Attacchi nelle moschee in Arabia Saudita: lo “scorpione ISIS” non risparmia nessuno
Palmira è occupata e ancora qualcuno, nei media, chiama i seguaci del Califfo, “terroristi” e li appella con il termine di “sedicenti”. Sono truppe che dilagano e il loro agire, con il terrorismo, ha poco a che fare.
Siamo all’insorgenza pre-rivoluzionaria e quindi ad un passo dal grande cambiamento. I soldati del Califfo marciano verso Damasco e si avvicinano a Bagdad. Sulla Libia si fanno solo chiacchiere nel tentativo di affondare qualche barchino/gommone/barcone.
Vediamo se la dritta/storta dell’intelligence tunisina ha fatto la mossa giusta per incastrare definitivamente il Ministro Angelino Alfano, cucendogli addosso il ruolo del ministro dell’Interno più incompetente della storia della Repubblica Italiana.
L’Europa ha una moneta (si fa per dire!) ma non ha un esercito; ne – tantomeno – una volontà politica propria: è di fatto implosa. Gli americani hanno fatto i guai e adesso ce li ciucciamo noi. Ad ogni sito archeologico che cade in mano agli jihadisti e ad ogni museo saccheggiato la speranza di pace arretra e si fa sempre più probabile un conflitto allargato alimentato da rancori senza fine.
Sangue e devastazioni iconoclastiche perché non si possa mai più fare pace. La formula è perfetta per continuare a vendere munizioni. Arriveranno gli anticarro quando non ci sarà più nessuno in grado di usarli. Ma il problema era venderli e questo, è ciò che è già avvenuto. Gli avidi obesi di “Wall Street” (vanno bene anche altre borse) sentono il vento in poppa e se la ridono al crepitare delle mitragliatrici che – non lo dimenticate – sanno “consumare” oltre 1.000 colpi al minuto.
Per fortuna che anche da quelle parti gli spiegano che è una capacità teorica e che se pisciassero a quella velocità, le canne si fonderebbero. Comunque, qualcuno vende, qualcuno paga, qualcuno baratta.
Tornando a Palmira, è dal 23 giugno 2014 (quasi un anno fa) che il sito archeologico è entrato nella lista dei beni culturali a rischio. È un anno che si sa come sarebbe andata a finire.
Ora – a mio modesto avviso – ci si deve preparare ad un mondo dove le opinioni di qualche anno addietro (era il 2009) dei portavoce di al-Qaeda (l’Arabia Saudita deve rimanere al sicuro perché è la fonte primaria di fondi per la maggior parte dei movimenti jihadisti) potrebbe lasciare il posto a chi non solo non la pensa così ma che potrebbe aver deciso di non accontentarsi di tali tatticismi. Il Califfo …(o chi per esso) potrebbe puntare a far diventare il petrolio saudita la santabarbara finanziaria da mettere a sostegno dei disegni di grandezza wahabisti. Disegni che – non lo dimenticate – prevedono la conquista del mondo. Se si fosse lavorato seriamente per accelerare la fine dell’era del petrolio (inevitabile!) oggi saremmo lontani da questo vicolo cieco. Mancano celle ad idrogeno, impianti per il solare termico e energia prodotta dall’eolico evoluto di “alta quota”. Dovremo sviluppare tutto questo mentre si diffonde la guerra tra la gente. Forse (anzi, certamente) dovevamo scegliere governanti capaci di pre-vedere e, invece, siamo andati avanti guidati da delle mezze-seghe. In Italia in particolare.
Oreste Grani/Leo Rugens