“Leggere libri per sconfiggere l’apatia”. Sergio Mattarella

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Il vecchio Leone Ruggente ha taciuto per alcuni giorni non perché fosse moribondo come in molti spesso si augurano (particolarmente, in questi giorni, dalle parti di Marina di Ravenna) o non ci fossero accadimenti di cui ragionare ma, semplicemente, in quanto in trasferta a godersi (si fa per dire) un momento di svago al Salone del Libro di Torino.

Partiamo dalle delusioni gastronomiche.

Forse, in questa sosta torinese, ho nutrito l’anima ma quando ho dovuto mettere sotto i denti qualcosa, dalle parti del Lingotto, ho trovato dei super prezzi per del cibo scarso e di pessima qualità. Dalla “pizza bianca”, con una fetta di mortadellla (4 euro!), a salire. Passando per una “insalatona” (9,80 euro) che più “piccola e scarsa” non poteva essere.

Passiamo ad altro. Un mare di gente: più di 340.000 visitatori paganti!

Andiamo oltre.

Se c’era bisogno di conferme di come i tedeschi non ci tengano in considerazione, vi segnalo che all’inaugurazione del Salone non c’era una che fosse una autorità in rappresentanza della Germania, paese ospite dell’edizione 2015.

Inoltre, sbagliando le previsioni, gli allestitori dello stand della Germania hanno ritenuto che predisporre uno spazio per le presentazioni dei libri capace di accogliere seduti 14 visitatori fosse sufficiente.

Gli italiani hanno invece affollato lo stand tedesco per ascoltare e vedere da vicino personaggi quali Ingo Schulze, Gunter Wallraff o la giovane scienziata/scrittrice Giulia Enders. Continuo con le mie note di viaggio.  Solo l’ambasciatore tedesco sa perché non ha ritenuto opportuno recarsi all’inaugurazione del Salone quando, viceversa, la manifestazione è stata, giustamente, aperta dal Presidente Sergio Mattarella.

Oltretutto, il nostro Presidente, lo ha fatto tenendo un discorso, niente male, sul valore strategico della cultura.

Mattarella (e chi lo consiglia) ci piace sempre di più, tenendo conto che, ad esempio, il 1° maggio, non si è prestato al taglio del nastro all’EXPO di Milano. Se fossi tra quelli che si sono dati da fare intorno alla fiera gastronomica milanese, non sottovaluterei il “segnale” implicito in questa prudente assenza.

Cari quattro lettori, viceversa, porrei la massima attenzione a quanto detto dal Presidente Mattarella al Salone del Libro di Torino sulla capacità della cultura di indicare le vie per uscire dal cono d’ombra in cui è relegato il Paese.

Altri appunti sul mio taccuino torinese: si è notata la presenza vivace (un buon intervento in un perfetto italiano) dell’Ambasciatore della repubblica del Kazakhstan Andrian Yelemessov.

Il diplomatico kazako, non solo era presente durante la cerimonia di inaugurazione seduto in prima fila (si è visto salutare affettuosamente dal nostro Presidente e citare da tutti gli oratori) ma si è trattenuto – tutto il giorno – presso lo stand del suo Paese, giustamente orgoglioso di farlo in un bellissimo spazio espositivo (ideatrici e realizzatrici le “romane” Ariela Parracciani e Paola Riviello per conto della P’artners anch’essa società romana) in cui campeggiava una scritta che ancora mi fa riflettere: “Kazakhstan – Energie superiori. La Cultura si fa impresa”.

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La scelta scenografica/concettuale dello stand si sostanziava in una spirale fatta di un tessuto trasparente quanto bastava per velare e, al tempo stesso, mostrare, al centro delle volute, un leggio in plexiglass che teneva – in sospensione – un libro prezioso di per se e nella sua evidente simbologia. Il tutto illuminato sapientemente. Moltissima gente entrava a scoprire il “segreto ” di quella atipica “jurta”. Veramente elegante e suggestivo.

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Bravissimi quindi gli ideatori e i realizzatori soprattutto se si pensa che il Kazakhstan si prepara ad ospitare l’EXPO del 2017 (ad Astana) avendo come tema le energie del futuro. Mi è sembrato particolarmente intrigante questo gioco di rimandi fra le energie superiori (elevazione spirituale) che solo la cultura (e quindi i libri!) possono generare a qualunque latitudine e in qualunque condizione umana e l’offerta della natura sotto forma di “combustibili” di cui è ricco il Kazakhstan. Nei materiali divulgativi, segnati da una raffinata grafica, si poteva leggere: “

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Lo sciamano è una figura importante in Asia centrale e in particolare nelle terre che oggi formano il Kazakhstan. E’ espressione di una cultura, non solo religiosa, estremamente antica e con connotazioni originali dai tratti di sconcertante modernità. Sentiamo di dover fare riferimento a questa figura perché essa è, come sostiene il grande storico delle religioni Mircea Eliade, un sacerdote capace di farsi lui stesso elemento di transizione per mettere in contatto fasi, luoghi e tempi diversi. Lo sciamano è un grande mediatore è come tale appare oggi nella sua “preziosità”. In un’epoca storica caratterizzata da continui ed esasperati conflitti in presenza di sempre meno capacità a gestirli, dolorosa si sente la mancanza di “sciamani” risanatori di lacerazioni e cucitori di strappi. 

Lacerazioni che sempre più spingono l’uomo verso la semplificazione dell’uso della violenza come soluzione ai conflitti  forzando tutti alla rinuncia dell’uso sapiente degli strumenti che solo la cultura possiede. Quest’anno abbiamo scelto la scrittura (ecco il perché del Salone del Libro di Torino) come esperienza della libertà nell’uomo.

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Che sia con la musica, con la danza, con la parola narrata, sempre amica del ricordo nemico dell’oblio, con la meditazione che alimenta le risposte sagge, lo “sciamano” (o “esperto in mediazioni” come noi vogliamo intenderlo), è pronto ad indicare la strada che, trascendendo il proprio “corporeo” interesse, sola spinge e alimenta il percorso verso una spiritualità più alta. Le energie superiori come appunto – in questo blog – amiamo chiamarle. Se questa abilità, fosse trasferita, con semplice metafora, nelle scienze sociali e nella geopolitica, apparirebbe subito sufficiente per abbassare i livelli di aggressività che la complessità dei luoghi affollati si porta inevitabilmente seco. Se fosse possibile far operare liberamente più uomini-sciamani, scopriremmo che la tanto genericamente vagheggiata convivenza pacifica, nella tolleranza e nel rispetto reciproco tra diversi, sarebbe a “tiro” e pronta – taumaturgicamente – a farci dimenticare millenni di orrore.

Gli “sciamani”, curatori di malattie, oggi, vanno cercati fra le donne e gli uomini di pace, tra le figure che sanno ascoltare i suggerimenti della Natura e che vedono nella diffusione della cultura l’unica speranza per un luminoso futuro per l’Umanità. Dobbiamo far emergere, in una società che in troppi vorrebbero adagiata verso il basso, le figure sciamaniche che sole ci mostrano di saper coltivare e utilizzare le “energie superiori” che sono latenti in noi ma che in troppi vogliono “sterilizzare”. Se riuscissimo a proteggere quella parte sciamanica che vive in attesa dentro di noi, vedremmo sviluppare equo benessere e con esso, la necessaria Pace. 

Nel Kazakhstan, antico o moderno che sia, ci sono segnali crescenti di volontà di ricerca di queste verità e di queste capacità “negoziali”.  Il filo rosso che lega gli sciamani kazaki di un tempo con i “mediatori” contemporanei è ciò che più ci attrae di questo immenso Paese che, nei molti luoghi che un tempo segnarono l’antica Via della Seta, oggi si prepara, forte di una visione lungimirante, a offrire all’Umanità una occasione di pace duratura.” 

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Niente male! Per chi volesse approfondire http://www.energiesuperiori.it/

Durante gli interventi dei relatori su uno schermo a muro scorrevano le immagini di un “documentario” su cui tornerò quanto prima. Un buon esordio quello kazakho che prefigura un expo (Astana 2017) meno “materialistica” di quanto ci si potesse aspettare.

Oreste Grani/Leo Rugens