Juba e Kyle, snipers contro
Mi era sfuggita l’esistenza di “Juba”, mitico cecchino iracheno.
Mi sono imbattuta in lui, o forse è lui che mi ha inquadrata nel mirino, leggendo uno libro, L’infiltrato, Antonio Salas, intervistato a suo tempo perfino da Carlo Bonini.
Salas, nome fittizio di un improbabile giornalista spagnolo capace di infiltrarsi ovunque, dai nazisti ai trafficanti sudamericani di donne e bambini fino a diventare uomo di fiducia di Carlos assumendo l’identità di un palestinese dedito al terrorismo islamico, è davvero un fenomeno. Cosa sia esattamente non saprei dire, ma basandomi sull’unico libro che sto leggendo, sembrerebbe una operazione di auto promozione dei servizi segreti spagnoli.
Infatti, i libri di Salas, sembrano comodi schermi per raccontare di tutto e soprattutto il punto di vista del nemico, anche del nemico degli amici, per esempio dei terroristi al servizio della Jihad.
Si apprende così, per esempio, che un ex ufficiale marocchino rifugiato in Svezia è a capo di una centrale del terrorismo islamico o Jihad che dir si voglia così come si leggono le nefandezze di chi combatte nel campo opposto raccontate dai “fratelli” dell’inflitrato.
Sia Salas quel che sia, mi interessa notare che il cecchino Chris Kyle (American Sniper), sebbene ne abbia ammazzati molti di più del collega iracheno, entrerà nelle coscienze di molti occidentali anni e anni dopo che Juba (Baghdad Sniper) ha affascinato milioni di musulmani, a dimostrare che la velocità con la quale si muovono i terroristi è decisamente superiore a quella di un Petraeus o di un Pentagono.
Del resto anche “La Regina del Deserto” di Herzog, che narra le imprese di Gertrude Bell, arriverà sugli schermi qualche anno dopo un piccolo spettacolo teatrale (qui non si tratta di terrorismo, ovviamente).
Ciò deve fare riflettere
Dionisia
P.S. Chiunque capisce al volo che tra il terrorista straccione e l’energumeno palestrato del film non c’è storia.
