I massoni democratici e progressisti, dopo anni di silenzio, hanno sferrato l’attacco alle logge conservatrici e neoaristocratiche
I massoni democratici e progressisti, eredi di Benjamin Franklin, George Washington, Thomas Jefferson, della scelta storica dell’Uguaglianza, della Libertà, della Fraternità, artefici – tra l’altro – della vittoria contro il nazifascismo, dopo troppi anni di silenzio, hanno sferrato l’attacco alle logge conservatrici e neo-aristocratiche colpevoli, tra l’altro, di aver deciso e realizzato l’eliminazione fisica (negli anni sessanta/settanta) di tutti i leader autorevoli della Fratellanza, democratica e progressista.
Con l’uscita del primo libro della trilogia “Massoni – Società a responsabilità illimitata”, inizia, a mio modestissimo e marginale giudizio, un vero e proprio “sommovimento tellurico” socio/politico/culturale mondiale che metterà in discussione le stesse società civili e le comunità/stato così come le conosciamo o le ritenevamo, fino ad oggi, essere “organizzate” e guidate. In molti pensavamo che sotto, sopra, dietro ci fosse altro da quello che appariva ma, nessuno, prima di Magaldi, aveva sostenuto che Moshé Dayan era complice di Arafat, nel fottere ebrei e palestinesi in lotta sanguinosa permanente da settant’anni. I tre libri (più le appendici) “creati” da Gioele Magalli e da chi sta credendo in lui, quando saranno tutti pubblicati, o verranno smentiti in modo convincente o saranno più incisivi e condizionanti di quanto lo sia stato quel volumetto denominato “Protocolli di Sion“. Il libro ora citato fu, notoriamente, una “misura attiva” inventata di sana pianta da Matvei Golovinski, agente dell’Okhrana zarista, tendente a disinformare l’opinione pubblica mondiale e a creare i presupposti per infiniti stereotipi e luoghi comuni contro gli ebrei. Come tutti sanno, la misura attiva consistente nella grande bufala antisemita, una volta messa in giro, non ci fu verso di “disattivarla” o renderla poco credibile. “I protocolli di Sion”, furono usati, tra l’altro, in modo devastante per dare via e giustificazione all’Olocausto. Questo per dire solo che un libro è un libro e che una volta scritto e immesso in un immaginario ed efficientissimo book-crossing, non si sa dove può andare a finire. E, negli anni venti, non c’era la rete a fare da moltiplicatore esponenziale.
E il volumetto scritto da Golovinski era totalmente destituito di ogni fondamento. Figurarsi cosa può (e dovrebbe) scatenare, il libro di Magaldi. Ed è solo il primo.
Avete idea di cosa stia già succedendo in queste ore, sia nelle librerie che nelle memorie elettroniche dei motori di ricerca? Ogni nome lasciato andare alla deriva della conoscenza e delle legittime curiosità dei cittadini dalle pagine (centinaia oggi e diventeranno migliaia) scritte dall’autore(i), in questo momento, destando la curiosità dei lettori (che già sono moltissimi nei primi giorni di vendita nelle librerie e sotto Natale diventeranno decine di migliaia), sta cambiando la visione delle “cose” così come, fino ad ieri, si pensava che fossero.
Se la sopravvivenza stessa di una società consiste nell’assicurare la trasmissione delle conoscenze e dei valori che essa ritiene essenziali, ci troviamo alla vigilia di una vera e propria rivoluzione. Spesso, inopportunamente, si dice, dopo un avvenimento, che “nulla sarà come prima”. Mai tale affermazione, questa volta, è pertinente. L’educazione, bene o male, è sotto questo profilo, l’insieme degli strumenti che una società adotta per garantire la trasmissione di ciò che ritiene doveroso raccontare ai contemporanei e ai posteri.
Dico che, con questi libri, potremmo trovarci di fronte ad un vero spartiacque destinato a mettere a nudo non solo qualche re ma la Storia stessa dell’Umanità come oggi comunque la studiamo o la riteniamo. Giole Magaldi e i suoi fidati collaboratori affermano che nulla è come appare. L’attacco alla conoscenza così come veniva trasmessa e quindi, implicitamente, alle “logge” conservatrici e neoaristocratiche, è stato sferrato, con grande intelligenza, coraggio e tempismo dai “massoni democratici progressisti” figure che (soppressi brutalmente, negli anni sessanta, i loro maggiori leader di riferimento) sembravano, da decenni, in ritirata o costretti all’angolo dell’oblio. “Angolazione e recupero della memoria”, viceversa, sembrano essere il vero terreno di scontro, abilmente scelto. Noi, certamente, per formazione e simpatia, stiamo dalla parte di Chiarelettere, di Laura Maragnani, del Gruppo editoriale Mauri Spagnol SPA, di Lorenzo Fazio, di Sandro Parenzo, di Guido Roberto Vitale, ed, in particolare, di “tutte le donne libere e di buoni costumi” (le Ipazia alessandrine) che hanno sostenuto la monumentale e lungimirante manovra d’attacco fatta, in sostanza, se abbiamo letto bene, di quella che, da sempre, è la linfa vitale della Storia e cioè l’opportuno armonico equilibrio tra tradizione orale e libri scritti a “chiarelettere”.
Bravo e coraggioso Gioele Magaldi! A prescindere, direbbe Antonio de Curtis in arte Totò.
Oreste Grani/Leo rugens