Appello a Sergio Cofferati detto il “cinese”: è il momento di bombardare il quartier generale

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Mi piace immaginare che Sergio Cofferati, detto il “cinese”, si sia candidato alle primarie liguri per trovare il pretesto di fare casino, certo che sarebbe incappato in brogli elettorali. Non è così, pare. Al contrario sembra che fosse certo di vincere e divenire così il presidente di una delle regioni più sporche d’Italia.

Qui sta il problema.

cofferati

Se Cofferati, l’uomo che sognò di prendersi il partito invertendo il tradizionale ruolo della CGIL di cui era segretario, voleva diventare presidente di una regione inquinata dal crimine organizzato a livelli inverosimili ci deve spiegare cosa pensava di fare.

Oppure, se Cofferati pensava di poter sconfiggere quel sistema di potere – definito laboratorio avanzatissimo di un patto destra sinistra – avrebbe fatto bene a chiedere consiglio a Leo Rugens sulla strategia da attuare.

Se invece Cofferati è andato al macello inconsapevole di quali forze si sarebbe trovato di fronte, allora significa che ha perso totalmente lucidità e che farebbe bene a occuparsi del giovane erede.

A questo punto, come suggerisce Leo e onorando il soprannome che porta, potrebbe lanciare un attacco al cuore del renzismo chiedendo di “Bombardare il quartier generale”, alleandosi a genovesi di ben altra stoffa da quella di una Pinotti o di un Burlando, escludendo il prezzolatissimo Vendola e lasciando a bagnomaria l’ambiguo Civati o Ciwati che dir si voglia.

A essere sinceri non credo che Cofferati farà nulla di tutto ciò, anche perché sa benissimo quanto gli sia ostile la componente comunista del PD e di quanto agli imbesuiti elettori del PD non freghi “una beata minchia”, per dirla alla Cetto La Qualunque, dei brogli elettorali alle primarie.

Il vero problema, infatti, è la immonda e amorale accettazione dell’imbroglio da parte dei piddini renziani e no pur di vedere il ragazzotto toscano mantenere la Presidenza del Consiglio; questo è il vero cancro mentale italiano, il ritenere che per occupare il potere vale tutto, dimenticando che la storia presenterà prima o poi un conto salatissimo.

Una malattia mentale non meno grave è la certezza di impunità, forte della quale l’attuale classe dirigente al governo opera a discapito del Paese, convinta che nessun cittadino oserà mai elargire, in cambio, non dico del piombo, ma anche una semplice sberla.

Dionisia

P.S. Cofferati aveva considerato il putridume che alberga a La Spezia? Aveva fatto i conti con lo scajolismo di Imperia? Aveva messo in conto la forza della ‘ndrangheta dalle parti di Ventimiglia e di non meglio chiarite influenze d’oltre confine? Aveva fatto i conti con la brillante ministro Pinotti?