Il disegno neo conservatore, neo aristocratico, antidemocratico, iniziato con la P2 di Licio Gelli,  sta per compiersi 

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Qualche mese fa postammo un articolo intitolato “A ognuno le sue twin towers”. L’argomento era tutt’altro da quello che oggi trattiamo ma sempre di “torri” si trattava.

Ma come può accadere che un Paese venga, di ora in ora, spogliato e reso impotente dalle conseguenze pratiche di un accordo che per semplicità (e per coglionare la gente) fu chiamato “del Nazareno” senza che volino non dico “mazzate” ma almeno qualche spintone o, sarebbe meglio, degli umilianti calci in culo? Il Patto del Nazareno esiste ed è un accordo sancito tra due “viaggiatori e piazzisti” protetti dalla politica partitocratica. È un patto completamente ed esclusivamente indirizzato agli “affari”. Gli italiani (tranne una sparuta minoranza) rimuove che uno dei due è un gaglioffo “radiato dal Parlamento” è l’altro non è mai stato eletto da nessuno.

Matteo Renzi è stato “nominato” e imposto ad un Parlamento “truccato” direttamente dal massone neo conservatore (viceversa da sempre falso democratico), Giorgio Napolitano. Così afferma Giole Magaldi in un libro (Massoni società a responsabilità illimitata), venduto – da mesi – in decine di migliaia di copie, senza che l’ex Presidente della Repubblica sentisse il bisogno/dovere di querelare, smentire, ridicolizzare, reagire in qualche modo alle dichiarazioni gravemente insinuanti che vi sono contenute.

Secondo Magaldi, Giorgio Napolitano risulterebbe (con documentazione incontrovertibile e, se necessario, riscontrabile) aver giurato, non solo alla Bandiera Italiana ma anche nelle mani di un Gran Maestro latomista statunitense, affiliandosi così, da quel momento (marzo del 1978) alla Ur-Lodge “Three Eyes”. La Three Eyes è la stessa Ur-Lodge dove risulta accolto l’ultra conservatore, neoaristocratico, antidemocratico Henry Kissinger.

 

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Nei giorni scorsi, la disagiata Famiglia Berlusconi si è procurata il denaro per compiere i passi necessari all’opa su Rai Way.

Con questo miliardozzo, Berlusca e company, si preparano a papparsi le torri di trasmissione del segnale televisivo per concludere dopo più di trent’anni, il compito affidato a suo tempo da alcuni ambienti reazionari e antidemocratici della “massoneria statunitense” alla Loggia Propaganda 2 nella persona di Licio Gelli che, a sua volta, per compiere l’opera aveva articolato la Loggia in più gruppi affidando in particolare il 17°raggruppamento a Fabrizio Trifone Trecca, tessera n° 327, all’epoca – addirittura – suo medico personale e conduttore di trasmissioni televisive sul vivere meglio.

Nel gruppo 17, sguazzavano in particolare Ugo Bonasi giornalista del “Quotidiano nazionale”; l’ammiraglio Marcello Celio già vicecapo di Stato maggiore della Marina militare; Maurizio Costanzo (quello!); Roberto Ciuni già direttore del “Giornale di Sicilia”, “Il Mattino” di Napoli, “La Nazione” di Firenze; Giuseppe Dall’Ongaro, ex direttore de “Il settimanale”, periodico del Gruppo Rusconi su cui comparve – a firma di Roberto Gervaso – la prima lunga intervista a Licio Gelli; Massimo De Carolis ex deputato DC, poi presidente del consiglio comunale di Milano per Forza Italia, leader della cosidetta Maggioranza Silenziosa; Franco Di Bella già Direttore del Corriere della Sera (mica cazzi!); l’ammiraglio Antonino Geraci Capo del Sios, ovvero il Servizio Informazione della Marina Militare all’epoca del rapimento di Aldo Moro; Roberto Gervaso (fate voi!), Paolo Mosca, ex direttore de “La domenica del Corriere”; Luigi Nebiolo, all’epoca direttore del Tg1 (minchia); Rolando Picchioni, ex deputato DC, presidente della Fondazione per il Libro, la musica e la cultura che organizza di fatto – ancora oggi – il Salone internazionale del Libro di Torino (caro R., ogni promessa è debito!); Leonello Ponti, cattedratico e chirurgo inaspettatamente  nel 1975 nominato capitano di fregata di complemento della Marina Militare; Gustavo Selva ex direttore del Gr2 e molte altre cose tra le quali europarlamentare DC e deputato per Alleanza Nazionale; Gaetano Vullo braccio destro dell’editore Attilio Monti; Giorgio Zicari, noto all’epoca come il “principe dei cronisti” negli anni successivi allontanato dal “Corriere della Sera” dopo aver ammesso  di essere un collaboratore dei “Servizi segreti” (un Renato Farina ante litteram); dulcis in fundo, nella speranza di non aver fatto torto a nessuno (vivi o morti che siano), Silvio Berlusconi, The Best, a cui si deve – 37 anni dopo – con la mossa dell’Opa, il tentativo di attuare quella parte del piano eversivo (il controllo dei media) che all’epoca andava sotto la denominazione di Piano di rinascita democratica (o nazionale).

 

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Dove non erano riusciti questo fior fiore di professionisti e di volponi (più altri 900 tra gli uomini più potenti d’Italia!) appena elencati ce la sta facendo il boy scout finto per bene Attanasio Cavallo Vanesio Matteo Renzi. Ci sarà pure un motivo.

Forse è ora di svegliarsi. Forse è ora di dare un seguito all’indicazione (non dico “quale” per non rischiare di essere oscurato!) di Sandro Pertini (la diede quando era il nostro presidente della Repubblica) di cui ieri l’altro ricorreva il 25° della scomparsa.

Oreste Grani

 

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