Forse, più che un alienato, sono un alieno.
Sono ore difficili per tutti e figurarsi quanto possono esserlo per me, anziano e stanco come sono.
Per le scelte fatte (e che continuo a fare), sono pronto ad affrontare quanto di complesso la vita ancora mi riserva ma non ritengo giusto (e opportuno) accettare le insinuazioni di chiunque provi a denigrare il mio agire, semplificandolo e prima se non in assenza dei doverosi e ci si augura approfondimenti.
Oggi sento il dovere di rischiare più del solito e non avendo altra amica che la rete devo farlo, necessariamente, affidandomi a lei. In altri post, ho fatto bizzarre affermazioni su un progetto di Scuola di Intelligence culturale alla cui ideazione ho dedicato molti anni della mia vita e che oggi, più che mai, sento che sarebbe necessario che prendesse finalmente forma.
Se non vi tornano nomi e circostanze più volte, in passato, affidate da questo blog alla rete, armatevi di pazienza e andate a fare i dovuti riscontri.
Guadagnatevi, con qualche clic in più, le risposte che eventualmente cercate.
Il documento che oggi pubblico solo chi è “d’ambiente” lo riconoscerà come autentico ma, per una forma estrema di pudore professionale, ne maschero alcuni riferimenti. Non devo niente a nessuno (anzi) e la pubblicazione la faccio esclusivamente per continuare a dare segnali alle persone che mi sono care e che in queste ore stanno soffrendo a causa delle mie scelte personali e di lavoro.
Il G che viene “menzionato” – ovviamente – sono io, cioè G come Grani.
Questo post, nella sua atipicità, si potrebbe classificare tra quelli utili alla ricerca dei moventi sufficienti a comprendere perché qualcuno, alla fine, non deve essere messo in grado di fare le cose. Soprattuto quelle che riguardano l’Intelligence culturale che sola consentirebbe di aspirare ad una sovranità nazionale e a delineare una qualche Strategia di Sicurezza Nazionale. Altro che leccaculaggio alla Germania o ai padroni del Mediterraneo.
Tornerò sull’argomento specifico della Scuola e dei dialoghi intorno ad essa intercorsi e, grazie ad ogni tessera, spero di rendere più semplice la lettura del “tutto”. Perché, è bene ribadirlo, esisteva ed esiste un “tutto”. Solo che, come altre volte ho detto, è molto difficile estrarre dalla realtà ciò che c’è ma non si vede. Anzi, in assoluto, è la cosa più difficile da fare.
Sperando di aver fatto cosa gradita ed utile a capire in che fase mi trovo e di cosa ho voluto/dovuto/potuto interessarmi tutta la vita.
Oreste Grani/Leo Rugens
P.S.
Messaggio ai naviganti:
amico caro, non dico proprio quelle sopra pubblicate ma mi sarei aspettato domande e curiosità (legittime) all’altezza di quelle, ad esempio, suscitate negli specialisti autori del documento di cui sopra.
Ma – forse – sono troppo esigente verso un mondo “intelligente” che sempre più appare incapace di affrontare le complessità emergenti.
Forse, più che un alienato, come in alcuni momenti si può pensare che io sia, ormai, sono un alieno.