È così difficile smentirci sul bene ecclesiale di Via Veneto 13 Roma, adiacente alla Chiesa dei Cappuccini, che noi riteniamo inopportunamente occupato da una Sala per Slot Machines?
“Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.” Questo è quanto sostiene la saggezza popolare. Consigliati da tale saggezza, dobbiamo arrenderci e quindi consentire di non rispondere “a chi non vuol sentire”? O, piuttosto, è arrivato il tempo di prendere il “randello francescano” (i Frati cappuccini sono, sostanzialmente, della Famiglia Francescana) e, a bastonate, obbligare il finto sordo a dare risposte e ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni? La pagina che segue (autentica!) è scaricata da Google: le indicazioni, come si vede, insistono su 2.790.000 risultati di ricerca ottenuti in 0.62 secondi e colloca le nostre asserzioni, in prima pagina, al 4°/5°/6° posto e, il tutto, lo fa ad una velocità quasi “divina”.
Ormai siamo stati (come si vede) classificati e catalogati da un motore di ricerca (Google è primo nel Mondo) per cui riteniamo rimanga più difficile rimuovere quanto, da anni, andiamo dicendo e, coerentemente, chiedendo: quello che ospita la Sala Slot, a Via Veneto 13, è un bene immobiliare riconducibile alla Chiesa di Papa Francesco? Possiamo sapere a chi vanno i soldi dell’affitto che i gestori del “Casinò” pagano? Oppure, se la società che gestisce il “Casinò” si è comprata, legittimamente, il bene, in questo caso, possiamo sapere chi ha convinto il Priore a vendere? Sì, no. Punto. Un’altra possibilità non è prevista. O abbiamo ragione noi, o torto. Se fosse così, sin da ora, ci scusiamo.
Oreste Grani/Leo Rugens