Il treno 904 e la Strategia di Sicurezza Nazionale. Ovvero come sarebbe stato meglio che qualcuno avesse fermato il dito twittante di Maurizio Lupi

Il 28 aprile 2014 pubblicavamo il post:

RINO FORMICA DETTO “IL MATTO” – A PROPOSITO DI ARCHIVI DA APRIRE: LA STRAGE DEL TRENO 904 E LA POLITICA ESTERA ITALIANA

Race between an express train and an airship, 1911

Il 23 dicembre 1984, intorno alle diciannove, una carrozza del treno “rapido” 904, mentre attraversava la galleria di San Benedetto Val di Sambro, saltò in aria e nell’esplosione rimasero uccisi 17 italiani e orribilmente feriti, altri 267.

Nel Partito socialista, non tutti erano ladri o servi del potere “gelliano”. In particolare modo, il più volte ministro Rino Formica, a pochi giorni dalla strage, confermando la “buona  fama” di essere un “diverso”, un matto (cioè un uomo libero), capace di dire atroci verità (Formica è l’autore dell’espressione che riassumeva la politica in “un impasto di sangue e merda”) disse che, con la strage di Natale, l’Italia era stata avvertita con il sangue.

“Ci hanno mandato a dire che l’Italia deve stare al suo posto sulla scena internazionale. Un posto di comparsa, di aiutante. Ci hanno fatto sapere, con il sangue, che il nostro paese non può pensare di muoversi da solo nel Mediterraneo (sempre la stessa storia! ndr). Ci hanno ricordato che siamo e dobbiamo restare subalterni”. E qui veniamo alle dolenti note: queste affermazioni erano vere all’epoca, verissime  durante i grandi rivolgimenti recenti in Africa (ancora in essere) e, temiamo, se non si opera con determinazione un cambiamento, anche nel futuro prossimo.

“Noi non abbiamo un sistema di sicurezza nazionale capace di opporsi a questi avvenimenti“, continuò Rino Formica. “I nostri servizi di sicurezza sono inefficienti perché così li hanno voluti gli accordi internazionali. Non difendono l’Italia perché non debbono difenderla. I nostri “servizi segreti” sono funzionali alla nostra condizione di inferiorità”. Il “matto”, come lo chiamavano – rispettosamente –, dentro e fuori il PSI, così parlando, avrebbe dovuto scuotere “chiunque”. Ma non la classe dirigente italiana.

formica rino

Rino Formica, non era un carneade: era membro della Commissione P2 e, soprattutto, componente del Comitato di controllo sui Servizi Segreti. A seguito di queste affermazioni, ci furono riunioni (apparentemente) tempestose: Craxi era Presidente del Consiglio; il suo Vice era Arnaldo Forlani; Ministro degli Esteri, Giulio Andreotti (il referente politico dell’Anello) e grande estimatore di Licio Gelli. L’unico che si incazzò con Formica, fu Giovanni Spadolini, segretario del PRI, che, da giornalista/storico prestato alla politica, gli fece una sfuriata da “atlantista” offeso. Durante questa riunione drammatica era presente, in veste non minore (era Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), lo  scaltro Giuliano Amato che, udite-udite, se la squagliò (uscì dalla stanza) pur di non sentire, vedere, dire nulla in una materia tanto delicata.

Tutti morti (in senso “politico”) tranne lui che ancora aspira a fare il Presidente della Repubblica. Le frasi di Formica (non di un “matto” come Leo Rugens) descrivevano un Paese senza Strategia di Sicurezza Nazionale. Così era e così è.

Senza un cambio culturale, possibile solo innescando una vera e propria rivoluzione nel settore dell’Intelligence e della ricerca di una strategia geo politica, le “prepotenze” di paesi terzi, sono dietro l’angolo. O “asciutte” o “bagnate” che dir si voglia.

Oreste Grani

Discorsi difficili per l’attuale ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi abituato alle semplificazioni efficentistiche/affaristiche che si attuano in Comunione e Liberazione. Lupi è lo stesso lupacchiotto che, grazie all’assenza totale di cultura della complessità, da vero macho della politica, voleva, il 12 dicembre scorso, giorno dello sciopero generale, precettare i ferrovieri. Anche mio nonno Oreste, ferroviere beneventano antifascista, si sarebbe rivoltato nella tomba. Viceversa, Lupi è sempre al suo posto.

Comunque, sia pur anziano, Rino formica è ancora vivo per spiegare al cretinetto di turno cosa c’era, trent’anni fa, dietro alla strage del treno 904 e cosa si muove – invece – intorno agli appalti della TAV, oggi. Le scritte incriminate si riferiscono al malaffare che gli antagonisti/anarcoinsurrezionalisti” ipotizzano si muova intorno ai cantieri (vedi arresto della signora Maria Rita Lorenzetti ex presidente della Regione Umbria, sempre a cena e fotografata spesso in luoghi pubblici con Mauro Moretti già Presidente delle Ferrovie). Questo di farsi fotografare a cena e nei convegni – vicini/vicini – e poi di far finta di non sapere nulla delle attività dell’altro, non è, evidentemente, solo un limite di Buzzi, Poletti, Alemanno e compagnia cantando.

Che fine ha fatto Maria Rita Lorenzetti? Riteniamo che il cittadino Gianfranco Chiarello abbia ragione

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Gli incendi e i danneggiamenti sono atti gravissimi e come tali andranno perseguiti. Al pari del rogo di Viareggio che certamente i morti innocenti di quella notte non si meritavano. Rimaniamo in fiduciosa attesa di esemplari punizioni per gli uni e per gli altri. Se rimane un po’ di tempo e di volontà di fare chiarezza su chi fa che cosa di devastante il tessuto produttivo del Paese, non sarebbe male che si andasse a sentenza, sollecitamente, per la corruzione che si muoveva intorno ai Cantieri TAV in Toscana. Prima che vada tutto in “cavalleria”, grazie alla prescrizione. Così, tra l’altro e in modo sinergico, si combatte il “sabotaggio” e l’antagonismo degli insurrezionalisti.

Oreste Grani/Leo Rugens nipote di nonno Oreste, ferroviere.