L’ENI e il futuro del Paese
Domande semplici: l’ENI dove ha sede in Libia? I pozzi dove sono dislocati e la società petrolifera con cui fa affari, in quale zona della Libia è confinata? Può essere – ad esempio – che l’interlocutore tecnologicamente in grado di estrarre e di “vendere” sia allocato nel territorio che fa capo al “governo” di Tripoli e che se, per motivi geo politici, si pensa di sostenere l’altro “governo” che si è insediato a Tobruk, questa scelta potrebbe determinare un conflitto complesso da gestire? Possiamo sapere, in modo comprovato (con un’audizione parlamentare ad esempio) se gente che è stata pagata – per anni – milioni di euro si era mai posta il problema implicito in queste semplici domande? Possiamo sapere se il duo Scaroni/Descalzi aveva mai pre-visto quanto è accaduto e si prepara ulteriormente ad accadere?
Siamo alla resa dei conti energetici e la ripresa italiota di cui alcuni farneticano, senza soluzioni a questi problemi, sarebbe una chimera. Anche perché i rapporti con il Kazakhstan e realtà annesse, non ci sembra che per l’ENI siano “rose e fiori”. Siamo curiosi, inoltre, di sapere cosa Descalzi preveda stia per succedere in Algeria e, in generale, nell’area mediorientale. Yemen, Arabia Saudita, Siria, Iran, Israele e,soprattutto, in Egitto, cosa sta per accadere secondo il’AD dell’ENI? Proviamo a chiedergli di mettere per scritto, dal notaio, le sue pre-visoni? Non mi risulta che ci siano tracce di interviste, libri, interventi in convegni, documenti stilati per i consigli d’amministrazione in cui Descalzi (e prima di lui Scaroni), abbia pre-visto la caduta di Ben Ali, di Gheddafi, di Mubarak. Tanto meno del dilagare del “califfato” in Iraq o in Libia o in Nigeria dove l’Eni, arrogantemente, pretendeva e pretende di essere la nostra Intelligence. Visti i risultati i dirigenti preposti alla sicurezza devono essere quattro scalzacani poco “intelligence” e molto “stupid”. Così ci capiscono, in maccheronico, anche a Velletri. A meno che lor signori non sappiano ciò che non è dato di sapere a quei quattro coglioni che scrivono per Leo Rugens.
Possibile che solo i poveri capitani delle navi (Schettino docet), se sbagliano la manovra, debbano rispondere della loro insipienza rischiando decine di anni di carcere?
Oreste Grani/Leo Rugens che sente rumori di resa dei conti non solo energetici. Almeno come dovremmo augurarci che fosse. Passato Natale, finite le Feste Pasquali eviteremmo di dover aspettare il “Ferragosto” per sentire fare le domande giuste a chi una qualche responsabilità di tanta cecità la deve pur avere.