Nel nostro Paese – capisco che vorreste rimuovere questa orrenda verità – anche uno come Ignazio la Russa ha potuto essere nominato Ministro della Difesa
Qualche anno addietro, forse un’era fa, in Italia, anche un tipo come Ignazio La Russa è potuto diventare Ministro della Difesa. Leo Rugens (è l’età) stava rimuovendo che Silvio Berlusconi era andato oltre questa soglia ed era riuscito, anni prima, a nominare un delinquentone come Cesare Previti in quella delicata posizione. Della serie: al peggio non c’è mai fine!
Dicevamo che il suggeritore della paraculata di non montare a bordo dei mercantili apparecchiature elettroniche inibenti (costruite dalle nostre industrie) i motori delle imbarcazioni degli eventuali pirati lanciati all’assalto del naviglio italico ma di imbarcarci degli abili fucilieri (vedi i due poveri disgraziati marò La Torre e Girone che poi uccisero gli ancora più sfortunati pescatori indiani), è stato anche uno che, gironzolando per saloni dedicati all’armamento (doveva essere un sogno adolescenziale quando con il fratello facevano i fascistelli a Milano) si esaltava alla vista delle armi e nei tempi successivi dove gli capitava sputava sentenze. Vi riportiamo uno dei tanti “pensierini strategicini” messi a punto durante quel “felice periodo” durante il quale il nostro, facendo il Ministro sognò pure di farsi un servizio segreto militare tutto suo.
Ma che voleva dire con questo ragionamento l’ex Ministro della Difesa? C’è qualcuno, nella rete, che capisca a sufficienza di una materia tanto complessa, capace di spiegarci questi numeri (l’Italia che aumenta le spese in controcorrente con tutti i maggiori paesi europei!) e le altre generiche affermazioni? Lo chiedo alla luce di quanto è accaduto in queste ore nell’amica Spagna, nella base Nato di Los Llanos, ad Albacete, dove, se ho ben capito, tra morti e feriti gravissimi, la cifra delle vittime è vicina – se non maggiore – di quella provocata dagli esaltati assassini entrati in azione, qualche settimana addietro, a Parigi.
Spagna, Italia, Grecia forse hanno priorità economiche più urgenti che spendere macro cifre per addestrarsi (malamente) per andare a combattere guerre che altri dichiarano, lontane dai nostri interessi culturali e geopolitici e dentro, viceversa, una loro unilaterale e incolta visione del Mondo. Negli ultimi 70 anni ditemi quale delle guerre in cui siamo stati trascinati, noi e i greci, ha prodotto vantaggi ai nostri rispettivi popoli. Non a caso, Alexis Tzipras, in queste ore, ribadisce con forza quello che nella nostra semplicità da anni andiamo dicendo: stop alla svendita dei porti e in generale delle infrastrutture strategiche. Aggiungendo che i Greci sono indebitati, tra l’altro, a causa di inutili spese militari (oltre il 5% del bilancio dello Stato da oltre 40 anni).
Oreste Grani/Leo Rugens
TUTTA QUESTA STORIA SENZA FINE DEI MARÒ, SI POTEVA EVITARE. LO SI EVINCE DA FONTI FINMECCANICA
Oggi è il 12 luglio 2013 e sarebbe opportuno chiedere a chi di dovere che fine abbiano fatto i “Marò” detenuti in India. Anche perché si avvicina l’udienza (drammatica?) del 31 luglio p.v. Leo Rugens non ha altro modo che ribloggare uno dei tanti articoli che ha dedicato alla vicenda. Sceglie questo perché contiene le notizie certe di come tutto quanto è accaduto poteva non accadere. Quello che segue è il testo di quel giorno. Abbiate l’onestà di scrivermi è dirmi che mi sbaglio e che l’unica soluzione era imbarcare i Marò e sparare ai due innocenti pescatori.
Oreste Grani o Leo Rugens che dir si voglia.
Come è ovvio, il mondo ha dimenticato, facilmente e subito, che il piemontese, grande grosso e ciula, Guido Crosetto, è stato Sottosegretario alla Difesa. Il sottosegretario alla Difesa, in un paese normale, dovrebbe, in quella posizione politica delicata, essere una persona che capisce di cose militari. Crosetto è sicuramente una brava persona ma sarebbe stato opportuno, durante tutta questa contorta e, in alcuni passaggi, incomprensibile vicenda dei “marò” che, autorevoli giornalisti della grande stampa d’opinione italiana, gli ricordassero che proprio lui è depositario di non poche “complessità implicite nelle relazioni Italia-India, intorno al tema “armi e affari”. Di cosa parlava, infatti, il gigante, se non di armi (e che armi trattandosi dell’aereo da combattimento Eurofighter Typhoon) quando dichiarava alla rivista specializzata “EF World” nel luglio 2011: “L’interesse che circonda il Typhoon è notevole e non conosce confini geografici. Alcune campagne sono indubbiamente infuocate (!?) e vengono monitorate molto da vicino dai responsabili dell’esportazioni, come avviene per tutte le altre. In termini di numeri e importanza strategica, l’India rientra senz’altro in questa categoria, come dimostra la mia presenza e quella dei miei colleghi provenienti dagli altri Paesi partner del programma, al Bangalore Air Show dello scorso febbraio (2011 ndr) Le richieste di informazioni e di offerta sono in aumento, a dimostrazione dell’assoluta qualità del veicolo“. Vediamo meglio di cosa stiamo parlando.
Nelle stesse giornate, il personale della Comunicazione e dei Rapporti istituzionali di Finmeccanica, redigeva questo testo: “Risultati di primo piano in India, dove l’Eurofighter Typhoon è stato di recente giudicato superiore a numerosi concorrenti di livello durante il processo di selezione del nuovo caccia in servizio nel subcontinente asiatico nell’ambito del Programma MMRCA (Maedium Multi Role Combat Aircraft), attualmente ritenuto il più importante nel mercato internazionale dell’aerospazio“. Puntualizzavano gli specialisti redattori del “FINMECCANICA magazine”: “La notizia è filtrata sulla stampa indiana a partire dal 28 aprile (2011 ndr): il Typhoon figura nella rosa dei candidati per la gara d’appalto relativa alla fornitura di 126 (centoventisei!) nuovi caccia al Ministero della Difesa indiano. Il programma dal valore potenziale di 10-11 miliardi di euro, viene ritenuto il più importante nel mercato internazionale: per il vincitore, infatti, la produzione proseguirà per oltre un decennio. In india solo l’Eurofighter Typhoon e il Rafale della Dassault hanno ricevuto l’invito per la fase finale della gara“. E via così. Avete letto cifre e riferimenti macroscopici che un giorno mettiamo in mano ai Crosetto, ai La Russa (suo ministro di riferimento in quegli tessi periodi), ai Guarguaglini o a sua moglie Grassi; un giorno ai Carlo Gualdaroni, un giorno ai Sabatino Stornelli, un giorno ai Walter Lavitola, un giorno al nazista Mokbel. Senza dimenticare gli Orsi, amico caro di Bobo Maroni. Sarebbe tutto di per sé già gravissimo, vista la pochezza e la fine dei personaggi se, nella stesse ore, sempre sull’autorevole testata di Finmeccanica, “dotata” di un temutissimo direttore editoriale (si sussurrava che fosse protetto dagli USA) tal Lorenzo Borgogni, non fosse stato pubblicato un articolo dedicato al tema/business della (udite, udite!) pirateria del mare. Da una attenta (si fa per dire) lettura dell’articolo si apprende che, in questo campo, SELEX Sistemi Integrati può giocare un ruolo chiave progettando e realizzando innovativi sistemi per azioni di antipirateria. La Società, infatti, ha ideato Pompeius e DESTO: il primo già sperimentato con successo nel Golfo di Aden e precisamente a bordo di una nave dell’armatore D’Amico (ma senti, senti!); “il secondo, DESTO-Directed Electromagnetic STOpper, è un sistema frutto di recentissimi piani di ricerca e sviluppo che permette di SPEGNERE A DISTANZA I MOTORI DEI VEICOLI, IN PARTICOLARE DI PICCOLE IMBARCAZIONI (non posso crederci!), con un impulso elettromagnetico direzionale“.
Guido Crosetto ci può dire di cosa si tratta? Ci può dire perché a bordo delle navi mercantili italiane non c’erano a bordo queste “diavolerie” invece dei due “fucilieri”? Ci può dire lei che ci appare più trasparente del fosco Ignazio La Russa, chi è stato “tirchio”, chi furbo, chi criminale in questa vicenda che sta costando milioni di euro e figuracce senza limiti? In più, cortesemente, ci dice come e perché l’India ha rinunciato ai 112 caccia TYPHOON a favore dei Dessault francesi? Oreste Grani
PS: Si legga Finmeccanica rinnova il modo di vendere l’Eurofighter Typhoon per conoscere la storia
PPS: Sogno o son Desto?
Finmeccanica: Presenta ‘Desto’ Un Dispositivo Anti Kamikaze
(ASCA) – Parigi, 20 giu – Un sistema capace di bloccare anche i kamikaze o velivoli sospetti attraverso impulsi elettromagnetici di brevissima durata e con potenze di picco molto elevate, che agiscono sui meccanismi elettronici di bersagli mobili. Questo e’ il Desto (Direct electromagnetic stopper) sviluppato da Selex sistemi integrati, del gruppo Finmeccanica (EUREX: FMNG.EX – notizie) e presentato al salone dell’aerospazio di le Bourget. In particolare, agendo sulle connessioni elettriche ed elettromagnetiche dei motori di bordo, sia di automobili, sia di piccole imbarcazioni, il dispositivo e’ in grado di impedire che veicoli non autorizzati si possano avvicinare ad aree sensibili, quali infrastrutture critiche, varchi in zone militari o piattaforme petrolifere. Il sistema Desto, che ha una portata di 60 metri, potrebbe essere inoltre impiegato per bloccare gli Uav (unmanned aerial vehicles) e missili, inibire le comunicazioni e l’esplosione di Ied (improvised explosive devices), riuscendo cosi’ a garantire un elevato livello di sicurezza nelle aree immediatamente vicine ad aree sensibili.
Potremmo sapere dall’ufficio stampa del Gruppo Finmeccanica se questa nostra affermazione relativa tecnologie messe a punto proprio per la “lotta alla pirateria marittima”, è una delle tante nostre farneticazioni o viceversa se risponda al vero?
Potremmo sapere se qualcuno, dalle parti della Farnesina, conosce il CESMEO?
La Redazione