Noam Chomsky: una schiera di nemici

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Anziché parlare dell’ultima guerra, vorrei parlare della prossima, perché è meglio essere preparati al futuro che ci attende. Oggi negli Stati Uniti è in atto un processo molto particolare, che per la verità si è già osservato in altri paesi: i problemi sociali ed economici si stanno aggravando con effetti potenzialmente catastrofici; coloro che detengono il potere non hanno alcuna intenzione di intervenire. Se si esaminano i programmi di politica interna dei governi dell’ultima quindicina d’anni (compresi quelli in cui il partito democratico era all’opposizione) non si trovano proposte concrete di intervento sui gravi problemi del sistema sanitario e scolastico, delle abitazioni, della disoccupazione, della criminalità, del vertiginoso aumento della delinquenza e della popolazione carceraria, del deterioramento dei centri urbani.

Nei primi due anni in cui George Bush è stato alla presidenza, tre milioni di bambini hanno oltrepassato la soglia della povertà, il debito è cresciuto sensibilmente, il sistema scolastico si è trovato sempre più in crisi, i salari reali sono rimasti pari a quelli della fine degli anni cinquanta per la maggior parte della popolazione e nessuno ha fatto niente. In tali circostanze bisogna distrarre il gregge smarrito perché, se si rende conto della situazione, potrebbe non accettare di subirne le conseguenze. Il campionato di calcio e le sitcom potrebbero non bastare più. Bisogna incitarlo ad avere paura dei nemici.

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Negli anni trenta Hitler spinse i tedeschi ad avere paura degli ebrei e degli zingari: per difendersi bisognava sterminarli. Anche noi americani abbiamo i nostri metodi: nell’ultimo decennio, ogni uno o due anni, è stato inventato un grande mostro da cui era necessario difendersi. Eravamo abituati ad averne uno sempre a disposizione: l’Unione Sovietica. Ma poi come nemici i russi hanno perso la loro attrattiva, e siccome diventava difficile usarli a quello scopo, occorreva tirare fuori dal cappello qualche nemico nuovo. In realtà, George Bush è stato ingiustamente criticato per non aver saputo spiegare chiaramente come stavano le cose. Prima della metà degli anni ottanta, la minaccia era sempre la stessa: i russi. Poi quella minaccia non ha più avuto senso e Bush ha dovuto trovarne di nuove, come aveva fatto l’apparato di pubbliche relazioni di Reagan in precedenza. Alla conquista del mondo ci furono allora i terroristi internazionali, i narcotrafficanti, gli arabi impazziti e Saddam Hussein, il nuovo Hitler, uno dopo l’altro. Spaventate la popolazione, terrorizzatela, fatela sentire minacciata in modo che se ne stia chiusa in casa e non osi spostarsi. Poi ottenete una gloriosa vittoria su Grenada, Panamà o qualche altro esercito indifeso del Terzo mondo che riuscirete a polverizzare prima ancora di averlo visto schierato: proprio come è avvenuto. Allora ci sarà un sospiro di sollievo: siamo stati salvati all’ultimo minuto.

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Questo è uno dei modi in cui potete impedire al gregge smarrito di prestare attenzione a quanto sta realmente accadendo, distrarlo e controllarlo. Il prossimo mostro a entrare in scena sarà, molto probabilmente, Cuba: bisognerà continuare la guerra economica illegittima e probabilmente recuperare il terrorismo internazionale, riportandolo ai livelli dell’operazione Mongoose, organizzata dall’amministrazione Kennedy ai danni dell’isola, rimasta ineguagliata, salvo forse per la guerra contro il Nicaragua (per chi vuole considerarla terrorismo; la Corte mondiale in realtà l’ha trovata più simile a un’aggressione). C’è sempre un’offensiva ideologica che costruisce un mostro, e poi organizza una campagna militare al fine di annientarlo. Se il nemico è in grado di difendersi, questa strategia diventa troppo pericolosa; ma se c’è la certezza di poterlo sconfiggere, allora si parte all’attacco e tutti potranno tirare un sospiro di sollievo per lo scongiurato pericolo.

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tratto da “ATTI DI AGGRESSIONE E DI CONTROLLO” di Noam Chomsky

La selezione dei brani è a cura di Zlabya e del suo gatto