam, per non si sa cosa; ora infine (si fa per dire) desiderosi di trovare alleati a qualunque prezzo contro l’ISIS ma al tempo stesso timorosi con gli impiccatori di donne innocenti. Una volta si suscitano e si alimentano i “mostri” in Afghanistan; una altra volta in Pakistan; una volta il mostro è Bin Laden (lo era); un’altra è l’ISIS (lo è). Il problema è: da che pulpito viene la “filippica”? Ma di avere coraggio e schiena dritta per salvare Reyhaneh Jabbari non se ne parlato proprio.

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In onore di Reyhaneh Jabbari e di tutte le donne che subiscono violenze dai montoni di Allah, pubblico un lungo reportage, in tre puntate, scritto a suo tempo da Bernardo Valli. Oggi è la volta della prima delle puntate comparsa su Repubblica del 13 maggio 2009. Le  immagini sono prese da Persepolis di Marjane Satrapi.

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Oreste Grani e la Redazione tutta


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