Perché non è opportuno fidarsi dei tedeschi

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Invece di rappresaglia come la chiameranno questa volta? Oggi 13 luglio 2015.

Stoccolma, 1° luglio 1978. Cinquantadue giorni dopo la soppressione di Aldo Moro. Un signore distinto sulla cinquantina, abito scuro occhiali da sole.  Al suo fianco una donna, almeno dieci anni più giovane di lui, giacca chiara e pantaloni scuri. i due passeggiano per le stradine alberate di un sobborgo e non si accorgono di nulla. Un teleobiettivo li immortala mentre a piedi si dirigono all’ambasciata della Germania Est, una villetta poco fuori la capitale. Il fotografo, appostato all’interno di una station wagon in sosta,è un agente del controspionaggio svedese, la Sapo. La coppia è arrivata via Helsinki da Berlino Est, al controllo doganale l’uomo ha mostrato un passaporto diplomatico della DDR a nome Dr. Kurt Wernet. La loro eleganza e quel titolo accademico hanno suscitato la curiosità degli organi di sicurezza locali, che vorrebbero sapere di chi si tratta veramente. E non sono gli unici. Poco più di sei mesi dopo, il 18 gennaio 1979, il tenente colonnello della STASI Werner Stiller fugge all’Ovest portando con sé 20.000 documenti riservati in microfilm, trafugati nell’armadio del suo direttore. I servizi di Bonn lo trasferiscono immediatamente a Colonia. Negli uffici della centrale dell’Agenzia Federale per la Difesa dell’Ordine Pubblico, Stiller non solo consegna al nemico il materiale che ha con sé, ma rivela anche i nomi di diverse decine di spie e informatori della DDR attivi sul territorio della Germania Ovest e dell’Austria, tutti professori universitari, ingegneri, fisici, informatici ed esperti nucleari con una doppia vita e una doppia identità.  Il presidente dell’Agenzia Heribert Hellenbroich ne ordina immediatamente l’arresto. Oltre una di loro finiscono in manette, gli altri, circa quaranta, avvertiti in tempo dalla centrale di Berlino Est, riescono a sfuggire alla retata della polizia oltrepassando il confine e ritirandosi in Germania Est. Arresti vengono effettuati anche in Francia e negli Stati Uniti. Con il contributo di Stiller i servizi tedesco-occidentali e la CIA possono farsi un’idea più precisa della struttura segreta e dei metodi di lavoro di spionaggio oltrecortina della DDR.

Berlin, Demonstration; Rede Markus Wolf

Le imponenti e impensate (ecco un primo motivo per non fidarsi dei tedeschi, ancora oggi, tempi relativamente vicini a quegli avvenimenti) dimensioni dell’infiltrazione della società tedesco-occidentale, in particolare del sistema economico e della ricerca scientifica, da parte del regime di Honecker (…) lasciano il controspionaggio occidentale a bocca aperta.

Il colpo inferto alla STASI è durissimo, il più duro subito fino a quel momento dall’avversario nel corso della Guerra fredda. Buona parte della preziosissima rete di spionaggio scientifico, industriale e tecnologico in Occidente è devastata dal tradimento dello “sciacallo”, come viene chiamato subito al quartier generale della STASI.La gravità dello smacco subito è confermata anche dal fatto che a Berlino Est il vecchio capo della STASI, furioso, mette a disposizione un budget di un milione di marchi dell’Ovest per stanare e riportare il disertore della DDR. Vivo o morto. Questo avveniva, per capirsi ed avere un punto di riferimento anagrafico, quando la Cancelliera Angela Merckel era già grandicella. Vivo o morto dicevamo. Ma non ci riuscirono. Anzi. Durante i colloqui con i funzionari dei servizi di Bonn nel gennaio del 1979, a Stiller tra mille altre cose, viene mostrata una fotografia. Una coppia a passeggio per Stoccolma. Alla domanda “Conosce quest’uomo?”, Stiller reagisce con un mezzo sorriso: “certo”, risponde senza esitazione. Il funzionario lo guarda sorpreso. È la ciliegina sulla torta in uno dei più sensazionali scandali spionistici del secondo dopoguerra. Legenda vuole che in quel momento a dirigere il Direttorato esteri della Stasi (e il nostro Stiller apparteneva a quel reparto), ci fosse un dalle settanta/ottanta diverse identità. Negli schedari della CIA e del Mossad esisteva soltanto un’immagine in bianco e in nero, sfuocata e vecchia di almeno vent’anni, di un giovane studente con gli occhiali. Nessuno, in tutto l’Occidente, sa che faccia abbia ormai.

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“È Misha!”, continua Stiller che, nella foto scattata dal controspionaggio svedese qualche mese prima, ha riconosciuto il suo capo. I funzionari ripetono la domanda ancora una, due, tre volte. Vogliono essere sicuri. “L’ho visto ieri”, conferma Stiller un po’ irritato dalla scarsa fiducia che traspare nei suoi confronti, “e quella è la sua seconda moglie Christa”, aggiunge indicando la signora nella foto.

A quel punto non ci sono dubbi. I funzionari corrono negli uffici del Presidente Hellenbroich per comunicargli la strepitosa notizia. Il signore di Stoccolma è proprio lui: l’uomo senza volto.

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Misha è Markus Wolf, generale della STASI e capo dll’HVA, uno dei più efficienti e temuti servizi di intelligence e spionaggio del mondo.

A coronamento dell’Operazione Stiller, per infierire sulla STASI ferita,i servizi di Bonn decidono di passare la notizia alla stampa. Con enorme clamore nell’opinione pubblica e pari sconcerto nelle file del ministero a Berlino Est, la foto del fantomatico diplomatico Dr. Werner a passeggio per Stoccolma finisce sulla copertina del primo numero di marzo 1979 del settimanale “Der Spigel”. Il titolo a caratteri cubitali: “Scoperto il capo dei servizi segreti della DDR: le spie di Markus Wolf”.

Se volete saperne di più comprate quel capolavoro di libro scritto da Gianluca Falanga, “Il Ministero della paranoia – Storia della Stasi”. Carocci editore/sfere.

Aggiungiamo con oggi spunti di storia recente che dovrebbero suggerire a chiunque, anche non addetto ai lavori, che la Germania e i suoi “teteschi”, è ancora da troppo poco tempo uscita da tali grovigli perché il mondo possa fidarsi di “lei” e di “loro”. Così la pensa Leo Rugens, vittima di stereotipi (validi, comunque, solo nei confronti dei tedeschi) e quindi persona (il sottoscritto) per quanto riguarda questa questione dell’Europa germanocentrica, particolarmente irritabile.

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Oreste Grani/Leo Rugens responsabile del saccheggio di alcune pagine del già citato libro di Gianluca Falanga.