Come si entra, come si è assunti nei servizi segreti italiani? Inviate un curriculum e, se vi convocano, ricordandovi di chiedere delucidazioni sulla meritocrazia vigente da quelle parti
Consiglio, ai cybernauti sempre più numerosi, di fare questo passo impegnativo (inviare il proprio curriculum) dopo essersi posti alcune domande del tipo: “cosa sono pronto a fare per il mio Paese?”. O cose simili. Non mi riferisco assolutamente a se si è pronti a dare la vita, evento – in teoria – possibile e su cui, comunque, non ci devono essere dubbi relativi alla propria determinazione e disponibilità.
Anche se, sia chiaro, l’evenienza che ciò accada, è rara, molto rara, anzi, rarissima. Porsi quindi, più semplicemente e onestamente, quanto si è pronti a sacrificare della propria vita privata per studiare la materia complessa che è sotto intesa ad una tale elitaria aspirazione e, quanto si è pronti ad offrire, della propria “libertà” quotidiana e di quella in divenire, per addestrarsi – culturalmente – fino a “trasformarsi” in un analista di intelligence che “sappia estrarre dalla realtà ciò che c’è ma non si vede”.
Cioè divenire qualcuno capace di capire cose che gli altri non riescono a intellegere. E, inoltre, saputolo fare, assumere uno stile di vita consono a tale “onore” e opportunità “di servire”. Mi riferisco a quella che in questo sito continuiamo a chiamare “Preferisco di no. Ovvero come formarsi all’aristocratica arte del ritirarsi“.
“Preferisco di no. Ovvero come formarsi all’aristocratica arte del ritirarsi” è l’espressione metaforica che abbiamo coniato per sintetizzare l’incorruttibilità (sostanziale!) di chi aspira ad appartenere al Servizio e, al tempo stesso, la capacità di “saper arretrare tatticamente” di fronte agli ostacoli che sembrano frapporsi al raggiungimento della comprensione delle dinamiche geopolitiche che coinvolgono, a volte minacciandolo, il Paese.
Entrando nel “Servizio” non si deve mai dimenticare che “quota parte” delle sorti della Repubblica e della sua comunità, vi viene affidata dall’Istituzione preposta e che, per questo fine ultimo, uno è pagato bene; sicuramente meglio di molti altri cittadini, meno abili o meno fortunati.
“Quanto si guadagna nei Servizi Segreti?” è, quindi, la domanda ossessiva (solo a noi il quesito – così formulato – è pervenuto 8.826 volte più altre migliaia di accessi con formulazione diversa), a cui, finalmente, possiamo cominciare a rispondere che, si guadagna abbastanza, anzi, molto.
Troppo – aggiungiamo noi – rispetto a cosa alcuni sono chiamati a fare e a come lo fanno.
Troppo poco, viceversa, rispetto al mazzo che altri si fanno e i rischi che corrono. Dalle parti di Leo Rugens, anche per questo ultimo motivo (l’equità retributiva), si pensa che la sicurezza e la saldezza degli intenti dei suoi appartenenti, in qualunque struttura che volesse candidarsi a svolgere il ruolo di “investigazione del possibile” e della difesa degli interessi della collettività, comincia dalla meritocrazia.
Fedeltà all’Italia, sacrifici, motivazione strategica, massima dedizione al servizio devono – prioritariamente – essere alimentati dal fertilizzante del merito. Pena, continuare a fare pena come, troppe volte, negli ultimi venti anni, anche in questo settore “vitale”, abbiamo fatto.
In ultimo ma non ultimo, quando uno che anela ad entrare nell’AISI/AISE, fosse chiamato ad un colloquio selettivo, consigliamo di fare non poche domande – ai reclutatori/selezionatori – su come essi, per primi, considerino la meritocrazia un tutt’uno con la sicurezza.
Inoltre, ci soffermeremmo, non poco, a fare domande per capire se, da quelle parti dove si desidera entrare per amore di Patria o per attrazione fatale, si ritenga o meno (come ben detto da una relatrice – E. B. – durante il Convegno del 23 Marzo 2012, altre volte citato) la tutela ambientale, una questione di sicurezza; l’autonomia energetica, una questione di sicurezza; la gestione pubblica delle risorse idriche, una questione di sicurezza; lo protezione delle reti, fisiche e informatiche, una questione di sicurezza; il controllo diretto dei beni di prima necessità e delle materie prime, naturali o tecnologiche, una questione di sicurezza; una politica dei trasporti e delle comunicazioni “democratica” e secondo una logica di servizio e non di profitto, una questione di sicurezza; un sano rapporto tra finanza ed economia, una questione di sicurezza; la lotta alla corruzione, una questione di sicurezza; il contrasto al lavoro nero, anche nelle forme di contratto atipico, è una questione di sicurezza; la libertà dell’informazione, una questione di sicurezza; un sistema di giustizia giusto, una questione di sicurezza; l’equilibrio tra i poteri, una questione di sicurezza; la cooperazione internazionale, una questione di sicurezza; una politica estera sapiente e strategica, una questione di sicurezza.
Tutte questioni (e molte altre) che interessano l’Intelligenza dello Stato. È doveroso quindi e consigliabile, appurare, se il vostro interlocutore/valutatore/reclutatore/selezionatore, lui per primo, sa di cosa dovrebbe interessarsi l'”intelligence” dello Stato e se il preposto vi vuole, nei “servizi”, per servire la Repubblica italiana o non si sa cosa o chi.Oreste Grani/Leo Rugens
Provate quindi a non chiedere alla rete: “Quanto si guadagna nei servizi segreti?” ma, cominciate a chiedere, “Quali requisiti si devono avere per sperare di essere assunti nell’Intelligence?”. A questo argomento, passo dopo passo, abbiamo dedicato altri ragionamenti, sufficienti a farci posizionare al primi posti nei motori di ricerca del web e, speriamo, ad aver suggerito ai mille e mille curiosi, qualche spunto di riflessione.
“QUANTO SI GUADAGNA NEI SERVIZI SEGRETI?” VI DO UN CONSIGLIO: NON È QUESTA L’ORA DI PROVARE AD ESSERE ASSUNTI. STANNO PER ESSERE MANDATI “TUTTI A CASA”
23/9/2014
Da oggi, chi dovesse accedere a questo post (i lettori, come vi abbiamo detto, sono stati migliaia), oltre agli articoli correlati che in automatico l’algoritmo segnala, troverà altri brani che riteniamo funzionali a farsi dell’ambiente e dell’argomento “servizi segreti” un’idea più articolata. In modo particolare, vi segnaliamo quelli relativi alla Cina e al suo raffinato servizio segreto.
Prima che l’azione energica della Presidentessa della Camera, Laura Boldrini, con l’”operazione trasparenza”, metta la parola fine alla stagione, interminabile, dei mille e mille segreti italiani, provo a dare, uno a diecimila (se basta!), il mio contributo alla ricerca della necessaria Verità. Verità amica della democrazia e della convivenza civile. In attesa della “desecretazione” promessa, di sapere chi uccise e perché fu uccisa Ilaria Alpi, torno su un argomento che mi sta a cuore.
Come ho più volte scritto, non passa giorno che qualcuno digiti nel web legittime richieste tipo: “quanto si guadagna nei servizi segreti? come si entra nei servizi segreti?“. Questi quesiti arrivano, via telematica, anche a Leo Rugens, con “candore” e carichi, si capisce, di oneste aspettative. “Quanto si guadagna nei servizi segreti?“: troppo, rispondo io. Soprattutto se si esaminano i risultati di cui la “Collettività” usufruisce. Ho scritto “collettività” e non “qualcuno”. Lì, è un altro discorso. Anzi, per essere più precisi, si è guadagnato (in passato) troppo e per troppo tempo. Soprattutto, si è guadagnato, raggruppamento per raggruppamento, centro per centro, ufficio per ufficio e, all’interno delle stesse divisioni, in modo sperequato, in una “visione” delle politiche retributive che, come nel resto del Paese, non ha mai (se non per rarissime eccezioni), fatto riferimento alla “meritocrazia” come regola portante della motivazione del personale.
Partiamo dal vertice. Non tutti i direttori del “Servizio”, negli anni, si sono meritati gli stipendi. Stipendi “da sogno”, per cominciare a dare delle risposte ai “candidi” cittadini in cerca di un onesto reddito. Proviamo ad indicarvi dei parametri. In questi giorni sentite ovunque snocciolare cifre che lasciano attoniti sugli appannaggi, ad esempio, del Quirinale. Bene, un Direttore (italiano) di “Agenzia” (sono più di una), guadagna il “doppio” del Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano) che, a sua volta, “costa” e “guadagna”, più del Presidente degli Stati Uniti d’America e della Regina Elisabetta! Se aspirate a divenire analisti di intelligence, coraggiosi operativi “alla 007″ o, meglio, Direttori dei Servizi, armatevi di carta e penna e avrete le prime risposte. Fate un po’ di conti, partendo dalle fonti aperte di cui vi ho fatto cenno. Se non sapete trovare, da soli, quanto guadagna Barak Obama e se non sapete seguire i parametri moltiplicativi che vi ho sopra indicato, passando per il Quirinale con i suoi costi e arrivare così alla stupefacente cifra che guadagna il Direttore dell’Aisi o dell’Aise, non potrete mai fare questo lavoro anche se vi raccomandasse Giulio Andreotti dall’aldilà o, meglio, il pluricondannato Luigi Bisignani ancora in vita. Citiamo altre fonti aperte, mai smentite, per farvi desistere, in questa fase storica drammatica per la Repubblica, da ingenue e vane ricerche di un posto, a qualunque costo. “Ricordo che nell’estate 2009 (non un secolo addietro) mi chiamò un paio di volte il generale Adriano Santini (da non confondere con il generale dei CC, Roberto Santini di cui altre volte vi ho parlato, ndr) ma io non risposi. Dopo l’estate incontrai l’onorevole Italo Bocchino (minchia!) che mi chiese di incontrare il Santini. (Aiuto, che paese è, un paese dove, una “mezza sega” come “Bocchino” viene sollecitato perché un generale quale dovrebbe essere stato Adriano Santini incontri un pregiudicato che fa il “difficile”?). Lo vidi a colazione e parlammo in modo cordiale delle possibilità di sviluppo della sua carriera; in quel contesto lui mi chiese “una mano” per la sua carriera e mi chiese di parlare bene di lui con Letta“. Letta Gianni non, Enrico. Il Letta Gianni era, nell’era berlusconiana, plenipotenziario (sottosegretario con delega) in materia di intelligence e, tanto per parlare di requisiti e meriti, come è ovvio, non sapeva e non sa parlare l’inglese. Ma che serve saper parlare l’inglese quando si vuole e si deve operare a contatto con israeliani, inglesi, russi, americani? Basta essere fluenti in arabo o swahili. “Pezzi forti” del colto “profumiere” cattolicissimo, Gianni Letta.
Torniamo a come si fa a “entrare” e poi “far carriera”, guadagnando un sacco di soldi, nei “servizi”. Non è un mistero che Letta (Gianni) e Bisignani siano legati da una antichissima e solida amicizia. Se il Direttore dell’Aise, Generale Adriano Santini si rivolgeva a Luigi Bisignani per essere valorizzato, come può un fedele e qualificato servitore dello Stato quale è stato Luigi Stagno pretendere che la meritocrazia faccia “livella” nei Servizi? Solo perché si chiama Luigi, come Luigi Bisignani? Ma qui si pretende l’impossibile: si chiede di essere apprezzati, nella P.A., senza essersi rivolti, opportunamente presentati da un “Bocchino” di turno, a sua Altezza Imperiale, il sussurratore Luigi Bisignani!
Quello che segue è lo stralcio di un colloquio, realmente accaduto, appunto tra il funzionario dell’Aise Luigi Stagno e il cultore della materia “intelligence”, Piero Messina. Colloquio e affermazioni mai smentite, dopo che sono state rese pubbliche, in nessuna sede formale, o contestate dai “superiori” allo Stagno stesso: “Devi avere presente il quadro di insieme, perché tutto quello che accade (di negativo, dice Leo Rugens)all’interno del nostro mondo non è mai casuale. I licenziamenti, le assunzioni per chiamata diretta, ma anche e, soprattutto, le promozioni e i “soldi”. Tutto si tiene insieme“. Nell’impiccio e nell’imbroglio, aggiungo io. Perché, disoccupati e curiosi frequentatori del web, questo giusto approccio metodologico e concettuale (“tutto si tiene insieme“), da troppi anni, non è, mai, messo in atto, nelle necessarie analisi, per ottemperare ai compiti di servizio. Nei “servizi”, sono tutti geniali perché “nulla sfugga”, quando si tratta di individuare e analizzare i chi, i come, i dove, i quando, i perché funzionali a farsi i “cazzi propri” e “carriera”. Quindi, curiosi e ambiziosi lettori, voi volete entrare a far parte, per “concorso”, come la legge ormai vi consente, di un organismo dove dice, sempre Luigi Stagno “… è la politica a scegliere gli uomini che devono far parte di questo mondo, ed è la politica che decide quali siano le priorità operative (avete letto bene, ingenui ed entusiasti candidati), quel che dobbiamo fare e le materie che non si devono trattare“. La politica non mi sembra goda di una buona salute di questi tempi e, vista l’aria che tira, se fossi in voi, aspetterei gli effetti, anche e soprattutto in questo settore strategico dello Stato, dell’imminente “grande cambiamento“. Avete letto bene: prima del “grande (imminente) cambiamento”, io sconsiglio, anche se foste super raccomandati (da un politico!), di accedere ai “servizi”. Provate a riflettere, oltre che sul solito stereotipo del “Titanic” e la classe dirigente politica italiana che continua a ballare, su questo ulteriore modesto contributo di vita vissuta: “Questo è il mio curriculum – dice Giuseppe Cassetti, funzionario della DIGOS – e nessuno potrebbe contestarmi una sola virgola“. Da Palermo a Potenza, da Napoli a Bari, Cassetti ha lavorato su tutti i temi dell’emergenze nazionali: mafia, eversione interna ed internazionale. Pieno di encomi e ottime valutazioni dei superiori. “Per tre volte ho fatto richiesta di entrare prima al Sisde e ora all’Aisi ma sono sempre stato scavalcato da qualcun altro. Mi è stato detto chiaramente che il mio curriculum è perfetto. Ma che qualcuno (politico) dovrebbe perorare la mia causa“. Mai smentito, anche Cassetti. Per ora, fermiamoci qui. È in questo “ambiente”, dove la “meritocrazia”, teorizzata da Roger Abravanel, non è tenuta in nessuna considerazione che volete “buttarvi”, cercando soddisfazioni e legittimo denaro? È l’ora, viceversa, della massima prudenza, prima di trovarsi, paradossalmente, senza colpe, dalla “parte sbagliata“.
Leo Rugens
QUANTO SI GUADAGNA NEI SERVIZI SEGRETI? STIPENDIO FUNZIONARIO SERVIZI SEGRETI? COME SI ENTRA NEI SERVIZI SEGRETI?
Sempre più spesso, in questo blog, rimane traccia di frequentatori del cyberspazio che vogliono sapere “come si entra nei Servizi segreti”, “quanto si guadagna nei Servizi segreti” e così via.
Devono essere le continue notizie stampa di furbacchioni che, spacciandosi per patrioti, si insinuano, opportunamente raccomandati, nelle Agenzie preposte alla sicurezza dello Stato. Molti lo fanno per arrotondare lo stipendio. Alcune risposte a queste legittime domande, i curiosi le troveranno nel mio articolo “37°/LA CALUNNIA – I SERVIZI SEGRETI E L’INDENNITÀ DI CRAVATTA“. Un esempio di ciò che penso sia necessario predisporre per reclutare, selezionare e formare operatori di Intelligence, è scritto nel ragionamento che segue.
Oreste Grani
GLOBALIST …TITOLA: “GUERRA TRA SPIE: IN ARRIVO LO SNOWDEN ITALIANO.” AGGIUNGIAMO NOI: USCIAMO DA QUESTE LOGICHE O SMOBILITIAMO L’AISE/AISI.
Quasi un anno addietro (come passa veloce il tempo per gli uomini della mia età), il 13 ottobre 2013, scrivevo il post (SIAMO INDEBITATI FINO AL COLLO: OVVERO COME, MILIARDO DOPO MILIARDO, L’ITALIA HA PERSO LA SOVRANITÀ NAZIONALE PER COLPA DI TROPPI “BIDET A CONCA E A TRE FORI”) che oggi rumori provenienti dal solito mondo che metto al centro dei miei interessi (la Strategia di Sicurezza Nazionale e le istituzioni preposte a coniugarla AISI/AISE) mi spingono a ripubblicare. Sembra incredibile ma, da dentro ai “servizi”, ancora una volta (forse e la centesima!), qualcuno, amareggiato, incazzato, deluso, frustato dall’assenza di regole meritocratiche, porta fuori “fascicoli” e decide di far tremare il vertice di turno delle Agenzie. Vertici di turno mal visti per le legittime (si fa per dire!) invidie o per degli oggettivi comportamenti anti istituzionali. Le accuse implicite nelle rivelazioni che potrebbero essere fatte, nei prossimi tempi, a quanto si dice, potrebbero essere gravissime (immagino che sia così o dovremmo pensare che si tratta di “fuffa” perché è “fuffa” che le nostre agenzie trattano e producono) attinenti a materia e comportamenti oggettivamente antinazionali vista la delicatezza degli incarichi ricoperti e le finalità degli organismi in discussione.
Sentire mormorare che, ancora oggi, siamo fermi a Malpiga, a Broccoletti, a Finocchi, a Salabè, a quella realtà che direttori (ad esempio, Mario Mori, oggi tanto discusso) subentrati nella scomoda posizione di Capo del Sisde (oggi AISI) (ma perché, allora, tutti ci vogliono arrivare?) definirono attività spazzatura, mi conferma che quando ho indirizzato i miei interessi verso questo settore come quello senza il risanamento del quale la Repubblica sarebbe stata destinata a decedere, non mi ero sbagliato. Altro che la regolamentazione delle “garanzie funzionali” vale a dire gli strumenti operativi che consentono di svolgere le attività informative (in buona sostanza si tratta della possibità di poter commettere reati nel caso in cui questa prassi venga giudicata necessaria allo svolgimento delle finalità istituzionali dell’intelligence), qui si intuisce o meglio si coglie nella realtà ciò che c’è ma non si vede, che gli anonimi, quando vogliono rendere edotta l’autorità competente o l’opinione pubblica, vogliono segnalare comportamenti che nulla hanno a che vedere con l’interesse superiore della Nazione e su quanto è opportuno fare sia pur autorizzati dal Presidente del Consiglio di turno. Vedremo di che cosa si tratta perché se, come è accaduto in passato, siamo di fronte a “bidé” a tre schizzi d’acqua, allora l’anonimo incazzato di turno potrebbe avere ragione a sottrarre fascicoli e a sputtanare chi di dovere. In questo caso, il Capo del Governo, si troverebbe in un bel pasticcio perché ci sembra arduo selezionare gente seria nel Paese dei manigoldi e dei pressapochisti despecializzati nella complessa materia di cui stiamo ragionando. È accaduto altre volte (troppo spesso) che ai vertici del Servizio sono stati messi inesperti assoluti della materia, personaggi che subito insediamento sono divenute facili prede di vari “furbacchioni”, spesso figuri al servizio di paesi terzi, gente pronta a penetrare, con facilità, le nostre strutture guidate dai dilettanti allo sbaraglio di cui sopra. Gente scelta solo perché pronta ad appendere l’asino dove il padrone (il politico di riferimento) avesse voluto.
Abbiamo affidato per anni la Strategia di Sicurezza Nazionale (cioè l’anima stessa e l’identità del possibile Paese) a personalità fragili in quanto preparazione specifica ma determinatissime a guadagnare un fottìo di soldi approfittando della sostanziale impunità che la carica comportava e, forse, a detta di alcuni anonimi, ancora comporta. Si percepisce (questo per rispondere concretamente a quelli che in migliaia ci chiedono “Quanto si guadagna nei servizi segreti?“) uno stipendio da capogiro che, per la cerchia dei primi dirigenti dell’AISE/AISI, con l’indennità straordinarie che ti accompagnano, prima e dopo la pensione, si sostanzia in retribuzioni lorde che passano, sistematicamente, i 400.000 euro l’anno e che, per il vertice (il Direttore) superano i 600.000 euro. Tranquilli, parliamo di lordo. Compresa una indennità di rischio/vita per la carica che ricopri che ti accompagna, però, proiettata sulla pensione, tutta la vita. Anche dopo la tua morte. Questa maggiorazione era fino a qualche tempo addietro reversibile per la vedova. Non sono aggiornato ad oggi.
Tutto questo mentre lo stesso Generale Mario Mori che ora è chiamato a rispondere di “farfalle”, nel novembre del 2005 dichiara in una audizione davanti alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta per la morte dell’intelligente e coraggiosa giornalista Ilaria Alpi:” Quando vi sono arrivato, il SISDE forniva un determinato numero di informative agli enti che avevano titolo a riceverle; ad un certo punto, mi è stato contestato che avevo ridotto di molto il numero di informative che mandavamo in giro e io dissi che le avrei ridotte ulteriormente avendo una certa idea al riguardo. Sono stato fruitore per tanti anni delle notizie del Sisde e del Sismi (oggi AISI/AISE ndr) e le confesso, onorevole, che molte le buttavo nel tritacarte.”
A questi biscottini da the aggiungerei una delle poche cose serie (vere) che Massimo D’Alema abbia mai detto nella sua lunga carriera di politico “nulla facente” per il nostro Paese: “In Italia, al 2010 (mi scuso ma non esistono dati più aggiornati! ndr), ci sono 108 (centotto) archivi dei servizi segreti i cui documenti sono inaccessibili. Sono infatti ancora nei depositi delle sedi dei servizi su tutto il territorio nazionale. In molti casi ancora (era il 2010, lo ripeto. ndr) deve partire la selezione delle carte e la trasmissione di quei faldoni al DIS .
Torniamo alla fuga di notizie “calunniose” di cui, in questi giorni, si vocifera.
globalist syndication, lunedì 29 settembre 2014, ore 16:57 pubblica: “Guerra tra spie: in arrivo lo Snowden italiano“……
Sotto il post, una scritta: 42.713 mi piace. Che non sono pochi per cominciare a porsi il problema di come fare a disinnescare l’ordigno a tempo che qualcuno (rischiando grosso!) ha innescato. Comunque, la misura attiva tendente a destabilizzare ulteriormente i nostri residui servizi segreti, è stata depositata nella rete e, difficilmente, potrà essere contrastata da chi ritenesse opportuno per il Paese o necessario, per se, farlo. Evidentemente, come sempre, in questo campo, il “gioco” doveva valere la candela. Bisogna vedere, però, se questa volta siamo in presenza del “Grande Gioco” o della solita questione della volpe e l’uva. Qualcuno, comunque, in questa guerra per bande sta, implicitamente, ponendo un problema di assoluta serietà: chi detiene (e con quali criteri lo faccia), gli archivi da cui dovrebbe provenire il fango pronto a essere lanciato?
La gestione degli archivi dell’Intelligence è, come spero sia chiaro a tutti, uno dei temi più strettamente correlato al concetto stesso di segreto di Stato. Se gli archivi sono più di cento e “vivacchiano” senza un’assoluta garanzia di gestione “intelligente”, votata al bene della collettività, capite di fronte a quale dilemma ci troviamo: o si definisce cosa sia oggi, con la massima priorità, il concetto di segreto (non la stronzata delle classificazioni obsolete: riservato, riservatissimo, segreto, segretissimo) o, è meglio risparmiare tutti i soldi degli “stipendifici” che continuiamo a chiamare “servizi segreti”. E non sono pochi! Gli organici, che stanno in parte riducendosi, sono, comunque, di oltre 4000 persone. Più un sacco di altra gente dentro gli organismi tradizionali militari che sembrano, ad oggi, ancora svolgere funzione di analisi o di difesa degli interessi della Nazione.
Da oggi, seguiremo, con la massima attenzione, le tracce elettroniche dell’anonimo che chiama, in tono di sfida, il Generale Alberto Manenti, “capitano”. Anche perché, la necessaria Strategia di Sicurezza Nazionale non può essere relegata a queste faide. Se sono faide, sarebbe cosa gravissima. Se non fossero faide ma un ulteriore tentativo di destabilizzarci come Paese, sarebbe ancora peggio.
Oreste Grani/Leo Rugens che, ancor più di altre volte, oggi, rischia la faccia e non solo quella. Sono tentato, infatti, di firmarmi: Orestino Granetto
LA CINA SILENTE SI ESPANDE APPROFITTANDO DELLA NECESSARIA ATTENZIONE CHE GLI OCCIDENTALI DEVONO ALL’ISIS CHE AVANZA A SPRON BATTUTO.
Come siamo usi fare ci avviciniamo agli argomenti che ci stanno a cuore, lentamente, “a cerchi concentrici”, come di noi e del nostro metodo (apprezzandolo), era solito dire il gen. Roberto Santini, già vice comandante dell’Arma dei Carabinieri. Anche questa volta, pubblicando il post “I CINESI, APPARENTEMENTE INDIFFERENTI A QUANDO SI AGITA NEL MONDO, CONTINUANO AD ARRIVARE, IN EUROPA E NEL MEDITERRANEO“, l’abbiamo presa alla larga per porci il problema di cosa stiano facendo le donne e gli uomini dei servizi segreti cinesi (che abbiamo definito …. nel post “Il più grande servizio segreto del XXI secolo?“), in frangenti tanto convulsi per il resto del Mondo. Silenti come non mai, le donne e gli uomini raffinati d’oriente, osservano l’Occidente ingaggiato dai califfi in uno scontro mortale. Presenti da decenni in Africa e in Europa (a Berna e Parigi dagli anni sessanta), radicati in USA molto di più e con abilità di mimetismo maggiori del vecchio KGB, vorrei che i pochi ma attenti lettori, per avvicinarsi alla questione posta di cosa stiano facendo i cinesi mentre il mondo deve pensare all’ISIS, tenessero presente che, ad esempio, al centro dell’organigramma che abbiamo più volte pubblicato per provare ad aiutarvi a capire le complessità del mondo del “dragone”, c’è il Ministero del Commercio, in strettissima e verticale catena di comando con ….su fino al Comitato Centrale del Partito Comunista. Quegli organigrammi li abbiamo postati sin dal 18 ottobre 2012, non tanto per sfoggiare la conoscenza di nomi (molti, ormai, sono obsoleti) ma proprio, ad esempio come nel caso appena segnalato (il Ministero del Commercio pari grado e in relazione stretta con i “servizi”) per svelare la cultura sotto intesa e il nesso “certo” tra ogni attività commerciale che vedete fiorire nelle vostre città o in giro per il mondo, e il Potere Politico riconducibile all’intelligence cinese. È raro il caso contrario e cioè che una “famiglia” cinese non risponda a meccanismi di potere che, filo invisibile per filo invisibile, la tiene legata alla madre Patria. E, in Cina, la “famiglia” è tutto.
Torniamo quindi a quella centralità nel disegno dell’Organigramma che vede il Ministero del Commercio agire con pari dignità con le strutture più segrete del resto della nomenclatura e dell’apparato del Partito. Il resto sono chiacchiere: ogni acquisto di immobile da parte di un cinese, ovunque nel mondo (e quindi anche in Italia) non corrisponde solo ad un buon affare o alla soddisfazione di una esigenza abitativa di appartenenti alla loro comunità ma ha implicita la possibilità che quel luogo diventi un avamposto della lenta, progressiva, ad oggi non arrestabile, conquista demografica del mondo da parte loro. Espansione demografica e, viste le caratteristiche della loro economia, anche finanziaria. Poi potrebbe venire quella militare, solo se fosse necessaria. La Cina si arma con tutte le armi possibili: demografia; cultura della sprovincializzazione attraverso vere e proprie ondate di milioni di propri cittadini che assumono il ruolo consapevole del turista felice di andare per il mondo a conoscere gli altri da se; penetrazione del mondo grazie all’Ubiquità che solo la rete telematica può fornire e di cui ormai i cinesi sono maestri di frequentazione e di eventuali necessari sabotaggi; prostituzione a basso prezzo; droga; liquidità finanziaria a sostegno dei nostri imprenditori esausti. Il tutto in un arcipelago caledoscopico che sembra non avere sinergie ma che invece grazie al coordinamento delle decine di migliaia (avete letto bene!) di donne e di uomini che lavorano negli uffici che sono sotto intesi a quegli organigrammi ha, ormai, una sua identità capace di perseguire la missione di conquistare il Mondo.
A Natale del 2012, i nostri servizi, stimolati da episodi (di business) che si intensificavano e che venivano sempre più frequentemente segnalati dalla stampa economica, lanciarono un segnale di cui oggi vi riportiamo quanto, all’epoca, scrivemmo “Shopping cinese in Italia: rischi e opportunità“. Successivamente a quelle segnalazioni e a quegli allarmi, dopo la parentesi di un altro capolavoro (Enrico Letta, un cognome un a garanzia), a guidare il Governo viene chiamato un boy scout (Matteo Renzi) che, in politica estera, viene consigliato – pedissequamente – da un personaggio quale è Giancarlo Elia Valorinotoriamente legato proprio a quegli ambienti (intelligenti, raffinati, pericolossissimi) riconducibili agli “organigrammi del potere cinese” di cui ho parlato fino ad ora. Aspettiamo, come al solito, smentite sulle frequentazioni, in quegli stessi uffici, del nostro campione nazionale di mangiamento, pro die, di teste d’aglio. Anche questa dell’aglio deve essere un saggio consiglio di farmacopea cinese!
Che speranze ha un Paese se Pinocchio è sempre costretto a fare ciò che ritengono giusto il Gatto e la Volpe? Decidete voi chi sia, tra Valori e Ledeen, il Gatto e chi la Volpe.
La Cina, ISIS o non ISIS, si fa sempre più vicina. E con lei quei gruppi di investitori o manovratori del denaro immateriale quali la tedesca Allianz, che partecipa, in quota rilevante, ad un gruppo di azionisti “stranieri” che hanno potuto acquistare (sono stati autorizzati) partecipazioni in banche cinesi quali la Industrial and Commercial Bank of China: Allianz più American Express posseggono titoli per 37.800 milioni di dollari della banca citata. Per capire la dimensione dell’intreccio che lega i tedeschi e gli americani (Allianz più American Express) con i cinesi, basterebbe considerare che colossi quali la UBS svizzera, si sono dovuti “accontentare” di acquisti per 500 milioni di dollari in azioni di Bank of China.
La Bnp Paribas ha potuto comprare azioni per soli 79 milioni di dollari della Tianjing City Commercial Bank. Saliamo a 3.000 milioni intercorrenti tra la Bank of America e la China Construction Bank ma perché, nuovamente, si tratta di capitali USA. Almeno, formalmente. Potrei continuare a lungo ma non siamo interessati a questo elenco di legami ma ad evidenziare la sperequazione tra qualunque altro gruppo di qualunque parte del mondo e quanto è consentito/auspicato tra l’American Express e gli interessi cinesi: 37.800 milioni di dollari! Spero di sbagliarmi. Vai a capire quindi chi è padrone di chi e chi comanda in casa d’altri. Soprattutto vai a capire quanto tortuoso e immateriale (per quali mani passa e a quali acquisti serve?) diviene il percorso del denaro quando viene trattato in Cina sotto forma di interessi di gruppi tipo Allianz o American Express e poi, nel gran calcolo e nel dedalo degli impulsi elettronici relativi a bonifici e carte di credito, che strada prenda quello che non è lecito fare a Trani ma permesso a Shanghai o, viceversa?
Sappiamo che il denaro non può essere ingabbiato e che, per sua definizione, è volatile e vuole essere libero, come un uccello. Bisognerebbe saper seguire gli impulsi elettronici che il “volatile” rilascia fino a quando non spuntano, sotto forma di soldi veri, in “contanti”, in mano ad una/o commerciante cinese del Quartiere Tuscolano. Centomila euro, ad esempio. Vai a sapere quale rapporto lega le donne e gli uomini che guidano i Servizi di Sicurezza Cinesi (quelli descritti negli organigrammi che pubblichiamo), il Ministero del Commercio Cinese, le banche cinesi, le varie American Express americane e le commercianti cinesi che si possono permettere di affittare 1300 metri quadrati (C3), limitrofi alla commercialissima via Tuscolana, a Roma mandando in malora sogni e legittime aspettative di lavoro di tanti onesti italiani.
Oreste Grani/Leo Rugens che ci mette la faccia e, quando fa affermazioni di questa natura, non solo quella.