A proposito di scorte e di obiettivi “umani” eventualmente nel mirino dei taglia gole dell’ISIS
Spero che nessuno di voi presuma che Irene Pivetti possa essere un obiettivo per gli esaltati seguaci del califfo Abū Bakr al-Baghdādī. Siamo d’accordo? Nessuno se la pensa. Tantomeno qualcuno punta a Fausto Bertinotti.
Bene sappiate che mentre non pochi versavano lacrime di coccodrillo sulla morte di Marco Biagi (gli tolsero la scorta e per i brigatisti fu un gioco da ragazzi ucciderlo) come scrivevano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella nel lontano 2007, fino al maggio 2006, la presentatrice televisiva Irene Pivetti usufruiva di una scorta in quanto prima (?) di scoprire ebrezza dei succinti completini sexy tutti cuoio e borchie, era stata l’inamidata ipocrita cattolicissima presidentessa della Camera.
Vorrei sapere se lei e Fausto Bertinotti ancora hanno la scorta o una qualunque condizione di privilegio.
Gente che ha fatto soldi a strafottere con la politica e che grazie alla politica (addirittura Bertinotti per le quattro cazzate che ha saputo raccontare con l’erre moscia a svantaggio dei lavoratori, ha anche trovato in moglie una milionaria che lo fa vivere, da allora, in un lusso esclusivo) continua a farli, sarebbe il colmo che fosse, altre ai vitalizi di cui dispone, anche fonte di ulteriori costi. A proposito di vitalizi, sarebbe anche interessante sapere se risponde al vero che la show-girl televisiva Irene Pivetti, organismo geneticamente modificato della badessa militare che fu presidente della Camera (come veniva definita a pagina 106 del libro-cult “La casta”), abbia segnato in rosso la data del 4 aprile del 2013, festa del beato Francesco Marto, il terzo pastorello di Fatima, perché, a quella mezzanotte, dovrebbe essere scattata (la signora è nata quel giorno) l’età pensionabile per la puledrina della scuderia dell’impresario Lele Mora (quello arrestato per aver procurato ai politici puttanelle e aspiranti show-girl) scelto dalla ex leghista in quanto “non era certamente “Biancaneve” ne, tantomeno, uno dei sette nani. Il senso pratico dei lombardi e in special modo dei leghisti mi sorprende sempre.
La provocante Pivetti è certamente in pensione ma vorremmo sapere “a quanto” perché viceversa, dopo quanto tempo aver prestato servizio nelle istituzioni repubblicane c’è andata, lo sappiamo già: 9 anni. Se, oltre a noi, lo avesse saputo Papa Francesco, ne avrebbe parlato ieri nel suo memorabile discorso al popolo napoletano costretto a morirsi di fame a Scampia. Gente napoletana, stretta nella morsa di quella criminalità contro la quale la iper attiva starlette, già suffragetta della politica leghista, non aveva mai fatto un ben amato cazzo.
Prima che le scorte (di uomini armati e dei soldi della collettività) si esauriscano, vediamo di sapere se i “troppi Fausto Berinotti e le troppissime Irene Pivetti”, ci costano ingiustamente anche un solo centesimo. Viceversa, ci vedremmo costretti ad indicarli alle milizie dei taglia gole come obiettivi sensibili, suggerendo loro che così facendo potrebbero creare – inaspettatamente – correnti di simpatia tra la povera gente italiana a favore della loro visione del mondo. Anche se la maggioranza degli italiani risulta formalmente cristiana cattolica apostolica romana non è detto che qualcuno per campare non si rivolga alla Mecca, tenedo appunto a mente che la Pivetti, per campare, si è messa al servizio dell’impresario Lele Mora.
A prescindere da Totò che si fece turco in un film memorabile, la continua sperequazione e violenza implicita nell’ingiustizia sociale, ritengo siano nemiche della sicurezza. Cosa che, di questi tempi, non è opportuno trascurare così sfacciatamente.
Oreste Grani/Leo Rugens