Messaggio ai collaboratori di ieri e di oggi “naviganti”
C’è un tempo per ogni cosa e ora è tempo di dare anche un senso, tra le mille altre cose ideate e realizzate, al lavoro fatto a Genova, dal 9 al 17 novembre del 2010, nell’ambito del “Festival dell’Eccellenza al Femminile. Ipazia e il Mediterraneo delle Donne“.
Cari collaboratori, di ieri e di oggi, ogni sforzo prodotto – come ho sempre ribadito – nei venticinque anni trascorsi, è stato portato a termine nell’esclusivo interesse della Repubblica Italiana. Soprattutto mi riferisco alle attività che riguardano gli eventuali rapporti professionali intercorsi, durante i venticinque anni, da ciascuno di voi, con figure istituzionali. Queste iniziative e queste relazioni devono essere tassativamente considerate patrimonio della collettività e non possono, per nessun motivo, essere ricondotte ad alcun uso “privatistico”. Ho sempre sostenuto questo e questo sosterrò fino all’ultimo giorno concessomi. Nulla è “cosa propria” (parlo ovviamente di quanto si genera nell’ambito delle attività di lavoro qualunque tipo di sacrificio si ritenga di aver fatto) e tutto è della collettività che non chiamo Stato solo per motivi di opportunità.
Ora, per quanto riguarda quanto realizzato a Genova, potrebbe essere legittimo agire (come filosofi, come giornalisti, come grafici, come analisti, come militari, come “nulla facenti”) nella speranza di riuscire, in modo coordinato e memore, ad essere utili al nostro Paese, referente primo ed ultimo di ogni sforzo a suo tempo profuso. A qualunque titolo.
Oreste Grani