Stiamo per dichiarare guerra a non si sa chi e, soprattutto, non si sa bene perché!

Mussolini cancella il libico

Mussolini cancella il libico

Il giorno 30 luglio 1938 – XVI dell’Era Fascista veniva ultimata la stampa del libro di Anton Zischka, “L’Italia nel Mondo” per l’Editrice Bompiani di Milano. Mancavano circa 500 giorni all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e l’autore del volumetto scrive un cumulo di enfatiche stronzate sulla “grandezza di Roma e dell’Italia”. Non azzeccherà una sola previsione su quanto accadrà geopoliticamente parlando a distanza di pochi anni, pochi mesi, pochi giorni. Questo Anton Zischka, austriaco, parla di gentaccia paranoica quale il dottor (così lo appella nella prima pagina del libro) Goebbels come di un qualunque credibile, per bene, signore di mezza età tedesco. La somma di cazzate non è riproducibile perché andrebbero documentate grazie ad una copia anastatica del librettiello. La tragedia è che questi libri venivano editati da una casa editrice di una qualche serietà e che venivano letti e commentati, come se niente fosse, da migliaia di persone. Dicevo che l’autore non ne azzecca una per cui non varrebbe la pena di citarlo dopo decenni se non perché  appunto le idiozie sono talmente tante e così gravi e scritte a poche ore dagli avvenimenti storici che li smentirono totalmente che mi chiedo come fosse possibile che la nostra gente avesse sugli occhi fette di salame tanto spesse da impedirgli di vedere quanto stava per accadere o addirittura era già accaduto.

Dicevo che tutte le pagine di quel libretto erano piene di corbellerie ma in modo particolare il capitolo dedicato alla Libia e alle conquiste italiche. Sembra di leggere i rapporti del SID/SISMI/AISE degli anni successivi.

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Memori che Gabriele D’Annunzio affermava che l’Africa era la pietra su cui affilare la spada per “una conquista suprema” (dimenticandosi di dire di chi fosse la spada in oggetto), proviamo, a proposito di cazzari o di personaggi attendibili, a porci il problema del grado di “affidabilità” delle minacce ieri pronunciate dai portavoce del “Califfo più feroce del mondo”, da quando Maometto ha cominciato a predicare e della notizia che siamo pronti a lanciarci in una ennesima “avventura libica”. Tenete conto che già si parla di 5.000 uomini e di chi dovrà comandarli.

Passiamo all’affidabilità dell’ISIS: altissima. Quello che dice fa. Affidabilità dell’Italia rispetto alla questione libica: bassissima.

Siamo peggio del mitico Anton Zischka: non abbiamo saputo prevedere – in tempo – alcun avvenimento e soprattutto non abbiamo potuto portare a termine alcuna contromossa a quanto è poi accaduto. Ciechi, sordi e muti, non sono termini sufficienti per descrivere in che condizioni reali siamo stati lasciati dalla nostra intelligence. Assomiglia ad aver continuato a dire: Nizza e Savoia; spezzeremo le reni alla Grecia; gli anglo-americani li fermeremo sul bagnasciuga. La verità nuda e cruda che senza sovranità nazionale e senza aver coltivato e messa a punto una Strategia di Sicurezza Nazionale (a meno che tale documento esista ed io – ritiratomi in questo marginale e ininfluente blog – non ne sappia – come è giusto che sia  – nulla) saremo esposti ad una carneficina, tra la nostra gente e oltre mare. Saremo gli ascari di chi vuole continuare a giocare a Monopoli/Risico/Corteo e al su e giù del prezzo delle terre rare e dello specchietto per le allodole che – ormai – e il “barile di petrolio”.

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L’ISIS, da poche ore, ha conquistato anche Bengasi (ex Libia) e a mio modestissimo avviso è pronta ad attaccare Tobruk a due passi dal confine egiziano e, da Mosul (ex Iraq)…. pronuncia minacce – ad personam – contro il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, definendolo “un crociato”. Chi glielo avrebbe mai detto, al “gentile” e “raffinato” Gentiloni (che nella vita è stato tutto meno che un “crociato”) di dover finire nel mirino (con nome e cognome) di spietati jihadisti? Comunque, la situazione precipita e l’arrivo, in poche ore, anche a Bengasi delle truppe del Califfo, racconta che ormai è questione di settimane e poi la “guerra tra la gente” libica (quindi tunisina, quindi algerina, quindi marocchina) diverrà irrisolvibile senza una guerra convenzionale di macro-dimensioni e dalle conseguenze imprevedibili. Gentiloni, innocente come pochi, paga decine di anni di complicità consumatesi in territorio libico tra centinaia di affaristi italiani e la corte di Gheddafi; Gentiloni – tra i pochi innocenti – paga lo sfruttamento che i faccendieri italiani, in accordo con una parte corrottissima della politica libica, hanno effettuato ai danni della popolazione di quelle terre; comportamento che gli jiadisti, considerano “colpa” da non perdonare. Gentiloni, seconda figura – per peso “internazionale”- del Governo, chieda a Renzi, in quanto capo diretto delle agenzie di intelligence (Aisi/Aise), se risponda al vero che (vedi post  Bersani in Libia: attento a non tagliarti le palle con l’affilata Spada dell’Islam) perfino Mario Monti tornò incazzato nero dalla Libia per come aveva trovato la situazione durante la visita che degli sprovveduti gli avevano organizzato.

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Tutto questo, in un dibattito parlamentare serio e in un altro paese, sarebbe non solo, non smentibile, ma sufficiente, alla vigilia di una guerra, perché cadesse il Governo dei “toscanelli” e degli irresponsabili. Dalla primavera del 2011, con modalità ridicole di cui sono stato testimone (si è arrivati a ritenere che uno come il vecchio socialista Se.Re., ombra e segretario di fiducia – da sempre – di C.M., potesse essere di una qualche utilità nell’interpretazione degli avvenimenti in corso in Libia e perché tenesse contatti col mondo che contava, forse, qualcosa durante il regime gheddafiano ma zero spaccato, ormai, nella primavera del 2011) si annaspa peggio di prima e si rifilano cazzate alla ministra Roberta Pinotti tanto che l’ingannata, è arrivata ad affermare, poche settimane fa, che l’Italia si preparava ad addestrare elementi militari filo-governativi. Ma filo di che e filo di chi? Ma se non c’è più nulla e nessuno “da filare”, per gli Italiani, nel ex Libia, da anni, mi dite di cosa si sente parlare? Non c’è più niente da fare perché – banalmente – non esiste più la Libia! A fronte di questa super produzione intelligente nessuno ha rinunciato ad un centesimo delle retribuzioni fantasmagoriche che nelle nostre “agenzie” ancora si dispensano, con indennità di cravatta, inclusa o meno. Anzi, uomini senza onore, stanno tutti  immobili ad aspettare che passi il tempo impunemente e che la congrua liquidazione e la pensione inalienabile, finalmente maturi. Gentiloni chieda, subito, ai signori diplomatici che ancora lo circondano alla Farnesina, cosa succederà della sua vita dal momento che, al Ministero degli Esteri, per anni, un gruppetto di ambasciatori ha sostenuto che solo loro capivano quanto stava avvenendo e che loro, “erano l’intelligence del Paese”. Con questi diplomatici – a dir la verità – non è mai stato chiaro quale fosse il paese di cui si parlavano!

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Quanto, invece fosse “intelligente” questa loro “intelligence”, non credo che ormai ci siano più dubbi. Mi rivolgo a Francesco Rutelli (che mi conosce da anni e bene) che ha troppo affetto per Paolo Gentiloni per non suggerirgli di chiedere a Matteo Renzi e al Presidente Sergio Mattarella, di fare piazza pulita di quanti ci hanno messo – scientemente – in questa situazione internazionale, gente mai mossa dall’amore per l’Italia e sempre al servizio di Paesi terzi. Troppo duro questo Leo Rugens? E’ il minimo che questi vanesi arroganti strapagati si meritano. Ora il capro espiatorio, il colpevole agli occhi distorti dal fanatismo islamico, dobbiamo consentire che diventino Paolo Gentiloni o Roberta Pinotti o i nostri cittadini onesti divenuti soldati? Prima di loro ci sono mille altri colpevoli di questo sfacelo, facilmente individuabili, che però non sta me indicare. E questo chiamarli per nome lo evito non certo per viltà ma perché la fase e delicatissima. L’ora è drammatica(guardate in queste ore in Danimarca) ed è opportuno e urgente che il suggerimento – che affido alla rete ma cautelandomi, invio il post a 700 indirizzi qualificati compreso quello di Rutelli – arrivi al ex Sindaco di Roma e, da lui, al suo amico Paolo Gentiloni.

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Amico, prima che compagno di avventura politica. All’ISIS va dato un segnale e, questo segnale, deve essere la rimozione di chi ci ha messo in questa situazione. Forse, paradossalmente, dalle parti di Mosul, apprezzeranno o almeno avranno rispetto, di questa scelta, sinonimo di schiena dritta. Per difendersi o meglio per poter attaccare con qualche speranza di successo, bisogna preventivamente applicare il “metodo Ali la Pointe” (repulisti nella casbah) che spero sappiate quale sia e in che circostanze (Battaglia d’Algeri) sia stato adottato. Tanto, se si ritiene che questi “servitori dello Stato, ci difendano o sappiano fare analisi, stiamo “freschi”. Anzi stiamo caldi. Anzi, stiamo arrosto e dentro una gabbia infuocata.

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Prima si fa piazza pulita a casa nostra, tra le nostre fila, e prima possiamo ipotizzare di organizzare un qualcosa che abbia un senso nell’interesse della nostra collettività. Non si deve accettare di andare in una nuova guerra (questa particolarmente foriera di gravi pericoli per la nostra gente in Patria, come Francia e Danimarca insegnano) senza il repulisti auspicato. Dobbiamo pensare a proteggere la nostra collettività (se pure in modo non esclusivo) ma questo sacrosanto dovere sarebbe impossibile  se nulla cambiasse nei nostri apparati di sicurezza. Che oggi sono tutto, meno che tali.

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Ora sì che comincio, dopo queste parole, vecchio e stanco come sono, a correre qualche rischio. Comunque, questo sentivo il dovere di dire e questo ho detto.

Oreste Grani/Leo Rugens