Il 23 gennaio 1994 Berlusconi fa il suo primo discorso pubblico e invece di attaccare Mafia, ‘Ndrangheta o servizi segreti corrotti, se la prende con Mario Segni!

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Si avvicina la fine dell’anno 2014 e con essa la mesta (speriamo non anche tragica) conclusione del ventennio berlusconiano.

Chissà quanti fra i nostri lettori (in questi giorni abbiamo superato i 200.000 accessi) ricordano gli avvenimenti salienti di quel lontano 1994, inizio del periodo che potremmo definire, senza tema di smentite, del tric-ballacche, del putipù, senza dimenticare, in particolare, lo sceta vaiasse (puttane) che, al 31 dicembre 2014, si conclude? Certamente si è trattato di 21 anni di declino e di impoverimento (economico e morale) della Nazione. Dopo la salita in politica di Berlusconi Silvio, la partitocrazia e il malaffare sono dilagati: “mani pulite”, che precede il ventennio berlusconiano, al confronto delle termiti voraci in azione ancora oggi, era una confraternita di filatelici.  Dopo i decenni di un “nulla” volutamente organizzato dal Presidente del Milan, immaginare i prossimi mesi (non anni!) risulterebbe difficile anche al Mago Otelma. Figurarsi a noi che siamo solo pre-veggenti ma non certamente maghi.

“Successo elettorale ma sconfitta in Parlamento. Breve vita del Centro destra”, si sarebbe potuto intitolare, in una sintesi giornalistica dedicata a quei 365 giorni (1994), anno politico di grandi novità: non ancora la Seconda Repubblica ma non più la Prima. Protagonista assoluto Silvio Berlusconi e la sua vittoria elettorale del 27 marzo.

Mi sono fatto vecchio e al posto di un criminale patentato un po’ canterino, in allegra compagnia, sin da quei giorni dei vari Cesare Previti (arrestato e pluricondannato ma titolare di vitalizio dello Stato), Marcello Dell’Utri (arrestato, pluricondannato e riscossore di vitalizio dello Stato), Giuliano Ferrara (agente prezzolato di un paese terzo, reo confesso e ancora lì a prendere il vitalizio di ex parlamentare ed ex ministro della Repubblica), Emilio Fede, (procacciatore di carne fresca per il padrone /drago anche lui pluricondannato ma pensionato dello Stato), oggi abbiamo un finto cazza-frullone, soffiatore consapevole e spregiudicato sul fuoco ormai divampato dei conflitti sociali, annunciatore di altre irricevibili panzane dopo quelle che per venti anni ci siamo beccati dall’imbonitore barzellettiere meneghino. Non credo che basti a fare la differenza solo il fatto che il ragazzo è toscano: il vizio di circondarsi di plurinquisiti catturandi (Denis Verdini) rimane lo stesso con l’aggiunta, sapiente e qualitativa, di agenti d’influenza CIA (Michael Ledeen) a soddisfare l’invidiosa “rivalità” (padre-figlio) con Berlusconi che, all’epoca si avvaleva solo di un prezzolato ex comunista, ex socialista quale Giuliano Ferrara. Almeno, Matteo Renzi, si fa consigliare da un autorevole signore colto (Ledeen) e non come faceva Berlusconi da un giocatore di poker (Ferrara), per di più, perdente. Comunque, troppo poco per vedere differenze salienti e capacità strategiche. Eravamo nei guai vent’anni addietro, siamo sull’orlo del baratro, oggi.

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Il 21 gennaio 1994, i piloti dell’Alitalia proclamavano uno sciopero di 2 giorni e migliaia di passeggeri si inferocivano.

Punto! Venti anni dopo l’Alitalia è cannibalizzata dopo essere costata un patrimonio agli italiani onesti.

Sergio Cusani finanziere coinvolto in storie di tangenti si presenta in aula il 4 gennaio 1994 e non parla. Dopo vent’anni ancora non ha parlato e nessuno gli ha più chiesto niente. Il 5 gennaio a pochi giorni dal vertice atlantico di Bruxelles durissima reazione del Cremlino alla richiesta della Lituania di entrare a far parte della NATO. Il niet di Boris Eltsin (il quel momento l’ubriacone, ai disinformati, poteva sembrare “qualcuno”) lasciava pochi spazzi decisionali all’Occidente. L’odierna Ucraina, docet. Cambia solo lo “zar” di turno.

Il 6 gennaio 1994, il giorno della Befana, Maurizio Broccoletti, dirigente del SISDE, estradato da Montecarlo, dopo essersi dato alla latitanza, sostiene che venivano date (prelevandole dai fondi neri del Servizio) decine di milioni a tale Nicola Mancino (chi si vede!), Giuliano Amato (a che titolo se non che era Ministro dell’Interno beccava queste cifre il dottor Sottile? Ma le beccava? Dopo vent’anni ancora uno non potrebbe metterci la mano sul fuoco, né in un senso né tantomeno nell’altro) e al Capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi.

Quel bugiardone di Maurizio Broccoletti, quando si appropriava del denaro pubblico, in quanto dirigente amministrativo (Broccoletti non ha mai rischiato, per il nostro Paese, non la vita ma, neanche un buffetto affettuoso dal momento che l’unico piombo che, in servizio, aveva conosciuto era quello che definiva il suo culo di piombo, poltrona dopo poltrona) e non agente operativo, aveva una retribuzione di circa 50 milioni di lire di stipendio aumentato dall’indennità di cravatta di circa un altro 30%.

Ma sentiva, ugualmente, l’esigenza di rubare alla collettività.

Ancora oggi, per un funzionario (non un dirigente), con dieci anni di permanenza nel Servizio, il netto non è mai inferiore ai 4000 euro al mese. Così, come vedete cari lettori, cominciamo a soddisfare le migliaia di navigatori che chiedono al web: “Quanto si guadagna nei servizi segreti?”. Sino al 2012, le retribuzioni dei dirigenti DIS, AISI, AISE erano sostanzialmente equiparate allo stipendio percepito dal Capo della Polizia di Stato che, a quella data, era lo scomparso, prematuramente, Antonio Manganelli. Ad esempio,  nel 2011, Manganelli,  aveva percepito 621.000 euro di retribuzione lorda.  All’anno, ovviamente, e non al mese come voi malignamente avete pensato!

Ma non di questo volevo parlarvi. Comunque, torneremo, quanto prima, sull’argomento soprattutto se si pensa che è proprio il generale Mario Mori (quello tanto coinvolto nelle vicende Stato/Mafia) che mette, a suo tempo e a suo modo, mano a questi meccanismi retributivi. Mori, se ben ricordo, più volte, durante la sua direzione, cercò di fare chiarezza sui fondi segreti relativi all’acquisto di informazioni (diciamo così) e su quelli riservati che venivano distribuiti agli oltre diecimila collaboratori a gettone di cui si avvaleva la Repubblica. Con quali risultati penso che siate tutti in grado autonomamente di valutare senza farmi rischiare oltre.

Lasciamo i “servizi” e torniamo al primi giorni del 1994.

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In quelle ore, Emilio Fede (proprio lui!), all’epoca Direttore del TG di Retequattro, accusava Indro Montanelli di aver tradito Silvio Berlusconi per sostenere Mario Segni e invitava (lui sì autorevolissimo!) il direttore del Giornale, a dimettersi. Era sempre il 6 gennaio 1994. Dopo vent’anni ancora sceglierei Mario Segni, il sardo irreprensibile, al posto del sodomizzatore (in senso figurato!) degli italiani e della “maggiorenne” Ruby, all’epoca della discesa in campo del meneghino, ancora non nata. La minorenne era scaltra e si alterava l’età, ad insaputa del Capo del Governo ma, non lo rimuovete, è stata anche intercettata mentre si autodefiniva, “il suo culo”.  Del Premier. Questo, tra l’altro, ci ha dato il ventennio appena ultimato.

Il 7 gennaio 1994 si costituisce, con la solita tecnica avveduta, Luigi Bisignani, in quanto ex responsabile delle Relazioni esterne (istituzionali) del Gruppo Ferruzzi. Dopo vent’anni, ogni tanto, quando è necessario, Luigi Bisignani si accorda, con gli inquirenti, sulle modalità del suo ulteriore arresto.

Il 10 gennaio 1994, Governo e deputati conservatori, sono sotto accusa, a Londra. Tra suicidi, tradimenti, amori omosessuali, il Parlamento inglese sembra essere diventato una telenovela hard. Quando i nostri nullafacenti indicano le virtù dalla Lady di Ferro come esempio ancora oggi da seguire, rimuovono totalmente per cosa erano in realtà noti i conservatori inglesi. L’ultimo scandalo riguardò, in quegli anni, David Ashby, deputato che tradiva la moglie con un amico.

Il 12 gennaio di quel fatidico 1994, si viene a sapere di una inchiesta sulla Casa Bianca per lo scandalo finanziario Whitewater  fallita speculazione edilizia quando i Clinton vivevano in Akansas. Che palle: vent’anni dopo, ci potremmo beccare i Clinton, nuovamente a capo del Mondo. Se non saranno i Clinton potrebbero essere  i Bush. Come dire, Marina Berlusconi, dopo Silvio.

I Carabinieri del ROS, il 14 gennaio 1994, sgominano una banda della ‘ndrangheta calabrese in Lombardia. E qui mi si cominciano a confondere le idee, fino al giramento di testa, con il sospetto di essere vivo o morto.

87 + 60 gli arrestati e tra loro il rapitore e l’uccisore (1975) di Cristiana Mazzotti. Ma non è cronaca di queste ore che gli investigatori hanno trovato, in Lombardia, calabresi in giuramento ‘ndranghetista/pseudomassonico, uniti nel nome di Mazzini, Garibaldi, Lamarmora? Chi c’è culturalmente dietro a questo connubio che non finisce? Come è possibile che, in vent’anni, solo Gratteri, De Magistris, Genchi, Boccassini, Cordova  (mi scuso con tutti i servitori dello Stato che in questo momento dimentico) abbiano cercato di chiarire come funziona la pseudomassoneria’ndranghetista a quelle latitudini?

Anche su questo dettaglio (si fa per dire) torneremo quanto prima, soprattutto alla luce delle elezioni in corso in Calabria.

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La Regione Calabria, mi fa sovvenire un’altra data del 1994: il 19 gennaio, vengono arrestate 32 persone per le tangenti pagate per la costruzione della centrale elettrica di Gioia Tauro. Primo della lista, Franco Viezzoli, presidente dell’ENEL e poi seguito da tutto il vertice dell’azienda. Gioia Tauro, mi sembra di ricordare, sia ancora un problema in questo Paese. Più per il porto che per la centrale elettrica. Più per i binari, ormai arrugginiti (Moretti?) che dovevano, secondo gli intendimenti del PCI dell’epoca (Minniti/Soriero), dare vivacità alle attività degli scarichi di containers previsti per il porto calabrese.

Oggi passano per Gioia Tauro, oltre 3.000.000 di containers. Eppure, in Calabria, si muore di fame ed si esporta, oltre che giovani cittadini disperati, killer, droga e prepotenze di ogni tipo.

Il 23 (che culo/fortuna – prima ancora di nascere – ha avuto quella Ruby!) gennaio 1994, Silvio Berlusconi scende (se non lo avesse fatto non sarebbe potuto diventare il protettore di tante povere ragazze senza arte né parte) in campo, alla guida di Forza Italia e, nel suo primo discorso pubblico, attacca non la criminalità organizzata (la mafia, la ‘ndrangheta già tiranneggiavano da decenni gli italiani) ma… Mariotto Segni. Ditemi che il buon giorno non si vede dal mattino? Il fatto che un tipo, neo politico, per prima cosa, se la prende con una persona ineccepibile come Mario Segni, non doveva essere da interpretare come un dato allarmante? La verità che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Questo dell’essere sorda, ciclicamente, è la responsabilità colpevole della maggioranza del popolo italiano. Matteo Renzi, con le sue mossette mimico-facciali, banalità e provocazioni perché, quanto prima, si faccia a botte nel Paese, mi sembra peggio, molto peggio del suo amico Berlusconi. Il che, è tutto dire.    

Oreste Grani/Leo Rugens