Ci siamo: se vince Tzipras, la Germania si prepari a pagare i debiti di guerra anche ampiamente rivalutati

Main preelection rally of SYRIZA in Thessaloniki

Questi crucchi sono le solite inaffidabili cicale spergiure e dissipatrici. Infatti, le cicale tedesche non hanno mai pagato il conto dei danni di guerra inferti durante la Seconda Guerra Mondiale. Con molta leggerezza (pensavano di vincere!) hanno scatenato la Seconda Guerra Mondiale, hanno perso e non hanno voluto pagare il conto. Punto.

In passato abbiamo postato non pochi articoli dedicati all’amica Grecia e alla sua sacrosanta lotta per non farsi trascinare, in catene, senza speranza e dignità, da non si sa chi e a nome di non si sa cosa, per pagare debiti che, oltretutto, il popolo greco non hanno mai contratto. Eventualmente, a farsi prestare soldi, a nome della Grecia (per poterseli “steccare” tipo patto con la Libia per i 5 miliardi di dollari sottoscritto da Berlusconi e il dittatore Gheddafi), sono stati quei politici, conniventi proprio con i banchieri tedeschi, che – per troppi anni – hanno sgovernato Atene. Chi ha saccheggiato le casse, falsando poi i bilanci pubblici, per poter continuare a depredare il popolo se non gli oligarchi greci, amici e complici delle altre élite internazionali? Per prime quelle tedesche! Più di 250 miliardi di euro!

Altre volte abbiamo sostenuto – in tempi non sospetti – che, se la Germania avesse, tramite la così detta troika (dei “privati”, come se fossero il rag. Cesati, il rag. Brambilla, il rag. Gennarino Esposito ingaggiati a “salario” da qualche usuraio, con annessi gli spezzapollici tipo “banda Carminati”), chiesto “soldi” alla Grecia, i conti, dell’eventuale dovuto, i fratelli greci avevano diritto/dovere di cominciare a ri-farli, datandoli da quando la Germania Federale, con una protervia resa possibile solo dalla protezione dell’alleato statunitense che in quegli anni del dopoguerra teneva a Bonn come ai propri occhi, aveva fatto “spallucce”, rifiutandosi di pagare il conto. Chiariamo: per la Storia e per i saccenti ragionieri tedeschi, è la loro Germania (sconfitta anche dall’eroismo dei patriotti greci) che si è sempre rifiutata di pagare gli ingentissimi danni di guerra inferti al popolo dell’Ellade. Finalmente, in queste ore, ho sentito confermare, dallo stesso Tzipras, la volontà di non dimenticare come è andata e di pretendere di riavere quanto i tedeschi, certamente, devono ai Greci. Poi, eventualmente, sulla base di questa chiarezza ristabilita, sarà possibile fare i conti con gli usurai alemanni. Come suggeriva il papa – tedesco – Ratzinger, “nella Verità, la Pace!” Questo, detto senza più timori reverenziali e a poche ore dall’appuntamento con la democrazia elettorale, nella terra di Pericle. I greci oggi, loro che possono, votano anche per noi tutti. Da domani, qualunque cosa accada, il popolo greco non deve essere lasciato solo soprattutto se, come speriamo in molti, saprà scegliere la sovranità nazionale, quale bene prioritario e irrinunciabile. I greci, vedrete, ci ripagheranno della stessa moneta e così sarà con gli spagnoli e i francesi. L’Europa dei popoli la possiamo fondare sentendoci, per prima cosa, fratelli uniti contro la tirannide degli oligarchi e dei “banchieri”.

Questo lo dico perché fare l’Europa è impresa super ardua. A questo proposito, vi riporto un pensiero sconfortato di Mazzini che a tenacia non era secondo a nessuno.  Eppure, sul …”fare l’Europa”, si dovette arrendere. Con amarezza.

Sono cinto di gente che si è detta della Giovane Europa e ne ricusa tutte le idee, di gente che non vi vede se non un legame nominale, un vincolo di congiura, non un apostolato, una missione un ufficio di precursori; e intorno dappresso ho lo scherno, la derisione, l’oltraggio a me  alle mie idee, a quanto ho fatto, a quanto ho tentato di fare. Sono solo, interamente solo, solo con Dio; con le mie  memorie, con la mia fede.

Giuseppe Mazzini

Oreste Grani/Leo Rugens che porta un nome greco ma non solo per quello, tifa Tzipras


LA GRECIA PUÒ ANCORA INSEGNARCI QUALCOSA!

grecia antica

“1.  “Ieri ho detto ‘domani ti pago’. E domani ti pago”!”

La battuta non è mia, lo confesso. L’ho tratta da Totò in Signori si nasce. In fondo questa è da sempre la filosofia della finanza: pagare i debiti di oggi con quelli di domani, cosicché questi, più che essere pagati, si rinnovano. Peccato, però, che non sempre i creditori la pensino in quel modo, e arrivi il momento in esigano i soldi: a Totò, che con molta nonchalance propone di rinnovare la cambiale in scadenza, il creditore risponde:” Questa cambiale non si rinnova”, promettendo di tornare all’indomani con i carabinieri”.

È il professore Aldo Giannuli che scrive, quale incipit del suo libro “2012: la grande crisi”, questo divertente brano.

Dopo queste poche righe, il testo prosegue per altre 364 pagine tutte da rileggere ora che per i grulli distratti dal “vociare toscano” che tanto va di moda in Italia in questo momento, è arrivato il tempo di capire cosa può accadere, come effetto valanga, dopo i grandi cambiamenti che si innescheranno nella terra di Pericle che, per chi non lo ricordasse, è l’amica Grecia. In particolare vi segnaliamo le considerazioni da non ritenere datate (il testo è del 2010), relative alla situazione greca che vanno, da pag. 82 a pag.89, alla luce di quel 12,5% di “crollo”, alcuni giorni addietro, in Borsa, ad Atene, di cui si sente “inaspettatamente” (?!) parlare abbinato al problema dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica greco. Anche in Grecia (come da noi o, da noi come in Grecia) si delinea una crisi legata alle necessarie elezioni per rinnovare i parlamenti e le cariche dello Stato.

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In “campana”, quindi, perché, i grandi tramatori, le Ur-Lodge aristocratiche conservatrici, come le chiama Giole Magaldi, non sono dell’idea che i popoli sovrani possano decidere liberamente alcunché, per se stessi e per regolare le relazioni tra loro. In Grecia, come in Italia. Sarebbe opportuno, non fregarsene dei “vicini di casa” e non lasciare nessuno indietro, ne tantomeno “solo”. Parlo ai discendenti di gente ( gli italiani) che, alla Grecia, nel ottobre del 1940, riuscirono a dichiarare guerra, senza alcun reale motivo. “Spezzare le reni alla Grecia”, riuscirono a ipotizzare, dichiarare, avvallare quei poveracci (che tali erano già senza averne consapevolezza) degli italiani ottenebrati dal fascismo. Non solo nessuno spezzò niente a nessuno ma ancora dobbiamo onorare alla Grecia, da noi aggredita, i danni di guerra provocati. Noi e la Germania, in proporzioni diverse, novelli Totò, ancora dobbiamo saldare il conto. Questo qualcuno lo avrebbe dovuto ricordare a Giorgio Napolitano che tanto si è speso ieri per avvallare una auspicata da lui amicizia con la Germania. Prima di parlare, quindi, nelle prossime settimane, sarebbe opportuno che tutti si dessero una rinfrescata su come sono andate le cose e su chi, nei confronti della Grecia, ha sbagliato. Senza considerare quanto le ditte produttrici di armi (ci siamo anche noi come Paese esportatore?) hanno guadagnato sull’interminabile e apparentemente insanabile conflitto greco/turco/cipriota. Molto del debito greco è figlio di questa idiozia.

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Veniamo al futuro prossimo.

Secondo noi la confusione, a mesi, regnerà in Europa, più di quanto si possa lontanamente immaginare. Con la confusione e senza strumenti di intelligence culturale, tutto potrebbe accadere. In questo stato di cose (che precedono l’impotenza e poi una possibile nuova tragedia) sarebbe opportuno prendere in considerazione l’ipotesi di ribellarsi, senza timore, perché la rivolta sarebbe legittima in quanto attuata contro dei prepotenti che si stanno fraudolentemente definendo “qualcuno e qualcosa”.

Quella che si cela dietro alla Banca Centrale Europa, dietro alla Germania – per altri versi – è, in realtà, una tirannide e, come tale, è legittimo trattarla. La rivolta “politico/legale” è vicina, a cominciare proprio dalla Grecia. Dalla terra di Pericle, lo smantellamento della sceneggiata europeista potrebbe iniziare a mesi, passando per l’Italia e finendo, opportunamente, in Francia che, se capiamo ancora qualcosa, a sua volta potrebbe, in questa avventura libertaria, portarsi dietro Spagna e Portogallo. Anche perché, la Germania che ormai ha spremuto fino all’osso (vedi Grecia) chi poteva far “sudare” (come direbbero i mafiosi), sa che non può andare oltre con questa pantomima dell’Euro. In ultimo, come elemento di ulteriore confusione, ecco comparire, nell’Italietta, Matteo Salvini e la sua scelta filo russa. Ecco nuovamente i leghisti, da buoni separatisti, fare scelte anti italiane.  La partita, come era scontato, si gioca sul terreno della politica estera. Come questo blog ha sempre sostenuto che sarebbe stato.

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Difficile affrontare la fase “della lotta” senza un’Intelligence culturale all’altezza. Non dico che sia facile inoltrarsi nella “grande confusione in atto” (parlo della scena geopolitica) ma prima che il 2015 entrante si riveli molto simile al 1940, anno in cui, rimasta sola l’Inghilterra del massone Winston Churchill a resistere al mostro hitleriano, troppi “ex-indifferenti” scoprirono (tardivamente) il vero volto dei nazisti e di come la guerra non si esaurisse in una storia per pochi, veloce e, paradossalmente, foriera di nuovi assetti positivi. Nel biennio 1939/40, l’Europa, proviamo a non dimenticarlo, era popolata, in gran parte, di “entusiasti” dell’efficientismo tedesco e, come ho già scritto, di non pochi “indifferenti”. In quel momento comincia l’Olocausto e tutto ciò che si porta dietro, ora dopo ora, fino a Hiroshima e Nagasaky. Oggi mi scopro pessimista se non catastrofista. Temo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è aver scoperto che i media del mio paese, cominciano a  scodinzolare dietro ad un altro rozzo incolto “nazista mimetizzato” quale Matteo Salvini. Allievo ed erede dei fondatori della Lega: Miglio, Bossi, Farrassino, Speroni, Borghezio. Cioè un branco di xenofobi neonazisti.

Oreste Grani/Leo Rugens

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