Difficile capire dove termina il legame della “fratellanza” e dove comincia quello “delinquenziale”. Chi è massone oggi?
Come ho sempre sostenuto, la “rete”, quando, bit dopo bit, terminale dopo terminale, hub dopo hub, si è imposta, ha cambiato i paradigmi culturali di una parte cospicua dell’Umanità, creando, con la sua straordinaria illimitata “energia”, i presupposti di una “vita nova”. Certamente, presupposti e, per ora, non altro. Non basta, infatti, sapere (come da qualche ora so) che un cittadino argentino (o qualcuno che lascia la sua “ombra/traccia elettronica” passando per l’Argentina) ha scoperto questo blog, per rendere realmente più comprensibile il Mondo ma sicuramente – una mano – la “rete” prova a darcela.
In queste stesse ore, nel recondito, qualcuno digita “ettore incalza elia valori” e, accortosi dell’errore, si corregge e ridigita pochi minuti dopo “ercole incalza elia valori” e, così facendo, ci mette, a sua insaputa (o volutamente?), sulla strada giusta. Perché no! Nel pezzo “I MAESTRI DI ERCOLE INCALZA (E DI NENCINI E DE CARO) SONO STATI CLAUDIO SIGNORILE E LORENZO NECCI“, sostenuto da ricordi personali, mi sono spinto a lasciare traccia (per investigatori di cose complesse cento folte più abili ed esperti di me) di quanto ritengo possa celarsi dietro le quinte di questo ennesimo episodio di “corruzione”. Sono stato confortato, dopo poche ore, dal giudizio di qualcuno che “del possibile” è dei “doppi livelli” in cui la realtà viene organizzata e fatta conoscere, è profonda conoscitrice. Grazie, signora anche per aver colto il “refuso”. Nel post giudicato “interessante” sostengo più cose quali ad esempio che i “Lorenzo Necci”, quando erano all’opera, sembravano delle persone per bene, competenti, fortemente impegnate nell’interesse della collettività e che fosse difficile immaginarli in rapporto delinquenziale con dei criminali come poi, in modo incontrovertibile, li abbiamo trovati agire. Nel caso in questione era ancora più difficile “scoprirli” perché, ad esempio, vedere Necci sposato con una signora molto bella, raffinata, rispettosa delle forme e della norma, che si interessava di contributi alla cultura, da un Ufficio della Presidenza del Consiglio (ricordo di averla conosciuta e incontrata, più volte, a via Po nei locali della struttura all’epoca guidata dal socialista Stefano Rolando), ti avrebbe potuto fuorviare se fossi stato mosso da curiosità investigative superficiali. Così come sapere che l’avvocato Necci si era scelto come Direttore della Formazione per il personale delle Ferrovie dello Stato (all’epoca 100.000 dipendenti per una spesa annua di oltre 350 miliardi di vecchie lire) una persona per bene, colta e competente, come Nadio Delai (ex Censis di Giuseppe de Rita), poteva portare lontanissimo da capire la sua vocazione all’illecito o al fare “combutta” proprio con quegli amici (i fratelli Paolini) conosciuti a Fiuggi durante l’adolescenza. Senza sapere con chi si sente a suo agio, nei momenti più intimi e segreti, l’uomo pubblico, rimane difficile capire gli “accatenamenti” che sceglie in quanto dipendenti dalla stessa sostanza stupefacente che sia rappresentata dal gioco d’azzardo, dalle femmine sempre disponibili, dalla cocaina, dai ragazzi prestanti, dal gusto di qualcosa di “ganzo” da fare, a prescindere che sia lecito o meno.
Spesso, quando i gazzettieri si scatenano, si scopre che queste figure di grassatori, appartengono a qualche loggia massonica o ad altra similare consorteria. Di fatto così non è. Sono semplici criminali che si ammantano di queste ipotesi solo per farsi “più belli” ma che nulla hanno a che fare con la tradizione dei liberi muratori.
Il legame massonico fatto di amore per la libertà, per l’uguaglianza, per la fraternità non ha avuto alcun reale significato per tutti questi nomi che continuano ad emergere negli anni abbinati al pensiero latomistico. Nessuno, di questi gaglioffi, avvicinandosi alla fratellanza, ha mai pensato di dover veramente faticare per lavorare la propria personalità trasformandola da pietra grezza in pietra cubica e ben levigata. Al massimo, quando pensavano alle pietre grezze, ritenevano che ci si riferisse ai diamanti in cui investire il denaro sottratto alla collettività. Denaro che serviva, primariamente, per sentirsi potenti soprattutto con il mondo femminile. Qualora i propri gusti andassero in quella direzione. Mai scelte filantropiche quindi e sempre, viceversa, avidità all’ennesima potenza. Migliaia di nomi, nei decenni, sempre associati a delinquere e mai fratelli in qualcosa.
Bisognerebbe ricominciare a chiedersi perché tutto questo è accaduto. A suo tempo il Presidente Mattarella, partecipando ai lavori nella Commissione di inchiesta sulla P2, seppe con estrema fermezza dire la sua. E in lui, giurista e uomo probo, confidiamo. È arrivato il tempo di chiedersi chi siano oggi i veri massoni e chi, usando l’effetto alone di questa eventuale appartenenza, i gaglioffi accaparratori della cosa pubblica.
Oreste Grani/Leo Rugens