L’approccio dell’ABI alla responsabilità sociale d’impresa: il giorno 15 luglio 2010 i banchieri scelsero, per acclamazione, Mussari come proprio presidente

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Alcuni anni addietro, era il 2001, l’ABI Associazione Bancaria Italiana, istituisce un “Gruppo di lavoro” che si dedica ad approfondire la così detta “responsabilità sociale dell’impresa”. Della serietà di questa iniziativa ne parlava ancora, alcuni anni dopo (siamo nel dicembre del 2007), il Direttore Generale dott. Giuseppe Zadra, scrivendo, su una rivista seria (Paradoxa), cose del tipo: “La storia delle banche affonda le sue radici in un contesto solidaristico, come si rileva anche da alcuni approfondimenti sviluppati di recente sul tema: le prime banche – a partire dai Monti di Pietà – nascono per contrastare il fenomeno dell’usura e per rispondere ad una domanda di finanziamento che arriva da nuclei familiari e produttivi e che mira a promuovere lo sviluppo e la crescita del territorio (tenete presente questa affermazione. ndr).

La storia prosegue poi con le esperienze di successo del secolo scorso, con le casse di risparmio e le casse rurali ed artigiane, per arrivare alla banca attuale.

L’esperienza della privatizzazione dell’industry (che figo! ndr) bancari, nella metà negli anni ’90, è stata una trasformazione epocale, prima di tutto sotto il profilo culturale. Con riferimento alla storia recente, fare banca con una logica di attività “istituzionale” ha generato una serie di comportamenti, di tradizioni, di attitudini, di rapporti, di modo di essere radicati nell’immaginario comune che, da 10-15 anni, l’industria bancaria laboriosamente si è attivata per trasformare.

In questo contesto mutato l’Associazione (intende l’ABI ndr) ha elaborato e messo a disposizione delle banche una cornice di riferimento che potesse supportare il passaggio verso la nuova operatività richiesta all’industry (che arifigo!), al tempo stesso valorizzando il lavoro e il ruolo svolto per anni.

Serviva , in qualche modo, riconciliare la necessaria tendenza a generare utili e profitto, con quel ruolo di attenzione alla società e ai suoi componenti, che la banca per storia, e sente tuttora, proprio. La teoria economica che sostiene il concetto di responsabilità sociale è stato il punto di riferimento: da qui abbiamo elaborato il nostro approccio strategico al tema.

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E bla, bla, bla per altri chilometri lineari di cazzate. Questi pensierini sono stati scritti poche settimane prima dell’inizio di una recessione mondiale che ancora dura.

Dal Direttore Generale della struttura che raccoglieva, in quel momento, tutte le maggiori banche italiane, alla luce di quanto, successivamente, è successo in mezzo mondo, una parola su quanto stava per accadere sarebbe stato giusto aspettarsela. Invece, neanche un fiato. Sapete perché? Ve lo dico io: il dott. Giuseppe Zadra, come tutti gli altri mega galattici direttori generali del mondo bancario, non se l’aspettava minimamente la tempesta e dormiva sonni tranquilli. Tanto tranquilli che una somma di pirla, pirloni, pirlette, il 15 luglio 2010, scelse, per acclamazione, Giuseppe Mussari (quello condannato ieri a soli tre anni e mezzo) perché divenisse il Presidente mega galattico dell’ABI, cioè il Capo di tutti i disinformati, imprevidenti, banchieri d’Italia. Nel 2009, Mussari con i suoi complici, aveva già ingannato i correntisti del MPS di mezza Italia come la sentenza di queste ore ha svelato.

Chiudiamo con un pensiero rispettoso per chi l’ha pagata più duramente di noi: nei sette anni successivi (cioè fino ad oggi) a “queste cose tanto per dire” dell’ABI, le banche e i loro abili controllori, non hanno saputo far seguire nulla di “sociale”. Si sono fatti solo i cazzi loro e hanno buttato sul lastrico tutta la piccola media industria italiana, artigiani e onesti proprietari di casa. Molti, disperati, si sono uccisi! Tenete conto che in questi giorni, le aste dei Tribunali fallimentari, per beffa ulteriore, arrivano a vendere appartamenti che erano quotati, per l’IMU, 300.000 euro, a soli 45.000/50.000, aumentando lo sconforto dei falliti e delle famiglie che non hanno potuto pagare i mutui. A gente come Vigni, Baldassarri e Mussari, come si usa negli Stati Uniti, avrebbero dovuto dare almeno 144 anni di carcere duro, con un periodo di isolamento, di 44. Con la luce sempre accesa.

Oreste Grani/Leo Rugens