Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, la CIA e i troppi americani che si aggirano indisturbati nel nostro Paese

alpi-1

Luigi Grimaldi, noto professionalmente per essere un bravo autore televisivo, scrittore e giornalista ed in particolare per essere stato anche il consulente della docu-fiction di RAI 3 “Ilaria Alpi L’ultimo viaggio”, ieri compare nella rete con un pezzo che non lascia dubbi su cosa ancora quel chiacchierone di Renzi deve fare per onorare la promesse fatta di aprire veramente gli armadi  rendendo onore, con la verità, al sacrifico di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin.

Si vede, se ce ne era bisogno, in queste ore, che la politica estera è tutto: la guerra (di vario tipo) in Siria, Iraq, Yemen, Nigeria, Somalia, Libia, Ukraina; la frontiera con la Francia e l’assenza totale di un qualunque tessuto connettivo tra i paesi della così detta Europa, chiudono la bocca ai chiacchieroni e descrivono come la sovranità nazionale sia solo una questione di politica estera e di intelligence intelligente e colta e leale verso la Patria. L’articolo va letto soprattutto nei coraggiosi riferimenti  alla subalternità agli Usa. Il limite, a mio giudizio, è solo nella semplificazione: ci sono USA e USA, come ci sono logge e logge. Non a caso Hillary Clinton ha avviato la sua campagna elettorale in un luogo che é sostanzialmente un omaggio alla figura di Franklin Delano Roosevelt e di sua moglie Eleanor. Ci sono USA e USA, come ci sono massoni e massoni. La CIA periodicamente viene particolarmente condizionata da chi guida la Casa Bianca e, viceversa. Questo della lotta tra due diversi approcci latomistici si svilupperà nei prossimi anni e condizionerà, come già accaduto in passato, l’intera Umanità. A partire da chi sarà eletto, nel novembre 2016, quale Presidente degli USA. Per tornare all’Italietta, è ora di chiarire chi siano questi (troppi e da troppi anni) Michael Ledeen o Gianpaolo Spinelli che si aggirano spadroneggiando e operando contro gli interessi della nostra comunità, dalla lunga notte del 1943, a venire in qua. Forse è ora di dargli un taglio anche in nome di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin che, proviamo a non dimenticarlo, sono stati uccisi perché avevano scoperto che una certa Italia, attraverso una cooperativa (la Somalfish) trafficava in armi che, come è noto, si vendono meglio che gli stoccafissi o pesci essiccati similari. Che si chiamino prefetto Domenico Salazar o generale Gaetano Marino, prefetto Vittorio Stelo o generale Mario Mori, prima o poi qualcuno ci deve dire che ruolo hanno avuto, in questa oscena vicenda, i vari Giancarlo Marocchino o Gianpaolo Spinelli. Carlo uno, Paolo l’altro ma sempre Gian, mi raccomando!

Oreste Grani/Leo Rugens


Come Don Chisciotte – ILARIA ALPI E LA CIA: COSE DI COSA NOSTRA E COSA LORO


DI LUIGI GRIMALDI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

In relazione all’importante articolo di Manlio Dinucci pubblicato sul Manifesto del 9 giugno, “La scottante verita su Ilaria Alpi” (su comedonchiosciotte.orgqui), molto ripreso e dibattuto in rete, in cui sono citato come consulente della docu-fiction di Rai 3 “Ilaria Alpi L’Ultimo Viaggio”, vorrei esprimere la mia opinione.

Un esercizio molto di moda nel nostro paese, a cominciare dal “lavoro” di Carlo Taormina, in relazione al caso Alpi Hrovatin, è quello della destrutturazione del lavoro di ricerca e analisi di chi cerca la verità, senza pretendere di possederla.

In inglese “debunkers”, specialità tipica di coloro che accusano di dietrologia e complottismo chi mette in discussione le affermazioni di noti bugiardi. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni e di criticare, ma anziché baloccarsi a discettare su ciò che non è il “caso” in questione (esercizio troppo facile in assenza di argomentazioni fattuali) ci si dovrebbe esercitare su ciò che è stato e che è il caso Alpi Hrovatin.

Ci si  esponga insomma se si vuole intervernire. Per me la questione di fondo è e rimane il ruolo della Cia nella vicenda Alpi. Più di qualcuno, certamente in buona fede, ma in modo miope, continua a sostenere che un coinvolgimento della Cia nel delitto di Mogadiscio sarebbe un comodo schermo per le responsabilità italiane. Non è così. Ritengo sia un distinguo inconsistente . E’ chiaro che nulla di quanto è accaduto in Somalia, traffici di armi e rifiuti, ma non solo, sarebbe stato possibile senza un attivo coinvolgimento dei servizi italiani e della politica. Ma dov’è il confine tra intelligence italiana e USA? Non c’è! Perché la Somalia era “Cosa Nostra”, fin dai tempi delle colonie dell’impero…. Notizia ben chiara anche alla CIA che al momento di attivare la propria cellula a Mogadiscio( nell’agosto del 1993) affianca al capo stazione un particolare agente: non uno che parli il somalo o l’arabo, ma Gianpaolo Spinelli: perché di origini italiane, perché parla italiano e perché da anni è l’agente di collegamento tra la CIA e il Sismi a Roma (lo ritroveremo nel caso Abu Omar a Milano e nello scandalo sullo spionaggio Pirelli-Telecom-Sismi al fianco di Mancini e Tavaroli). Dov’è quindi la contraddizione??? Dov’è il problema?

Se la Somalia era “Cosa Nostra”, nel senso dell’Italia, i nostri servizi (o una fazione all’interno di questi) sono da sempre “cosa loro”, nel senso dell’intelligence USA. E allora tutto si spiega: mi riferisco in particolare agli ostacoli giudiziari all’accertamento della verità, come il caso Gelle o i molti depistaggi a cui in questi anni abbiamo assistito e che hanno dimostrato una intensità, una continuità e un livello mai visti se non per casi come Ustica, la strage di Bologna, il Moby Prince. Sin dal primo giorno dopo il delitto (chi conosce “le carte” lo sa) si è depistato per accreditare la tesi della rapina e escludere il delitto su commissione, che invece prevede dei moventi: e chi compie questo gioco di prestigio? Unosom, la cellulla dei Servizi di informazione di Unosom. E chi è Unosom? Unosom è “cosa loro”, la finta uniforme degli USA per le cosiddette operazioni di ingerenza umanitaria a suon di carri armati e di missili.Un coinvolgimento mosso da “necessità nazionali” o maturate in ambito Nato?

Ci sono indizi sufficienti e documentabili oltre ogni incertezza per affermare che il duplice delitto di Mogadiscio sia stato, per dirlacon le parole di Luciana Alpi, la mamma di Ilaria, concordato. Concordato in più sedi e a più livelli, all’interno di uno scacchiere internazionale ben definito e circostanziato che appare abbastanza evidente analizzando il contesto storico in cui matura. La contemporaneità della guerra nella ex Yugoslavia in primo luogo, il lavorio per predisporre l’ingresso di paesi dell’ex blocco comunista nella Nato (come Polonia e Lettonia), i rapporti, che definire contraddittori è davvero poca cosa, tra blocco occidentale e paesi musulmani (leggi Afganistan e Yemen), sono elementi che costantemente emergono se si analizza con lucidità la vicenda nel suo complesso, guardando l’orizzonte senza limitarsi a far la guardia al recinto dell’orto. La verità sul caso Alpi fa ancora paura dopo 21 anni e quanto si è messo in campo per impedire che venisse alla luce, ivi comprese le inutili conclusioni della commissione presieduta con disinvoltura da Carlo Taormina e sostenute dalla maggioranza di centro destra (anche se a dire il vero la “sinistra” non ha brillato), la dice lunga sul livello delle responsabilità che ancora devono esserecoperte.

Le prove ci sono. Il quadro è chiaro. Il disegno leggibile: basterebbe che ognuno facesse la sua parte fino in fondo.

Luigi Grimaldi, autore televisivo, scrittore e giornalista

14.06.2015


CASO ALPI: IN CARCERE C’È UN INNOCENTE. SIGNOR PRESIDENTE È ORA DI FARE CHIAREZZA

Ilaria Alpi

Ci vuole ogni volta l’intelligente (in tutti i sensi) giornalista/conduttrice investigativa Federica Sciarelli(spesso –  vivo il Professore – ben imbeccata da Francesco Cossiga) e il suo “Chi l’ha visto?”, per sbloccare casi freddi o volutamente fatti raffreddare?

Possibile che si debba, dopo le promessine del pinocchietto Renzi sulle aperture dei dossier,  affidarsi ad una trasmissione televisiva per diradare le nebbie dei imperscrutabili segreti d’Italia?

Il testimone (l’unico di qualche conto fino a ieri in quella vicenda) Ahmed Ali Rage, ritratta nello osceno e straziante (oltre che infangante, come un giorno sarà chiaro) caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. “Gli Italiani (chi? dove? quanto? quando? chiederemmo a casa nostra), mi hanno pagato per mentire. Basterebbe porre con determinazione e purezza d’animo questi quesiti (perché? ritengo che già si sappia) e non solo chi amava Ilaria e Miran potrebbero sentirsi rispettati ma gli Italiani potrebbero immaginare che un giorno queste modalità sordide potrebbero essere considerate obsolete. “Il 20 marzo del 1994 c’è aria di smobilitazione a Mogadiscio”, scrive Piero Messina a pag. 143 del testo che da mesi cito (Il cuore nero dei servizi), testo che nessuno mai mi smentisce nella sostanza dei fatti ogni volta che riporto fedelmente a secondo degli episodi che ritengo opportuno commentare  o sottoporre alla memoria dei miei quattro lettori.

“Dopo due anni di presenza in Somalia, le truppe italiane stanno per tornare a casa a termine dell’Operazione militare IBIS, una missione umanitaria per portare la pace tra fazioni somale che si ammazzavano tra loro”. In realtà, da sempre, rispetto alla Somalia, si mormora di grandi pappate di tutti i tipi durante i due anni operativi e dopo. Spese e arricchimenti di cui nessuno, ancora oggi, saprebbe giustificare una lira (non c’era ancora l’euro) rispetto ad un qualche obiettivo centrato in senso strategico geopolitico. Agli Italiani che cosa ne è venuto della Missione IBIS? Mentre ci chiediamo cosa ce ne sia venuto,  possiamo cortesemente sapere i nomi di chi all’epoca guidava le varie divisioni dei Servizi Segreti (Sismi) e così facendo cominciare ad avvicinarci a qualche nome e cognome di chi potrebbe aver deviato il corso della ricerca della verità? Sono passati oltre venti anni da quella vigliaccata e difficilmente qualcuno dei veri responsabili (per grado e posizione di comando) possiamo immaginare che sia ancora in servizio nei Servizi. Chiunque oggi fosse ancora in organico dovrebbe essere un generale a poche ore dalla pensione e, all’epoca, al massimo, un giovane capitano. Signor Presidente della Repubblica, solo Lei sa quanto si può soffrire per un atto proditorio che ti toglie la vita di un marito, di una figlia, di un fratello. E il dolore aumenta se, in particolare, hai la sensazione che chi di dovere non abbia fatto tutto quanto era doveroso fare per scoprire mandanti ed esecutori.

Dopo Sandro Pertini lei è il primo Presidente della Repubblica che sale su un aereo di linea. Le abbiamo già inviato il nostro grazie e i nostri sentiti complimenti. Sia anche il primo Presidente che non teme niente e nessuno e che obblighi chi di dovere, con l’autorità che Le compete, di trovare i veri colpevoli di decine di episodi oscuri che sono quelli, tra l’altro che allontanano, più del 50% degli aventi diritto al voto dall’andare ad esprimersi. Provi e vedrà che le persone La seguiranno. Per rifondare la Repubblica si deve tornare a votare e quel giorno, finalmente, un’ampia maggioranza di cittadini deve andare alle  urne. Sarà stato se no, tutto vano. Caro Presidente, ritiene che ci sia qualcuno, oltre Lei, che in Italia possa chiedere ai nostri compatrioti di andare a votare? Non credo! Solo Papa Francesco potrebbe farlo ma sappiamo che non sarebbe opportuno che lo facesse.

Dal marginale ed ininfluente blog che animo, mi permetto di consigliare questa atipica strada per ricucire lo strappo tra istituzioni e cittadini: ci faccia sapere che cosa è successo – ad esempio – intorno a quei traffici illeciti che Ilaria aveva scoperto e vediamo se Leo Rugens si sbaglia. Signor Presidente, faccia in modo, da uomo di legge, che qualcuno finalmente paghi per quanto ha saputo e voluto fare contro la legge e contro gli interessi superiori della Nazione. Non ci può essere ragion di Stato a giustificazione di quanto si presume sia stato fatto in Somalia.  Facciamo in modo che i colpevoli almeno siano puniti con la vergogna di essere stati scoperti.    

Anche perché, mi passi il gioco di parole, si potrebbe scoprire che le verità inconfessabili riguardano le modalità con cui l’Italia riforniva di armi gli “integralisti islamici”. “INTEGRALISTI ISLAMICI?”, dove ho sentito questa definizione? Mi sembra di ricordare che integralisti islamici sono anche gli jihadisti. Scusate mi comincio a confondere e non vorrei fare una brutta figura con il signor Presidente. Gli integralisti islamici sono i nostri nemici. Sono i taglia gole. Perché gli passavamo le armi e a che scopo? Forse prima di fare altri pasticci è arrivato il tempo di chiarire con chi stiamo e con chi siamo stati negli ultimi trent’anni. Prima di risentire quel disgustoso di Berlusconi rimpiangere Gheddafi. Ucci-ucci sento odor di scandalucci e di miserabili felloni doppiogiochisti! Ucci-ucci sento odor di solducci a montagne, per alcuni e non per tutti! Ora beccatevi una marea di dati certi e fatene tesoro. Un grazie all’onesto e sempre documentato Piero Messina. Signor Presidente, tentare non nuoce. Provi ad offrire qualche verità inconfessabile agli Italiani e vedrà che torneranno a votare ridando, così facendo, legittimità alle Istituzioni.

Oreste Grani/Leo Rugens


Alpi

Alpi-1

Alpi-2

Alpi-3

Alpi-4

Alpi-5

Alpi-6

Alpi-7

Alpi-8

Informazioni su questi ad

Occasionally, some of your visitors may see an advertisement here.

Tell me more | Dismiss this message

5 thoughts on “Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, la CIA e i troppi americani che si aggirano indisturbati nel nostro Paese

  1. Cuculo vigile in ha detto:

    Si chiedono i nomi di chi dirigeva le divisioni SISMI? Nei documenti desecretati ci sono. L’VIII divisione, ad esempio, era guidata da un ammiraglio ed ai suoi ordini c’era il papà dell’amico di un certo senatore, che ha avuto incarichi inerenti il porto di Civitavecchia. E da chi? Da uno che adesso, dopo cotanti incarichi, si è messo a fare il facilitatore.
    Il babbo in questione, adesso generale (ma com’è che sono tutti generali? E nessuno fa il soldato semplice?) pare fosse un “intrufolato”, nel contesto di vicende cruciali. Presto, forse, ne saprò qualcosa di più…

    "Mi piace"

  2. ilrisvegliodeldragone in ha detto:

    L’ha ripubblicato su Leo Rugens.

    "Mi piace"

  3. Gianni in ha detto:

    Ma la 21 ottobre nn era quella. Ke era a. Livorno quando brucio il traghetto?? La navetta si allontanò la. Sera stessa, testimonianza di una signora ke abitava vicino la. Darsena… E i “migliori” compagni di Livorno hanno dato autorizzazione x spostarsi? Proprio quella. Notte di “nebbia fitta”….. Con un traghetto che “nn si trovava”
    Vatti a fidare….

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...