Onore alla piccola donna Ayala Shapira, cittadina israeliana, atrocemente sacrificata al dio dell’Odio.
Un’adolescente israeliana (11 anni!), con la poca spesa che serve per confezionare una “bottiglia molotov” è stata data alle fiamme, in quei luoghi e in quelle ore che avrebbero dovuto ricordare la nascita di Gesù”. Lei e suo padre. Sembra che sia ancora viva, ma sangue chiamerà sangue. Quale omaggio a questa ennesima vittima innocente, pubblico (anche se ritengo che in molti la conosciate), “Lettera a un amico antisionista”, scritta, negli anni ’60, dal fratello massone (lui sì!), Martin Luther King.
Meditate gente sulle atrocità in corso e sul perché alcuni non ammettono che altri operino per la Pace, la Fratellanza, l’Uguaglianza, la Fraternità fino a decidere, pur di fermarli, di assassinarli. Come fu (uno fra tanti) per Martin Luther King. Come è oggi per migliaia di bambini innocenti.
Oreste Grani/Leo Rugens
Lettera a un amico antisionista
Pace per Israele significa sicurezza, e dobbiamo con tutti i nostri mezzi proteggere il suo diritto a esistere. Israele è uno degli importanti avamposti della democrazia nel mondo, è un meraviglioso esempio di come una terra arida può essere trasformata in un’oasi di fratellanza e di democrazia. Pace per Israele significa sicurezza, e la sicurezza deve essere reale. […]
Se ritieni che il popolo ebraico meriti di avere uno Stato indipendente allora sei un sionista. È così facile. Sionismo non è una parolaccia. Si tratta di un credo che rafforza il diritto legittimo del popolo ebraico all’autodeterminazione.
Non devi essere un ebreo per essere un sionista, allo stesso modo non è necessario essere una donna per essere una femminista, o una persona di colore per credere nella parità di diritti dei neri. […]
Cos’è invece l’antisionismo? È il negare al popolo ebraico quel diritto fondamentale che giustamente oggi riconosciamo ai popoli dell’Africa e che siamo pronti a concedere a tutte le altre nazioni del mondo. Si tratta, amici miei, di discriminazione contro gli ebrei, a causa della loro ebraicità. Si tratta cioè di antisemitismo. L’antisemita gode di ogni opportunità che gli consente di esprimere il suo pregiudizio. Al giorno d’oggi (erano gli anni ’60 ndr.) però, in Occidente, proclamare che si odiano gli ebrei è diventato molto impopolare. Di conseguenza, l’antisemita deve costantemente inventare nuove forme e nuove sedi per il suo veleno. Deve camuffarsi. E allora non dice più di odiare gli ebrei, ma solo di «essere antisionista».
Martin Luther King