I maestri di Ercole Incalza (e di Nencini e De Caro) sono stati Claudio Signorile e Lorenzo Necci
Secondo alcuni (non mi interessa neanche più dire chi perché intanto nessuno se li inc… di pezza, come direbbero i romani veraci) la ‘ndrangheta controlla metro per metro, casello per casello (grazie ad una spartizione che deve essere stata fatta anni addietro) la Salerno-Reggio Calabria. Serve a qualcosa dire e ridire tutto questo?
Dichiarazioni autorevoli hanno denunciato, per anni, i perenni lavori di ammodernamento e con essi gli assorbimenti di fondi italiani (ed europei), con continui incrementi di spesa, senza sortire alcun effetto. Esaurita la funzione di “capro espiatorio” di Beppe Grillo e del M5S, responsabili di ogni limite della “Repubblica”, gli sgherri della partitocrazia proveranno a passare questo ruolo all’ISIS. Ma il califfo, colpevole di suo e di ben altro, non c’entra niente con i “Grandi lavori” e con i socialisti “figli” (torna la questione padri e figli) di Claudio Signorile (quello che mentre Aldo Moro era prigioniero delle Brigate Rosse giocava a poker con Lanfranco Pace, a sua volta brigatista) e con la diaspora susseguente a “mani pulite”. Soprattutto Abū Bakr al-Baghdādī non risulta essere affiliato alle “loggette” a cui appartengono gli allievi prediletti di Signorile. Abū Bakr al-Baghdādī appartiene alla Hathor Pentalpha. I De Caro e i Nencini farebbero bene a presentarsi in Parlamento e a giurare di non aver giurato (affiliandosi), fedeltà ad altri se non alla Repubblica italiana. Ritengo difficile che Umberto Del Basso De Caro (beneventano come me) possa raccontare una tale panzana.
Altrettanto, sarebbe interessante ascoltare le dichiarazioni (se ancora esistesse qualche giornalista intraprendente) di Claudio Signorile (prima che muoia) se corrisponda al vero che tutto quello a cui assistiamo è figlio della grande pappata organizzata, a suo tempo, proprio da lui in combutta con quel gran mascalzone di Lorenzo Necci. Necci fu – in vita – amico e socio (oltre che assiduo frequentatore) di quei loschi figuri che il sottoscritto – da anni – evidenzia nello schema investigativo che, ancora una volta, oggi pubblico. La ricostruzione investigativa di cui parlo, e che trovate di seguito, fa ritenere quegli ambienti masson/delinquenziali responsabili, tra l’altro, della sparizione/morte del giudice Adinolfi e del colonnello del Sismi Ferrario ufficialmente suicidatosi (PROVIAMOCI, IN MOLTI, A CERCARE GLI ASSASSINI DEL GIUDICE PAOLO ADINOLFI). Anni addietro, da quegli ambienti affaristici, uscivano ordini di morte. Di cosa vi meravigliate oggi: i due che hanno allevato, politicamente e affaristicamente, i Nencini, i De Caro, gli Incalza sono stati Claudio Signorile e Lorenzo Necci, personaggi, a loro volta e ai loro tempi, controllori, per conto degli ambienti criminal/massonici, delle due grandi mammelle denominate, “Ferrovie dello Stato” e “Autostrade”. Punto! Criminalità e basta. La politica della sinistra socialista era una copertura all’attività affaristico massonica. Punto. I trovati oggi a fare come volevano da trentanni, erano e sono, semplicemente, dei criminali che appartengono ad una sola consorteria che il povero bistrattato Agostino Cordova aveva intuito e, dopo di lui, Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi hanno inutilmente cercato di stanare: esiste una pseudomassoneria erede del piduismo più spietato che, tramite esponenti politici (si fa per dire) e imprenditori famelici, ha spolpato le casse dello stato e quasi sempre lo ha fatto in accordo con la criminalità organizzata. Spesso con quella calabrese.
Basterebbe – a questo proposito – ricordare i nomi della Direzione Nazionale del PSI che si è, nel tempo, risaputo essere “massoni/malavitosi”. Non vi meravigliate del fatto che mentre Lupi si deve dimettere (e io sono lieto di questa soluzione) Nencini e De Caro sono silenti e inamovibili. Lupi è solo di CL; gli altri, viceversa, sono “massoni”. Il resto sono chiacchiere. Parliamo di massonerie e loggettine (non olgettine!) che hanno legato Lorenzo Necci al malaffare da quando l’avvocato (anche lui veniva chiamato così) riceveva, 35 anni addietro, a Marina Velca i suoi accoliti. Con qualcuno di queste termiti in erba, giocava anche a golf. Malissimo. Gli uomini della sinistra socialista, si sono pappati – all’epoca – tutto quello che girava intorno alle Ferrovie dello Stato, in accordo con Necci e la criminalità, tanto è vero che quando Lodovico Ligato sgarrò, la ‘ndrangheta lo ha freddato davanti a casa, in Calabria. Da allora nulla è cambiato e Ercole Incalza, pedissequamente, ha seguito gli insegnamenti dei Maestri Claudio Signorile e Lorenzo Necci. Per dio, ma vogliamo aprire gli occhi: questa di Ercole Incalza è una parte di un tutto che continua, vero termitaio, a infestare l’Italia e a divorarne le ricchezze. Non è una storia di orologi, di lavoretti al figlio di quello o di quell’altro ma di di un antistato che sotto le vesti paramassoniche e in particolare parasocialiste non ha mollato la presa da trent’anni. Teardo era della sinistra socialista. Fate il conto e vediamo se mi sbaglio. Ora che il lupacchiotto ciellino è stato pizzicato (subito tradito dal gran traditore toscano), sarebbe interessante assistere a qualche “grande confessione” che dia sostanza anticipata al Giubileo straordinario del prossimo ottobre.
È ora delle confessioni (di massa) prima che si inneschino le decapitazioni (di massa) volute dall’ISIS. Ad esempio, Monsignor Paglia ci confessa cortesemente il senso dell’omelia pronunciata, nella Chiesa della Minerva, in occasione dei funerali di Lorenzo Necci quando oggi, un tipo come il socio dei fratelli Paolucci, Papa Francesco non vorrebbe neanche vederlo con il cannocchiale? Fosse anche usato alla rovescia.
Oreste Grani/Leo Rugens