Il Qatar, per la questione libica, richiama l’Ambasciatore al Cairo. Possiamo sapere chi in Italia è amico del Qatar?
Ma con chi sta il Qatar? Ma con chi stanno gli italiani che fanno affari con quelli che non si sa con chi stanno? Se dovessimo scoprire che il Qatar, dopo aver richiamato il proprio ambasciatore al Cairo per avere delucidazioni sull’attività anti Isis delle truppe comandate dal gen. Abd al-Fattah al-Sisi, sulla questione “spinosa”, fa il pesce in barile, chi risulterebbe amico di chi se risultasse in affari con il Qatar? In queste ore, mi sembrava di aver capito che l’Italia, formalmente e con grande enfasi, si è schierata contro l’ISIS (ci sono addirittura degli interventisti pronti al solito armiamoci e partite) dal quale, oltretutto è pubblicamente minacciata. Se così è, mi dite perché nessuno chiede ai nostri ministri competenti l’elenco degli Italiani collaborazionisti del Qatar, dei sauditi e, di fatto, – quindi – dell’ISIS? Se pensate che ci svegliamo adesso sul tema, vi sbagliate e vi preghiamo cortesemente di rileggere i nostri post:
Ce la farà il Qatar a papparsi anche l’incompiuto ospedale San Raffaele di Olbia?
Presidenti Monti e Bassanini, chi se lo prende il carbone del Qatar?
Ignazio Moncada, l’uomo venuto da Modica
L’Italia è minacciata (e con noi lo Stato Vaticano) dai tagliatori di teste che, Qatar da una parte, Hamas e sauditi dall’altra (e un po’ alla volta vedremo da quanti altri) non vogliono dichiarare nemici. Forse, come abbiamo sempre detto, la politica estera è la cartina di tornasole di ogni inadeguatezza, doppio giochismo, avidità, tradimento di una classe dirigente. Per quello ora emergerà – senza appello – chi è amico di Hamas (non sto scrivendo del martoriato e sfruttato dai suoi stessi protettori popolo palestinese) e chi, perfino, è amico degli amici dell’ISIS. Amico degli amici? Questa espressione riassume e denuncia un legame criminoso solo per “Cosa Nostra” e i suoi affiliati? In troppi, in Italia, per troppi anni hanno avuto la libertà di fare affari con chi più gli conveniva. Se guerra dovrà essere, si applichino le regole basilari della sicurezza, almeno in fase preventiva: snidare i complici, le quinte colonne di quelli che formalmente dichiariamo essere i nostri nemici. Dopo di che, non dico che si debba tagliare loro la testa o le mani (come farebbero dalle parti dei loro amici anche semplicemente in Arabia Saudita) ma, almeno “sospenderli dal servizio” o “sequestrargli i beni”, direi proprio di sì. Soprattutto se, ad esempio, si scoprisse che con i nostri nemici questi nostri spregevoli connazionali si ingegnano a rubare soldi alla nostra collettività. Più ci penso e più ritengo che se si “beccasse” qualcuno che con i finanziatori dell’ISIS (non dico direttamente con i taglia gole nel qual caso proporrei subito di applicare il codice militare) ci fa soldi, sarebbe giusto mozzarli le mani. Sarebbe incivile ma al tempo stesso educativo. Possiamo sapere quali aziende fanno affari con i finanziatori dell’ISIS?
Rimaniamo fermi a quanto affermava uno che di armi e di petrolio se ne intendeva, l’armeno Calouste Gulbenkian: “…ogni goccia di petrolio una goccia di sangue”.
Oreste Grani/Leo Rugens che ricorda di aver chiesto chiarimenti in materia in tempi non sospetti
Caro leo Rubens
mi sembra una domanda semplice eppure fondamentale! Questi premono per andare a fare la guerra con 5mila uomini (chi quali perché? Nuovi Latorre e Girone? militari al servizio di una petroliera privata?!) senza nemmeno distinguere fra nemici e alleati? No, ma è proprio la follia!!!!e cercano agenti segreti in tv!!!
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Cara Maria Teresa non gliene fai passare una! Giustamente!
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Scusami, Leo Rugens per quanto Rubens…
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