Quali possono essere gli interessi che legano Claudio Scajola, Amedeo Matacena e la di lui moglie Chiara Rizzo con l’Orco Rosso, Salvatore Buzzi?
Che minchia c’entra l’articolo del “magazine” della 29 Giugno (che riproduciamo) con quanto è dato di leggere a proposito di Salvatore Buzzi? Perché un uomo che, in segreto, appare interessato solo al “soldo” (così Buzzi sembra emerge in tutta questa vicenda), si propone di capire cose di natura così particolare e lontane dai suoi interessi quotidiani? Cosa ci vuole dire, l’orco rosso, quando si fa garante dell’onorabilità e della fedeltà coniugale della signora Chiara Rizzo, moglie del fascistissimo calabrese Amedeo Matacena? E che dire dell’incursione a difesa di un atteggiamento giudiziario atipico quale è quello (anche in questa ennesima vicenda) di Claudio Scajola, già Ministro dell’Interno e super utilizzatore (anche in modo illecito) di dossier? In questa vicenda della “29 giugno”, l’aspetto che più mi comincia ad intrigare, dopo la cattiva e inaspettata sorpresa sulla sua “doppia natura”, è cercare di sapere chi dava ordini a chi, prima della retata. Mi intrigano più i rapporti tra Gianni Letta e Salvatore Buzzi, che quelli ovvi tra Riccardo Mancini, Massimo Carminati e Gianni Alemanno. Oltretutto, Riccardo Mancini è già fuori. Mi interessano più le relazioni istituzionali (Ministero di Giustizia) tra Emanuela Bigitti (già tra le persone che decisero di uccidere il 12 maggio 1980, Alfredo Albanese, responsabile, all’epoca, della Sezione antiterrorismo veneziana della Polizia di Stato, ritengo scelto perché, con dedizione e intelligenza, stava indagando sull’altro delitto efferato messo a punto negli stessi ambienti terroristici veneti contro Silvio Gori detto Sergio, alto dirigente della Montedison di Porto Marghera) e la “burocrazia” che deve sorvegliare la regolarità dello sconto delle pene alternative affidando, i “condannati”, proprio alla 29 giugno.
Più che un mondo di redenti, i vertici della 29 Giugno”, alla luce degli accadimenti rispetto al Ministero di Via Arenula, appaiono come il “Diavolo e l’Acqua santa”. Oppure, no e sono io che non capisco più niente? Mi son fatto vecchio e ancora mi sorprendo! Come Giancarlo De Cataldo, anch’io avrei giurato sulla buona fede della ex-brigatista Emanuela Bugitti. Alla Bugitti era stata fatta un’intervista (lunga e articolata), poco tempo addietro, dal periodico femminile per eccellenza della sinistra, testata di vecchia data e tradizione,”Noi Donne”. Un giorno vi riproduco il pezzo e mi saprete dire se si poteva sospettare della signora.
È proprio vero che, invecchiando, ci si rincoglionisce. Ho ben 12 anni meno di Gianni Letta, 11 meno di Silvio Berlusconi e 22 meno di Giorgio Napolitano eppure, loro sono lucidi e io, rincoglionito. Deve dipendere dalla vita che ho fatto, rispetto alla loro.
Oreste Grani/Leo Rugens