In questa Italia violenta e iniqua, c’è chi becca decine di migliaia di euro di arretrati e chi non ha il denaro per riparare la “tazza del cesso”

Nel pezzullo che ho appena postato (LA REINCARNAZIONE DOVREBBE SOCCORRERE TUTTI NON SOLO NOI (POCHI) PREVEGGENTI) ho fatto riferimento a degli arretrati che in queste ore (intendo dire proprio poche ore addietro) sono stati pagati a tutti i gradi superiori dell’Esercito. Leggete e meditate l’articolo che segue (scaricato dal Il Fatto Quotidiano del 30 aprile 2015) e, cortesemente, quando vi dicono che non ci sono i soldi per riparare la tazza del cesso della casa popolare di una invalida (100%) di novanta anni (casa popolare dislocata nell’estrema periferia in cui l’anziana è stata deportata anni addietro dopo che era nata e cresciuta nel cuore della Città Eterna), non rimanete indifferenti. Perché, in un altra vita, potrebbe capitare a voi che, ricevendo 458,00 euro di pensione, non ne abbiate da parte 200,00 per riparare la tazza “igenica”. Non avendo ormai neanche più i soldi per comprarvi “na tazzulella e cafè”. Mentre, viceversa, napoletanamente parlando, la “Volpe di Posillipo” (Alfredo Romeo), con i soldi che il Comune di Roma gli riconosce per un’onesta manutenzione delle suddette case popolari, di tazze di caffè se ne può comprare a strafottere.

È vero che tutti siamo destinati a morire (anche l’avvocato Romeo, quindi) ma almeno, in questa vita, a Mafalda gliela vogliamo pagare una “tazza” adeguata alla sua invalidità?
Per fare giustizia (si tratterebbe di un rimborso a Mafalda che ha trovato, alla fine, chi l’ha aiutata), punto sulla superstizione (alludo al mio pensiero iettatorio e maledicente) che mi dicono essere il “tallone d’Achille” dell’ex comunista Alfredo Romeo. Non su un suo eventuale buon cuore quindi ma sulla paura fottutissima per l’anatema appena lanciatogli.

Lo iettatore. Amico stretto dello schiattamuòrto
Orestino Granetto sempre più incazzato.
30.04.2015 |
Il Fatto Quotidiano |
pag.7 |
Ai generali non toccare l’indennità |
SCATTI BLOCCATI DA 3 ANNI, MA NON PER GLI ALTI GRADI MILITARI, CHE ORA SI SONO PAGATI PURE GLI ARRETRATI
di Paola Zanca
La busta paga è arrivata l’altroieri. Gli uffici del Centro unico stipendiale dell’Esercito hanno messo in pratica senza sgarrare nemmeno di un giorno la direttiva del generale Paolo Gerometta. L’adeguamento retributivo – scriveva perentorio il 5 marzo scorso – deve “effettuarsi possibilmente nella mensilità di marzo 2015” (liquidata il 27 aprile, ndr) e se “differimento” dev’esserci, che sia “contenuto”. PUNTUALISSINO, invece, per i generali di divisione e di corpo d’armata, per i colonnelli e per i generali di brigata è arrivato un bonus non da poco: tre anni di indennità di posizione e di indennità perequativa arretrate. Perché (anche) per le Forze Armate il blocco stipendiale voluto dal go verno Monti non vale. Così, appellandosi a una sentenza della Corte costituzionale che si era pronunciata sulle carriere di alcuni diplomatici, alla Dirczione generale per il personale militare (il Persomil) hanno pensato bene di non perdere altro tempo. Dal 1° gennaio 2011, per tre anni, le indennità aggiuntive di cui sopra non sono state riconosciute. Ma ora finalmente la Ragioneria generale dello Stato ha rimesso le cose al loro posto: “detti emolumenti”, scrive il generale Gerometta, direttore del Persomil, sono legati “per loro precipua natura a un evento straordinario della dinamica retributiva”. E come tali, vanno innanzitutto “esclusi dal cosiddetto tetto retributivo”, la soglia di 240 mila euro stabilita dal governo Renzi come massimo stipendio per il pubblico impiego. Per le stesse ragioni, vanno tenuti lontano dalla “cristalizzazione del trattamento stipendiale” im posta da Monti. L’eccezionale gratifica, insomma, non si può imbrigliare nelle rigide griglie dei ragionieri di Stato. BISOGNAVA riparare il guaio. Perciò è stato dato ordine di “procedere al conferimento delle provvidenze in questione in favore degli interessati”. Che non sono solo gli ufficiali privati del bonus, ma anche quelli che il bonus nel 2011 non lo prendevano ma nel frattempo sono stati promossi. In commissione Difesa, il deputato del MSS Gianluca Rizzo proverà a chiederne conto alla ministra Roberta Pinotti: “È d’accordo con questa interpretaziune della normativa – domanda nell’interrogazione – che attribuisce considerevoli benefici economici ad alcune centinaia di dirigenti?”. Stiamo parlando di somme variabili: l’indennità perequativa può andare dai 13 mila euro an- Busta paga di un colonnello con le indennità arretrate nui ai 29 mila circa. Nella busta paga di un colonnello che vedete qui sopra, la somma riconosciuta è di 29.990 euro, a cui sono stati sottratti 3.434,94 euro perché, in attesa della sentenza, era stata corrisposta una parte di indennità una tantum. Lo stesso aveva fatto il ministero dell’Interno con i prefetti rimasti “congelati” dal blocco di Monti. E anche dal Viminale, il 6 marzo scorso, è partita la circolare con scritto: ridateci tutto. |
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