Assunti (finalmente!) nei Servizi segreti, 30 giovani: prima che siano “utili” alla Repubblica, ci vorrà tempo
Oggi 24 febbraio 2016 l’ISIS è all’attacco in Libia e, da un mese, Giulio Regeni è stato catturato, torturato fino alla morte in Egitto.
Nell’amarezza di quanto continua ad accadere ho sentito il bisogno di rileggere quanto ho scritto oltre un anno addietro. Se non lo avete fatto allora provate a raccogliere quel poco che è descritto nel post.
Oreste Grani
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E’ di pochi minuti fa (ore 15.30) la notizia che gli italiani, secondo un allarme lanciato dalla nostra diplomazia, devono lasciare immediatamente la Libia! In un paese semplice-semplice qualcuno dovrebbe, domani mattina, essere chiamato a rispondere di tutte le cazzate che abbiamo sentito raccontare sulla ripresa dei nostri rapporti con la Libia dai rappresentanti del nostro Governo! In un Paese normale, questa sera ci sarebbero una raffica di dimissioni o di calci in culo! In un paese normale, si comincerebbero a chiedere giustificazioni e si pretenderebbe pubblicamente di sapere come sia possibile che gente che viaggia a 450.000 euro l’anno, possa permettersi di disinformare il Ministro della Difesa, signora Pinotti, fino a spingerla a dichiarare alla stampa, poche settimane addietro, che esistevano dei passi in avanti verso una normalizzazione in Libia. Questo anche grazie a nostri sforzi politico-militari- finanziari (addestratori ed altro). Possibile che quelli che ci coprono di ridicolo da decenni debbano stare li senza che qualcuno li trascini almeno davanti al COPASIR a giustificarsi?
E di un minuto fa la notizia che il Califfo Abu Bakr Al Baghdadi è “arrivato” in Libia nel senso che i suoi seguaci hanno occupato la Televisione e le radio locali della città di Sirte è così hanno potuto da lì diffondere messaggi trionfalistici. Ora siamo veramente ad un tiro di schioppo e a guidare il nostro Paese c’è Matteo Renzi. Contenti voi, contenti tutti.
Oreste Grani che sa di aver sempre detto, negli anni che andavano dal 2007 fino alla caduta del “colonnello” e poi scritto (da quando esiste questo blog), fino a ieri che se si fosse fatta la scelta folle di sostenere una testa di cazzo come Gheddafi, non poteva non finire in tragedia. Come sta per finire, a prescindere dall’ISIS.
Antefatto!
Il Capo dei Servizi Segreti, “Attanasio cavallo Vanesio” Matteo Renzi, dopo aver parlato l’altro ieri agli allievi carabinieri, ieri, da vero responsabile dell’Intelligence italiano (per ora non ancora di quello europeo), ci avverte che se non si risolve la questione in Libia, nel Mediterraneo, sarà una tragedia! Minchia! Non siamo all’acqua calda; non siamo al cono di gelato artigianale, siamo al “calippo”.
Nella giornata di Ieri (importantissima, quindi) è stato anche comunicato quanto deciso, in materia di sicurezza, dal Consiglio dei Ministri, organo presieduto da Matteo Renzi. Tra i provvedimenti e gli annunci relativi alle politiche strategiche abbiamo avuto la conferma che verranno assunti (finalmente!) nei Servizi Segreti (AISI/AISE) 30 giovani (donne uomini e – speriamo – di altro genere) provenienti dalla società civile e, in modo particolare, dal mondo universitario.
In realtà, i cittadini reclutati, entreranno in servizio a settembre ma era importante dare l’annuncio ora che per le strutture preposte alla sicurezza dello stato le difficoltà si delineano notevoli. Ve lo ha, come detto, anche confermato Renzi. Per cui,”state tranquilli”, che è tutto vero.
Chi più di noi si può rallegrare della notizia ieri divulgata? Particolarmente siamo lieti dell’arrivo di forze nuove non cooptate, al “servizio” della Repubblica, per raccomandazione. Vedi post L’Etica e la Meritocrazia. Prime risposte a chi chiede al web: “requisiti per lavorare nell’intelligence” e “quanto si guadagna nei Servizi Segreti?” e Come si entra, come si è assunti nei servizi segreti italiani? Inviate un curriculum e, se vi convocano, ricordandovi di chiedere delucidazioni sulla meritocrazia vigente da quelle parti. Saremmo lietissimi se un giorno si scoprisse che nessuno si è permesso di interferire nel merito e sui meriti di questi nostri compatrioti appena assunti. Questo perché, come abbiamo sempre sostenuto, la meritocrazia è la forma più evoluta di intelligence culturale e, il merito dovrebbe essere l’amico fedele della sicurezza nazionale. Fino ad oggi non è andata così e siamo quindi qui a sperare che questi 30 cittadini siano il primo segnale della discontinuità. Bene quindi e, con i tempi che una tale scelta comporta, speriamo di essere ancora in vita quando si potrà avere sentore che qualcuno di questi trenta ci ha aiutato a non fare la solita figura da “scolaretti” a cui, dall’uscita dal servizio dell’amm. Fulvio Martini, ci siamo tristemente abituati.
Consapevoli della marginalità oggettiva di questo blog e al tempo stesso forti del nostro giuramento alla Bandiera e dell’amore coltivato da sempre per la nostra gente, ci godiamo questo primo timido segno di cambiamento. Al tempo stesso, non ci suona bene, neanche in tempi di Festival di Sanremo, che meriti di queste scelte vengano attribuiti a chi da decenni remava contro questa ipotesi e, così facendo, mirava solo a conservare un “ambiente dove nulla cambiasse”. L’andazzo da dilettanti allo sbaraglio, senza una credibile, riscontrabile strategia “culturale” e senza più un reale rapporto con il grande cambiamento geopolitico in corso, per troppi anni ha favorito i doppiogiochisti acquartierati nelle due branche del servizio, dentro e fuori, in Italia e all’estero, che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dello Stato.
Tranne l’informazione sufficientemente comunicata ai media, e qualche soldo in più che, vista la grande paura dell’ISIS, immaginiamo possa essere destinato (quanto e per quanto tempo si vedrà tenendo conto che, per anni, nei servizi il budget veniva assegnato con modalità di preavviso che neanche l’ultima delle SRL, costrette a navigare a vista, avrebbe mai usato) non vediamo alcun indizio che ci dica che ci sia in corso un sostanziale fenomeno di discontinuità in quella enclave di “alieni” che per troppi (questo sì che è un eufemismo) anni sono stati i servizi segreti in Italia.
Sotto un’apparenza di continuità, la struttura del mondo, le nostre stesse vite, sono discontinue: la terra è composta di strati – diremmo nella nostra scuola ideale fossimo noi i preparatori di questo compatrioti – al cui interno convivono materiali diversi, ciascuno in ultima istanza costituito di atomi.
Allo stesso modo – continueremmo il ragionamento nel giorno di accoglienza in “aula” – il tempo reale è scandito dal succedersi dei giorni, notti, stagioni e generazioni. La discontinuità (e voi siete qui – continueremmo a dirgli – perché impersoniate, anzi, siate voi stessi la discontinuità) può apparire più o meno evidente a seconda del livello di osservazione (siete reclutati, tra l’altro, per apprendere l’arte dell’osservare) e del potere di risoluzione degli strumenti utilizzati. In questo campo, non si può certo dire che i nativi informatici che sono stati selezionati e assunti, non abbiano a disposizione “di tutto”.
Se fossimo noi ad accogliere gli allievi (chiunque capisce e tra questi la bella filosofa intelligente Valentina Nappi che non siamo noi) continueremmo a dirgli che la descrizione del mondo oscilla fra due categorie opposte e complementari: il discontinuo, legato alla capacità di isolare gli oggetti e i fenomeni per valutarne le singole caratteristiche; il continuo, invece, legato al bisogno di ricondurre tutte le osservazioni a un’unità di livello superiore, a un modello unico e omnicomprensivo.
Se non arriveranno a saper svolgere questa funzione interpretativa, i trenta, ci saranno costati soldi e ancora una volta avremo pestato l’acqua nel mortaio e loro si saranno fatti belli con gli amici.
Inoltre gli proveremmo a dire che in questo momento la Repubblica si aspetta che loro, in umiltà, si votino ad addestrarsi a divenire, quanto prima, gli “occhi” dello Stato tenendo conto che questa apparente semplificazione si porta dietro che, da millenni, nel corpo umano i messaggi visivi (e i nostri neo assunti sono tutti nati e cresciuti in overdose di questo tipo di messaggio) vengono analizzati da cellule “molto specializzate”, ciascuna delle quali si attiva solo quando alcune “cose particolari” accadono sulla retina. Ogni cellula, insomma, è uno specialista e risponde al verde, ma non al rosso, oppure a una linea verticale, ma non a una orizzontale o obliqua. Tra milioni di cellule che compongono la corteccia visiva primaria ciascuno esegue quindi un compito diverso. Nei servizi come oggi sono strutturati non so se queste metafore possono avere un senso. Comunque sento il dovere/bisogno di continuare a affidare alle fonti aperte su cui vi eserciterete a “strafottere” questi pensieri affettuosi. Siete cellule, per ora. L’informazione (siete assunti per questo) viene poi inviata all’area successiva, verso la corteccia visiva secondaria, dove si verifica un supplemento di analisi. È chiara l’analogia?
Siete però assunti perché un giorno (non vicinissimo!) possiate vedere il continuum della realtà che significa ridurre il mondo in frammenti, da saper successivamente ricomporre ogni volta come tessere di un mosaico. Diciamo questo scusandoci per la semplificazione e anche con l’albo degli oculisti per le imprecisioni che potremmo aver detto. I dati acquisiti dalla retina (continuando così nel gioco metaforico e analogico) vengono infatti analizzati ed elaborati in aree diverse del cervello. A questo proposito vi rimandiamo all’esempio della “testa/cervello” che fu fatto durante il Convegno “Lo Stato Intelligente. I finanziamenti europei per l’innovazione e per la Sicurezza”. Tenete conto che quell’esempio didattico non nasce il 23 marzo 2012 ma ha matrice in questi pensieri e da materiali, elaborati e messi a punto, da alcuni di noi, con largo anticipo (questo specifico della retina è del 1990 e lo spunto fu preso dall’esperienza scientifica di David Hubel) rispetto alla data di quel appuntamento pubblico e istituzionale: il contorno, i colori, il movimento e la profondità giungono alla corteccia visiva sotto forma di informazioni separate, che solo in seguito vengono ricomposte in un insieme coerente. Questo, tra l’altro, siete chiamati, un giorno non vicinissimo, a saper fare.
Se fossimo noi a decidere come si accoglie un cittadino che si vuole votare a divenire un operatore di intelligence, dedicandosi, anima e corpo, ad apprendere l’arte del saper estrarre dalla realtà ciò che c’è ma non si vede, lo affideremmo, non ci meravigliate, nelle prime ore, alle cure di quel “mascalzone intelligentissimo e colto” di Vittorio Sgarbi, perché ciò che crediamo di avervi detto fino ad esso della capacità o meno di osservare e di essere gli occhi della Repubblica, è in realtà molto simile, se non identico, a quel meccanismo visivo che le opere d’arte creano in noi dandoci l’illusione della continuità: l’occhio intelligente (cosa pensate di provare a divenire se non questo?) ricostruisce la forma compiuta di un oggetto o di un paesaggio a partire dalle pennellate discrete (quasi “invisibili”) di una tela, dai segni giustapposti di un disegno o di un’incisione.
Questo senza togliere niente all’udito, al gusto, al tatto e all’apparente continuità di tutti i tessuti e degli organi che costituiscono il vostro stesso organismo. Buona fortuna, ragazze e ragazzi, pronti a non dimenticarvi che ci state per mettere (così deve essere o non sarà) spirito e viscere (compreso quelle rettali e maleodoranti) in questa vostra vocazione che vi spinge, in spirito di servizio, verso i “servizi”.
Sperando che abbiano badato a scegliervi per un eccellente background culturale, dotati di una approfondita cultura informatica, con spiccate doti di seduzione, in eccellente forma fisica, con un qualche – sia pur non ostentato – tratto “diplomatico”; certi, inoltre che tra voi ci siano già degli esperti di lingue rare, vi diciamo piccole cose aggiuntive a quanto già ampiamente ,per anni vi abbiamo detto e soprattutto vi è stato detto da esponenti di primissimo piano dell’intelligence italiana in organico.
Una piccola ricostruzione storica dalla quale valuterete autonomamente a che punto siamo e quant’acqua ancora deve passare sotto i ponti perché le complessità tipo ISIS, Libia, Nigeria o Ukraina vengano affrontate sapendo di cosa si tratta. Stiamo parlando di anni di ritardo che non possono essere azzerati con questi gesti di forma più che di sostanza e soprattutto “cambiamenti” che è stata vera follia che fossero affidati e gestiti da quelli che volevano (se sono li da decenni come potrebbe essere vero il contrario?) che nulla cambiasse per poter continuare a fare ciò che più ritenevano giusto. Non siamo tutti sicuri che questo giusto corrispondesse al giusto per l’Italia e voi tutti.
Oreste Grani/Leo Rugens
L’ha ribloggato su Leo Rugens.
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