La Grecia finalmente decide di non pagare gli usurai!
“E io non ti pago”, suggerivamo, mesi addietro, quale soluzione possibile al tentativo da parte dei “banchieri europei” di strozzare il popolo greco usurandolo e rendendolo schiavo per sempre dopo averlo (sostanzialmente a sua insaputa) indebitato con decenni di spese (principalmente militari) indotte da una guerra con la Turchia che più artificiosa non poteva essere. Vediamo ora cosa succede se il piccolo eroico popolo greco, asserragliatosi alle Termopili finanziarie, resiste all’avido mostro monetario!
Vediamo se il tallone d’Achille dei pochi miliardozzi che i greci non possono/vogliono farsi cavare dalle vene esauste, innescano l’effetto domino dell’implosione di questo feticcio senza senso e senza futuro che i manipolatori dei media continuano a chiamare Europa!
Soprattutto se tutto questo lo si legge, in modo articolato e caleidoscopico, con l’avanzata dell’ISIS, la vittoria di quei birbaccioni di Podemos in Spagna ,la violenta virata a destra in Polonia e con quanto – inaspettatamente – potrebbe accadere, tra pochi giorni, in Italia. Nei Balcani, sotto sotto, tira una brutta aria e l’attacco contestuale dei seguaci del Califfo a Bagdad (gli americani stanno scoprendo che gli organici dell’esercito irakeno ci sono solo sulla carta e che i “reggimenti” erano solo dichiarati e servivano per fottere soldi secondo gli accordi post bellici!) e a Damasco, potrebbe descrivere uno scenario inaspettato per i soliti pressappochisti che per troppo tempo avete ritenuto informati. Le Intelligence di tutto il mondo occidentale sono ormai cieche, sorde e mute perché hanno scelto, per troppi anni, di interessarsi troppo di tecnologie intelligenti (sic!) e poco di “intelligence culturale” come la chiamiamo da queste parti. Ora in pochi sanno indicare come vivere la fase e quale realtà multipolare e in guerra permanente, si siano delineando.
Certamente, “signori che pensate di governare i popoli” sappiate che il Mondo non sarà mai più quello che avete conosciuto. E il “nuovo mondo” potrebbe riservarvi delle sorprese. Non delle migliori per voi e per i vostri “commerci”.
Oreste Grani/Leo Rugens
LA GRECIA PUÒ ANCORA INSEGNARCI QUALCOSA!
“1. “Ieri ho detto ‘domani ti pago’. E domani ti pago”!”
La battuta non è mia, lo confesso. L’ho tratta da Totò in Signori si nasce. In fondo questa è da sempre la filosofia della finanza: pagare i debiti di oggi con quelli di domani, cosicché questi, più che essere pagati, si rinnovano. Peccato, però, che non sempre i creditori la pensino in quel modo, e arrivi il momento in esigano i soldi: a Totò, che con molta nonchalance propone di rinnovare la cambiale in scadenza, il creditore risponde:” Questa cambiale non si rinnova”, promettendo di tornare all’indomani con i carabinieri”.
È il professore Aldo Giannuli che scrive, quale incipit del suo libro “2012: la grande crisi”, questo divertente brano.
Dopo queste poche righe, il testo prosegue per altre 364 pagine tutte da rileggere ora che per i grulli distratti dal “vociare toscano” che tanto va di moda in Italia in questo momento, è arrivato il tempo di capire cosa può accadere, come effetto valanga, dopo i grandi cambiamenti che si innescheranno nella terra di Pericle che, per chi non lo ricordasse, è l’amica Grecia. In particolare vi segnaliamo le considerazioni da non ritenere datate (il testo è del 2010), relative alla situazione greca che vanno, da pag. 82 a pag.89, alla luce di quel 12,5% di “crollo”, alcuni giorni addietro, in Borsa, ad Atene, di cui si sente “inaspettatamente” (?!) parlare abbinato al problema dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica greco. Anche in Grecia (come da noi o, da noi come in Grecia) si delinea una crisi legata alle necessarie elezioni per rinnovare i parlamenti e le cariche dello Stato.
In “campana”, quindi, perché, i grandi tramatori, le Ur-Lodge aristocratiche conservatrici, come le chiama Giole Magaldi, non sono dell’idea che i popoli sovrani possano decidere liberamente alcunché, per se stessi e per regolare le relazioni tra loro. In Grecia, come in Italia. Sarebbe opportuno, non fregarsene dei “vicini di casa” e non lasciare nessuno indietro, ne tantomeno “solo”. Parlo ai discendenti di gente ( gli italiani) che, alla Grecia, nel ottobre del 1940, riuscirono a dichiarare guerra, senza alcun reale motivo. “Spezzare le reni alla Grecia”, riuscirono a ipotizzare, dichiarare, avvallare quei poveracci (che tali erano già senza averne consapevolezza) degli italiani ottenebrati dal fascismo. Non solo nessuno spezzò niente a nessuno ma ancora dobbiamo onorare alla Grecia, da noi aggredita, i danni di guerra provocati. Noi e la Germania, in proporzioni diverse, novelli Totò, ancora dobbiamo saldare il conto. Questo qualcuno lo avrebbe dovuto ricordare a Giorgio Napolitano che tanto si è speso ieri per avvallare una auspicata da lui amicizia con la Germania. Prima di parlare, quindi, nelle prossime settimane, sarebbe opportuno che tutti si dessero una rinfrescata su come sono andate le cose e su chi, nei confronti della Grecia, ha sbagliato. Senza considerare quanto le ditte produttrici di armi (ci siamo anche noi come Paese esportatore?) hanno guadagnato sull’interminabile e apparentemente insanabile conflitto greco/turco/cipriota. Molto del debito greco è figlio di questa idiozia.
Veniamo al futuro prossimo.
Secondo noi la confusione, a mesi, regnerà in Europa, più di quanto si possa lontanamente immaginare. Con la confusione e senza strumenti di intelligence culturale, tutto potrebbe accadere. In questo stato di cose (che precedono l’impotenza e poi una possibile nuova tragedia) sarebbe opportuno prendere in considerazione l’ipotesi di ribellarsi, senza timore, perché la rivolta sarebbe legittima in quanto attuata contro dei prepotenti che si stanno fraudolentemente definendo “qualcuno e qualcosa”.
Quella che si cela dietro alla Banca Centrale Europa, dietro alla Germania – per altri versi – è, in realtà, una tirannide e, come tale, è legittimo trattarla. La rivolta “politico/legale” è vicina, a cominciare proprio dalla Grecia. Dalla terra di Pericle, lo smantellamento della sceneggiata europeista potrebbe iniziare a mesi, passando per l’Italia e finendo, opportunamente, in Francia che, se capiamo ancora qualcosa, a sua volta potrebbe, in questa avventura libertaria, portarsi dietro Spagna e Portogallo. Anche perché, la Germania che ormai ha spremuto fino all’osso (vedi Grecia) chi poteva far “sudare” (come direbbero i mafiosi), sa che non può andare oltre con questa pantomima dell’Euro. In ultimo, come elemento di ulteriore confusione, ecco comparire, nell’Italietta, Matteo Salvini e la sua scelta filo russa. Ecco nuovamente i leghisti, da buoni separatisti, fare scelte anti italiane. La partita, come era scontato, si gioca sul terreno della politica estera. Come questo blog ha sempre sostenuto che sarebbe stato.
Difficile affrontare la fase “della lotta” senza un’Intelligence culturale all’altezza. Non dico che sia facile inoltrarsi nella “grande confusione in atto” (parlo della scena geopolitica) ma prima che il 2015 entrante si riveli molto simile al 1940, anno in cui, rimasta sola l’Inghilterra del massone Winston Churchill a resistere al mostro hitleriano, troppi “ex-indifferenti” scoprirono (tardivamente) il vero volto dei nazisti e di come la guerra non si esaurisse in una storia per pochi, veloce e, paradossalmente, foriera di nuovi assetti positivi. Nel biennio 1939/40, l’Europa, proviamo a non dimenticarlo, era popolata, in gran parte, di “entusiasti” dell’efficientismo tedesco e, come ho già scritto, di non pochi “indifferenti”. In quel momento comincia l’Olocausto e tutto ciò che si porta dietro, ora dopo ora, fino a Hiroshima e Nagasaky. Oggi mi scopro pessimista se non catastrofista. Temo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è aver scoperto che i media del mio paese, cominciano a scodinzolare dietro ad un altro rozzo incolto “nazista mimetizzato” quale Matteo Salvini. Allievo ed erede dei fondatori della Lega: Miglio, Bossi, Farrassino, Speroni, Borghezio. Cioè un branco di xenofobi neonazisti.
Oreste Grani/Leo Rugens
MA DI CHE GRECIA E DI CHE ALBA DORATA STATE CIANCIANDO? SONO LE FORNITURE MILITARI FRANCO-TEDESCHE A METTERE IN GINOCCHIO IL PAESE
“Forse – e la cosa sarebbe auspicabile – l’Europa unita si realizzerà in un prossimo futuro e, sicuramente, essa non sarà lo sviluppo dell’attuale Unione che è palesemente un cadavere politico. In questi anni, l’Unione europea non è riuscita ad assumere una posizione originale e, comunque, in nessuna delle grandi crisi internazionali (dal Kosovo all’Afghanistan, alla Guerra del Golfo), non ha esercitato alcun ruolo di rilievo neppure nelle maggiori crisi regionali (Somalia, Sudan, Georgia), non è riuscita a contrappesare l’egemonia statunitense, e neanche a garantire un suo paese membro (la Grecia) dalle minacce di un confinante (Turchia) e, anzi, c’è chi ha approfittato della cosa per vendere un po’ di armi.“
Testo tratto da un’inchiesta di Aldo Giannuli, 2012: la grande crisi, Ponte alle Grazie 2010.
Che cosa vuol dire quest’ultima frase? È quello che da anni vado dicendo: la Grecia è in ginocchio solo e unicamente perché i trafficanti d’armi e di droga l’hanno spolpata, a ritmo del 5% del PIL annuo per quarant’anni. Basta.
Gridate nel Parlamento questa verità e servirete la verità stessa e i vostri fratelli greci. Altro che Alba Dorata.
Oreste Grani
La Grecia annulla acquisto 4 aerei Alenia ma non quelli tedeschi e francesi
di Vittorio Da Rold 27 aprile 2012
Dopo aver dovuto acquistare i sommergibili tedeschi e gli aerei francesi, ora Atene dice no agli aerei italiani. Una strana vicenda che merita qualche spiegazione su come in Europa ci si imbatta sempre di più nella legge non scritta “di due pesi e due misure” a favore dei due paesi “core” che gestiscono l’austerity degli altri secondo criteri non sempre trasparenti.
La Commissione governativa Esteri e Difesa (Kysea) ha annullato venerdì 28 aprile l’acquisto di quattro aerei da trasporto C-27 che la Grecia aveva commissionato nel 2002 alla società italiana Alenia. Secondo fonti giornalistiche, otto dei 12 aerei sono stati già consegnati alla Grecia, mentre sono in corso trattative fra il governo di Atene e la società italiana per l’acquisto, al posto dei quattro velivoli, di materiale di ricambio per gli aerei già consegnati. Ciò, secondo fonti informate, dovrebbe far risparmiare alla Grecia circa 58 milioni di euro.
L’ANTEFATTO DEI TAGLI MANCATI. Atene dunque ha deciso di ridurre le spese militari a causa della crisi economica che l’ha costretta a chiedere il secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro e a fare una ristrutturazione del debito con perdite receord per i detentori di bond greci da 100 miliardi di euro. Una mossa ragionevole ma che vale solo nel caso delle commesse italiane: per Francia e Germania la musica è stata molto diversa.
Tutto nasce durante gli anni della spesa pubblica a briglia sciolta in cui in Grecia appena entrata nel 2001 nell’euro si vede ridurre i tassi e quando governava la destra di Kostas Karamanlis, anni di conti truccati, di spese olimpiche faraoniche, assunzioni di 760 mila dipendenti pubblici pari a tutti i componenti del settore del turismo, di conti pubblici fuori controllo. Fino al 2009 Karamanlis godeva di un grande appoggio del cancelliere tedesco Angela Merkel, intesa personale epolitica cui seguivano forniture militari. Così Atene acquistò 170 carri armati Leopard (1,7 miliardi di euro) e 223 cannoni dismessi dall’esercito tedesco. Ma la storia interessante riguarda i sottomarini ThyssenKrupp: quattro, di ultima generazione ma che Atene non voleva più. L’ex leader socialista George Papandreou, subentrato nell’ottobre 2009 ai conservatori di Karamanlis, si oppone ma nel marzo del 2011 deve accettare l’acquisto se non vuole vedersi chiudere i rubinetti dei prestiti: così due sottomarini tedeschi, per di più malfunzionanti secondo una perizia greca che scriveva che non tenevano la rotta, al prezzo di 1,3 miliardi di euro, altri 223 carriarmati per 403 milioni di euro, più 60 caccia intercettori.
E Nicolas Sarkozy? Il presidente francese non vuole certo restare indietro, va in Grecia e presenta anche lui il conto se non si vuole che l’appoggio europeo contro la crisi venga meno. Un conto che si traduce in 6 fregate e 15 elicotteri (4 miliardi di euro), motovedette per 400 milioni.
LE SPESE MILITARI. La Grecia passa da una spesa militare pari al 5% del Pil nel 2009 a 7 miliardi di euro nel 2012, il 18,2% in più rispetto al 2011, cioè al 3% del Pil. Mentre i salari e pensioni vengono tagliati del 25% e torna il problema della malnutrizione secondo l’Unicef in 400mila bambini in età scolare.
Secondo il settimanale tedesco Die Zeit il cancelliere Merkel avrebbe imposto alla Grecia tagli lineari alla spesa pubblica ma non alla Difesa, forse per salvaguardare interessi di società tedesche fornitrici.
Con un esercito di 130mila uomini, la Grecia spende per la Difesa più di sette miliardi di euro, pari al 3% del Pil: nella Nato soltanto gli Stati Uniti spendono di più. Insomma non è più il 5% ma pur sempre la fetta più consistente nella Nato dopo gli Stati Uniti. In un paese che più che i nemici esterni deve guardarsi dalla crisi economica interna.