Per fermare i farneticatori nostrani ci vuole un “golpe sanitario” (ambulanze a sirene spiegate) senza troppe ipocrisie o timori

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Diceva Pericle: “Vi prego, Ateniesi, vivete senza pensare che il discutere sia un danno per l’agire” E le cose si aggiusteranno, aggiungiamo noi. Ma con questi arrogantoni nostrani si può ancora discutere?

A proposito della cultura della velocità di Matteo Renzi, del “tirare dritto” di tutti i “renziani” o del “farsene una ragione” della Debora Serracchiani, torno sulla pericolosità che queste donnette e omettini rimangano ulteriormente alla guida del Paese. Gente che considera, con vero fastidio, la pretesa degli altri da se di voler discutere, presumendo e affermando che questo ragionare  sia un danno per il loro necessario, malato, frenetico agire, vanno (rimuovendo Basaglia) doverosamente rinchiusi. Ci vuole un “golpe sanitario”, un diffuso e razionale intervento di una “flotta di ambulanze” (tipo “la Zanzara!) e un numero sufficiente di nerboruti infermieri professionali. Perché, anche questa volta, dobbiamo aspettare il dopo (chissà quando) per avere riscontri scientifici della instabilità mentale di questi che si sono fatti “re”? La mimica facciale, le cantilene verbali, la sindrome dell’orso, il fare per il fare, l’incapacità a trattenere le feci (per ora mentali) dicendo di tutto e il contrario di tutto, l’uso del gadget elettronico telefonico in modo permanente per provare ad esistere e farsi “notare”, l’uso di cocaina e di altri eccitanti od oppiacei, la frequentazione di transessuali o la necessità continua di comprare il “Corpo delle Donne” (a proposito, che fine ha fatto Lorella Zanardo?) o degli adolescenti maschi, il gioco d’azzardo come sublimazione delle proprie impotenze, il rifarsi il volto, la vagina, le tette, il culo per provare a sottrarsi alla democratica legge del dio Tempo, descriverebbero, tra i nostri familiari, amici o conoscenti, degli psicopatici pericolosi per se e per gli altri. Invece, la fauna adoratrice di questo “pantheon di surrogati”, è lei stessa la classe politica alla guida di tutti quanti noi che – forse – abbiamo gli stessi vizi ma non pretendiamo, in nome di queste nostre debolezze, di guidare la Repubblica.

Orestino Granetto