La Pirelli diventa cinese e Mc Donald e Coca-Cola svettano sui padiglioni (quelli finiti!) dell’Expo 2015
Quel bugiardo patentato di Marco Tronchetti Provera (vedi Telecom in cui ha saputo negare più che l’evidenza nella vicenda intercettazioni Tiger Team, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini, Fabio Ghioni, Adamo Bove ed altri), alla fine, ha venduto la Pirelli al miglior offerente. E voi che siete degli incauti romantici liberisti che mi leggono, direte: “Che c’è di male?”.
Per voi niente, per me tutto. Ad esempio, mi fa orrore che un “fuffarolo” milanese, senza arte ne parte, abbia prima scalato la più importante infrastruttura telefonica del Paese erede della gloriosa Stet (anche International), avvalendosi di soldi finanziariamente piovuti dal cielo e poi l’abbia ridotta ad un lupanare pronto ad essere fagocitato nella bocca dell’orco messo su ad arte dai Colaninno e compagnia cantando. Ancora un figlio del Colaninno, grazie a quella stagione e a quegli acquisti, si aggira nei palazzi della politica (è un compagno nominato nel PD), libero di parlare impropriamente di ogni argomento compresa la pericolosissima “politica estera”. Speriamo che ci pensi l’ISIS a fermare tanta offesa all’intelligenza del popolo che seppe dare i natali a Dante Alighieri, passando per Leonardo Da Vinci, fino a Giuseppe Mazzini.
Con i soldi della Telecom (succhiati agli ingenui risparmiatori italiani), il Provera (sarebbe meglio dire Proverà con l’accento sulla à) si è buttato a far girare palazzi e quel che era implicito nel marchio “Pirelli”. compreso il glorioso “Calendario” di cui oggi riproduciamo due foto “preveggenti”. Sempre marcato da vicino dalla signora Afef che mai in questa vita e nei secoli a venire andrà dimenticato, è la sorella di Slajeddine Jnfen ed è stata, prima di “stare” con Marco, la moglie di Marco Squatriti.
Torniamo agli occhi a mandorla e al loro infinito potere finanziario.
La Cina, per decenni, ha rappresentato nell’immaginario collettivo un paese lontano e poco conosciuto. Non sta certamente a questo marginale ed ininfluente blog mettere a fuoco la complessità di ogni operazione di compravendita che possa riguardare i rappresentanti “pro tempore” della Repubblica Popolare Cinese che, erroneamente, si ritiene essere un normale capitalista arricchitosi recentemente nei più diversi modi. Non è mai così: dietro ad ogni “privato” cinese c’è, con modalità che sono implicite a ciò che da anni andiamo dicendo (vedi 31°/LA CALUNNIA – E SE I CINESI CAMBIASSERO ROTTA?, IL PIÙ GRANDE SERVIZIO SEGRETO DEL XXI SECOLO?), il vero padrone che è lo Stato cinese che non consentirebbe a nessuno di diventare ricco se un bene placet in sede politica. Non dico avere un negozietto di cianfrusaglie “tutte ad un euro”. Quando si vende ad una compagnia, ad una banca d’affari, ad un fondo finanziario si vende allo Stato Comunista temporaneamente organizzato “ideologicamente” come ci appare in questa fase storica. Oggi i cinesi sono così ma come si porranno domani, dentro e fuori i loro confini, nessuno lo può dire.
Da quelle parti – ad esempio – a differenza dell’Italia che non ha più una vera Banca Centrale, dal 1984, anno in cui nasce la People’s Bank of China, la banca centrale non solo esiste ma muovendo le valute e decidendo le modalità con cui si regolano i prestiti tra Stati (per primi quelli che intercorrono in modo misterioso, da decenni, tra USA e Cina) determina l’assetto finanziario del Mondo come lo conosciamo o, riteniamo che sia.
L’acquisto della Pirelli quindi – per intendersi – non avviene da parte di chi noi pensiamo o sentiamo dichiarare davanti ai notai, ma in ultima analisi, la Pirelli, passerà allo Stato Comunista Cinese che, da quelle parti, è il vero padrone di tutto.
Con le buone o con le cattive, la politica estera ed economica planetaria viene “concessa” ad ogni cittadino cinese ma, in quanto concessa, come la Libertà, può essere anche negata. E mi sembra che, da millenni, di libertà in Cina, non se ne sia vista molta.
Non parlo solo dei diritti di cui ogni tanto si discute. Parlo delle decisioni politiche economiche che vengono prese, a prescindere, da qualunque volontà volessero esprimere un miliardo e mezzo di esseri viventi. In Cina c’è una dittatura feroce – da millenni – che solo ciclicamente (per poco) sembra ogni tanto allentare la morsa. Il valore della Pirelli, stratificato nel tempo grazie al sudore della fronte di migliaia di onesti italiani, non solo arricchisce, ancora una volta, un “bugiardo emerito” quale Marco Tronchetti Provera (la sua corte e chi ha procurato il compratore) ma lascia, senza un becco di quattrino di risarcimento i veri azionisti di tanta ricchezza che sarebbero stati i lavoratori italiani che, nel tempo, hanno fatto grande quel marchio. L’ennesima vicenda non equa. L’ennesima sfacciata soluzione a danno della nostra comunità. Che ormai non ha più nulla di suo da offrire tanto è vero che i marchi, re e regina, dell’Expo 2015, manifestazione interamente dedicata alla “scienza dell’alimentazione”, sono Mc Donald e Coca-Cola che Italiani non mi sembrano siano. Infine, al danno si è aggiunta la beffa e i cinesi non ci hanno neanche liberato di Marco Tronchetti Provera.
Meditate gente, meditate.
Oreste Grani/Leo Rugens