La mafia partitocratica controlla il tempo di permanenza nel baldacchino per “cioccare” chi volesse disubbidire agli ordini di scuderia
Quando, giovanissimo, sono andato a vedere – da vicino – come la mafia controllasse i voti di preferenza alle elezioni negli anni sessanta/settanta proprio nel territorio dove (è solo un fatto casuale e non vuole essere un volgare e offensivo riferimento) uscivano i 100.000/123.000 voti per il candidato di turno della famiglia Mattarella, tutto potevo immaginate meno che, fattomi vecchio, di assistere, in televisione, al controllo “mafioso” del tempo di permanenza sotto il “baldacchino” del parlamentare di turno e degli altri aventi diritto al voto impegnati nel esercizio del loro diritto/dovere: qualcuno controlla il tempo di permanenza (o di rapido passaggio) per poter “mafiosamente” intervenire su le donne e gli uomini che liberamente volessero scegliere di votare con modalità diverse da quelle decise in scuderia o nel pollaio. Nominati dalle oligarchie e quindi “non liberi”. Ero ragazzo quando scelsi di aderire all’Unione democratica per la Nuova Repubblica, seguendo il pensiero mazziniano e pacciardiano, perché nel programma politico di quella realtà, c’era la richiesta di far eleggere direttamente il Capo dello Stato dal popolo sovrano. Ho passato anni a sentirmi dare del pacciardiano fascista perché ritenevo giusta la Repubblica Presidenziale. Dopo la ghettizazione e l’ostracismo, ho visto con mia profonda tristezza, strumentalizzare questa ipotesi politica da tutte le forze organizzate che si sono affacciate, in questi decenni, a chiedere voti e potere. Stiamo ancora a “caro amico”. Anzi, sta per essere eletto/imposto, un illustre sconosciuto (per la stragrande maggioranza degli Italiani) che già oggi guadagna 5.000.000 di euro l’anno. Certamente gli Italiani che si muoiono di fame non sanno quali sono gli stipendi e i vitalizzi di cui già oggi usufruisce Sergio Mattarella. Ed è una persona onesta. Guadagna così tanto, legittimamente. Gli Italiani, se lo ritroveranno, domani, corpo estraneo a guidare il Paese e le Forze Armate. I capi mandamento della “partitocrazia”, intanto, oggi hanno “cioccato” decine di ribelli individuati perché troppo lenti nel mettere la scheda nell’urna e cominciano a preoccuparsi per l’esito della votazione di domani. Se provano a ribellarsi i “nominati” irregimentati e spiati, cosa avrebbero fatto i cittadini liberi di scegliere? Era un ipotesi che non si doveva prendere in nessuna considerazione. Ora, per sette anni, tutti a cuccia.
Spero che in queste ore, Grillo e Casaleggio, si rendano conto di cosa ha voluto dire il non arrivo quella sera a Roma quando i cittadini avevano circondato bonariamente ma con fermezza, Palazzo Chigi e il Parlamento, pronti a chiedere, loro sì democraticamente, in piazza, senza paura l’elezione di Stefano Rodotà! Con un coraggio che evidentemente è mancato a Giuseppe “Beppe” Grillo, da Genova. Per quel timore (o altro?), ora la palla è in mano a Matteo Renzi, Ciriaco De Mita e Michael Ledeen, che consegneranno il comando delle Forze Armate a Sergio Mattarella, fratello di Piersanti e di Antonino. Tutti e tre figli di Bernardo.
Oreste Grani/Leo Rugens