Cartoline dalla Grecia
Diversi anni orsono, non tanti, sui monti di Creta facemmo una scorpacciata di more di gelso che ci lasciarono le dita colorate dal dolce succo. Sudati e soddisfatti entrammo in un piccolo negozio che fungeva anche da caffè e lì ci venne incontro un anziano signore, un socialista, a giudicare dalla foto di Papandreu appesa a una parete.
Dopo averci accolto con un sorriso notò le nostre mani macchiate di rosso scuro e senza dire una parola, non parlava inglese e noi il greco, uscì di corsa e dopo un po’ tornò con una manciata di more acerbe. Preso per un braccio mio marito lo condusse al lavello e frizionando con vigore le sue mani con le more, in un attimo le smacchiò. A mi volta mi pulii le mani e così il nostro bimbo.
Poi ci offrì un caffè e un dolcetto al piccolo, quindi disse qualcosa e ci salutammo.
Creta offrì una accanita resistenza ai nazisti.
Fine della cartolina.
Anni dopo l’episodio discussi la condizione economica della Grecia con un manager di un importante fondo italiano e costui, con la sicurezza che lo contraddistingue, citò l’uso sconsiderato dell’energia elettrica da parte dei greci (quale greci, l’anziano socialista o i manager delle aziende elettriche?) in quanto, a suo dire il costo dell’energia era sproporzionatamente basso e ciò rientrava nel quadro degli sprechi della amministrazione dello stato greco. Faccio presente che il personaggio in questione sedeva comunemente con ministri dell’economia di paesi di tutto il mondo e quindi una certa frequentazione con chi possiede le leve del potere ce l’ha e aggiungo che il suo fondo non si risparmiava nello speculare sulla moneta se se ne fosse presentata l’occasione.
Il signore in questione dovrebbe ricordare che ha un conto aperto con i nazisti.
Fine della seconda cartolina.
Ebbene, quando sento usare le parole “Grecia” o “greci” seguite da “hanno truccato i conti”, “c’è corruzione”, “la classe politica è stata democraticamente eletta” e via cianciando penso all’anziano e onesto e povero socialista cretese (che non mi pareva un mentitore sulla sua condizione di umile piccolo negoziante) e mi chiedo: ma chi è che truccava i bilanci? Chi si sedeva ai tavoli di Bruxelles e presentava ai responsabili economici delle UE cifre di fantasia? Forse l’anziano sincero cretese o l’astuto e menzognero ateniese?
I soloni di Berlino, i cui nonni hanno fatto tanto tanto male alla Grecia, non si accorgevano di essere presi per il culo dagli infidi greci? Dov’era la loro intelligence economica? Dormiva o teneva sott’occhio il trasparente bottegaio cretese?
Insomma, fare ricadere le colpe di una classe politica su un popolo incolpevole per semplicità o ignoranza (ma tu lettore che ne sai di bilanci?) è non solo criminale, ma funzionale anche ad allontanare da sé le proprie responsabilità, giacché banchieri, politici, economisti e amministratori di fondi privati o non si accorgevano di essere presi per i fondelli dai furbi greci oppure, come son certo, con gli astuti amministratori della cosa pubblica greca e con i fornitori di armi e quant’altro, steccavano alla grande, sicuri che un giorno avrebbero impunemente presentato il conto al bottegaio cretese.
Auspico che un giorno ve la facciano pagare sebbene non sia tanto sicura che sia Tsipras la vostra nemesi.
Dionisia