Valentina Nappi non ha solo un gran … cervello

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Gentile signorina Nappi, abbiamo provveduto, come le sarà facile verificare, a chiarire nella rete, contestualmente scusandoci con i nostri 4 lettori, il gioco provocatorio che avevamo costruito facendo riferimento al suo nome e alla sua intellettualità. Gioco che, come lei perentoriamente ci ha richiesto, abbiamo fatto cessare immediatamente. Rimane la simpatia per lei e per la sua evidente vivacità intellettuale. A prescindere dalla permalosità che non volevamo urtare.

Buon lavoro e buon divertimento a lei che, giovane e bella, se lo può permettere.


Da alcune settimane scriviamo di Valentina Nappi, della sua intelligenza e del suo approccio socio-politico-culturale alla complessità (anche geopolitica) che ci circonda. Inoltre, poiché non siamo ipocriti e indifferenti alle fattezze della giovane donna (in redazione qualcuno – in particolare – se ne deve essere invaghito), abbiamo pubblicato una selezione di immagini che non lascia adito a dubbi sulla capacità di sedurre, provocare, far sognare un ampio pubblico, sia di femmine che di maschi.

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Il numero crescente di accessi che si verifica, quotidianamente, ai post dedicati alla visione politica della nostra piacevole “scoperta” (che la Nappi sia quasi sempre “poco coperta” è un dato incontrovertibile), ci obbliga, però, a tornare sull’argomento riassumendo, in un unico post, quanto fino ad oggi abbiamo messo in rete. Lo facciamo corredandolo delle vecchie foto e selezionandone – appositamente – altre alla “bisogna”. A questo proposito, bisogna proprio dire che la ragazza, non ha solo cervello. Oltre tutto, a leggere quanto scrive sul suo profilo face-book, Valentina ha una visione del diritto dell’uomo alla felicità che non può non ricordarci grandi personaggi quali Voltaire, Montesquieu o il libertino Giacomo Casanova (non solo per lo stile di vita “aperto” e “spregiudicato” che li accomuna), passando per l’affascinatore Conte Cagliostro, e non facendosi mancare quella conoscenza profonda dell’animo umano che ritroveremo in Sigmund Freud e nel suo allievo, ancor più sensibile e complesso, Carl Gustav Jung. D’altronde, senza un conoscenza profonda di Freud e Jung, come potrebbe la nostra Valentina, tenere legati migliaia di spasimanti? In ultimo ma non ultimo, ci spingiamo a dire che alcune “boccacce” e non pochi atteggiamenti autoironici o caricaturali delle movenze che può assumere il corpo umano, ci ricordano sia Charlie Chaplin che Antonio de Curtis in arte, Totò.

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Dopo questa carrellata di autorevoli personaggi, a buon intenditor… poche parole. Questo per chi si dovesse ancora chiedere cosa ci sia sotto all’aver voluto raccontare, in questo blog, l’episodio del ritrovamento/scoperta della tesi di laurea di Valentina Nappi.

Tesi laurea che in alcuni passaggi ci ricorda altre letture ma, a imitazione dell’arte che nasce dall’arte, la cosa, anche nel caso del lavoro politico/letterario della abile, spregiudicata e bella corvina non ci sorprende ne ci disturba. Anzi, come nel caso del brano che segue, ci fa ben sperare in un futuro migliore dell’opprimente presente, grazie all’azione consapevole e risolutrice  della gioventù che la Nappi rappresenta e che, onestamente, vuole vivacizzare, con ogni mezzo: “Non si deve sottovalutare che quanto accade oggi è certamente figlio dell’elaborazione teorico/pratica che nel lontano 1975, fu messa a punto dal trio (diabolico/luciferino, e un po’ Lescano) Huntington (Usa), Croiser (Francia), Watanuki (Giappone), con cui si avvertiva il committente dello studio strategico di cui parliamo che sarebbe stato necessario sperimentare metodi più flessibili capaci di produrre maggiore controllo sociale con minore coercizione. Poche parole che prescrivono al Potere, presente e futuro, uno dei processi di ingegneria sociale più devastanti della Storia, finalizzato al controllo – sottolinea l’attenta e vigile Nappi – di tutti noi: l’Esistenza Commerciale e la Cultura della Visibilità, cioè le masse dei cittadini ridotti a consumatori/spettatori e, contestualmente, del tutto “disattivati”e resi “apatici” per gli altri aspetti della vita ed in particolare le decisioni attinenti la”Polis”. Questi ragionamenti/indicazioni strategiche, avverte la bella e non addormentata Valentina, riassunti in un testo che ebbe il titolo di “The Crisis of Democracy”, furono illustrati, con altre centinaia di “messe a punto”, all’assemblea plenaria della Commissione Trilaterale, il 31 maggio 1975, data in cui la incontenibile Nappi non era ancora negli spermatozoi di suo padre. Eppure si capisce, dalla lettura di tutto quanto dice nella Tesi, che la sboccacciata, linguacciuta, latteo-corvina, bianco e nera, Valentina Lippi non ci sta a far passare altro tempo prima di entrare nel merito di quanto pedissequamente è accaduto, a molti di noi (la maggioranza) e alle nostre esistenze, sulla falsa riga di quel “rapporto” citato (The Crisis of Democracy) espressamente elaborato dai “tre” perché, viceversa, una minoranza (élite autoritaria e antidemocratica) sapesse cosa fare per “dominare il mondo” nei tempi futuri. Cosa che è puntualmente accaduta. La Nappi, con tutto il suo lavoro di studio universitario, sembra voler indicare una linea, un data emblematica, un appuntamento dead-line: il 31 maggio 2015, quarant’anni dopo quel giorno tanto funesto per la Democrazia, per la Libertà, per l’Uguaglianza e la Fraternità, sembra dirci non deve passare invano. Anzi, secondo questa consapevole giovane donna, bandiera, nel web, della Libertà sessuale, della Tolleranza tra i diversi, del Diritto di tutti ad una vita dignitosa e felice, il 31 maggio 2015 si dovrà rialzare la testa, cominciando ad agire/reagire perché la deriva tirannica venga prima “fermata” e poi “ricacciata” da dove è venuta. Così ci sembra di dover interpretare tanta dedizione alla Verità da parte di una persona che potrebbe fregarsene e viversi edonisticamente l’opportunità che la Cultura della Visibilità  offre ad una “carrozzata e strutturata mentalmente” come lei. Mi sembra che la ragazza non sia disposta a farsi comprare e, così facendo, farsi convincere che sia giusto lasciare indietro (quasi) tutti gli altri. Mi sembra che tra le parole che ha saputo scrivere e le spudorate immagini che ogni giorno posta, si intraveda altro. E noi che aspiriamo, da veri megalomani, a sapere estrarre dalla realtà ciò che c’è ma non si vede, riteniamo di aver saputo leggere, in filigrana, in ogni pagina del lavoro presentato ai docenti della “Sapienza”, una frase che, se fosse vera, ancora ci emozionerebbe: CHE NESSUNO RIMANGA INDIETRO.

Oreste Grani/Leo Rugens e la Redazione al completo.

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