Perché caro Mieli non ti fai promotore di una trasmissione televisiva dedicata all’assenza di una strategia di sicurezza nazionale?
Imbarazzante ascoltare in tv (La 7) Paolo Mieli avvertirci che, a sua opinione, si avvicina un grave (o più di uno?) attentato in Italia e a Roma in particolare. Il riferimento temporale imminente è al semestre dedicato al Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco.
Questo modo di riferirsi alle cose serie e drammatiche suona peggio dei suggerimenti (vogliono uccidere il Papa!) di Luigi Bisignani al quotidiano Il Tempo di Roma. Giornale, per intendersi, diretto, moltissimi anni addietro, da Gianni Letta amico sodale di Luigi Bisignani, da sempre.
Il buon e bene informato ex potopoppino Mieli, ci annuncia qualcosa di terribile per poter dire narcisisticamente che lui lo aveva detto? E’ questo il modo di trattare la sicurezza dello Stato e la vita dei suoi cittadini? Che ci siano imminenti pericoli, lo ipotizziamo in molti ma grazie alle intimità internazionali di cui gode (se Mieli volesse potrebbe parlare con gli ambasciatori in Italia di Usa, Israele, Russia, Francia, Inghilterra ogni mattina) dall’ex militante di Potere Operaio, ci aspetteremmo qualcosa di meglio e di più low profile. Chi non sa infatti che le complicità, i doppi giochi e i silenzi di troppa classe dirigente italiana hanno messo oggettivamente il nostro Paese a rischio, vive su Marte e, per di più, senza telefonino. Tutti gli altri sanno che a Roma, oltre ad una splendida sinagoga c’è San Pietro e che, antistante quel simbolo, in una piazza affollata, i lupi grigi turchi, Ali Agca e Oral Celik, tentarono l’assassinio del Papa in quanto capo dei crociati sanguinari e dei loro eredi. Non pochi seguaci del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, oggi (e non ne fanno mistero) pensano che Papa Francesco sia il capo più autorevole dello schieramento crociato per cui riuscire ad abbatterlo sarebbe cosa grande e che consentirebbe una ricompensa adeguata, da parte di Allah, nell’aldilà.
Invece di annunciarci generici pericoli per attacchi imminenti di jiadisti (di cui – ribadisco – siamo tutti certi), lui che può e che è così autorevole, provi a richiamare l’attenzione sulla gravissima situazione data dall’inadeguatezza culturale dei nostri ambienti di intelligence che solo pochi mesi addietro hanno finalmente reclutato, selezionato e cominciato a formare le prime decine di analisti provenienti dalla società civile e in particolare dalle università. Lui che può, provi a ricordare/denunciare che per i protocolli operativi dei servizi segreti italiani per arrivare a formare (e quindi renderlo operativo) un agente ci vogliono tre lustri (15 anni!) come sostiene uno che non solo ne capisce ma che oggi è sulla bocca di tutti: Piero Messina.
Invece di annunciare imminenti attentati, caro Paolo, telefona al “collega” Messina e senza chiedere se siano “autentiche” le intercettazioni sputtananti Crocetta/Tutino, verifica l’affermazione che ho appena fatto sullo stato di arretratezza culturale in cui operano le nostre agenzie di intelligence e se sia vero o meno che ci si trova in un luogo (l’Intelligence) strutturato con modalità opposte a quelle che connotano la meritocrazia strumento strategico che solo consente di fare abile e risolutivo un servizio segreto. Come il Mossad o lo Shin Bet, ad esempio, dove difficilmente si viene reclutati per raccomandazioni o per chiamata diretta a compenso di azioni indegne precedentemente attuate contro l’interesse dello Stato o a favore di una parte di esso contro un’altra.
Ci aspettiamo che un giorno Mieli dica, in accordo con Roger Abravanel, invitato appositamente nella stessa trasmissione televisiva con i responsabili politici della sicurezza nazionale, che l’Italia e Roma sono in pericolo perché anche nei Servizi segreti italiani sono andati avanti e vengono oscenamente strapagati troppi raccomandati e soprattutto quei dirigenti che hanno saputo attaccare l’asino dove il padrone di turno voleva: una volta americano, una volta francese, una volta israeliano, una volta britannico. Raramente italiano e mai accertandosi prima che fosse un patriota repubblicano.
Caro Paolo, velleitariamente, ti suggerisco di farti promotore di una tavola rotonda televisiva, a reti unificate, con Giannuli, Abravanel, Limiti, Messina (che oggi farebbe tanta audience) Minniti, Giani e tu come moderatore che, in prima serata, trattasse il tema della assoluta assenza di una qualunque strategia di sicurezza nazionale. Questo sì che sarebbe un avvenimento politico/culturale innovativo, giusto e utile agli italiani. Altro che generici annunci sull’imminente pericolo di una strage in Italia o, peggio, nell’ovvia capitale della Cristianità.
Che ci facciamo di questi saggi avvertimenti? È come dire che l’ATAC non garantisce il trasporto pubblico a Roma.
Oreste Grani/Leo Rugens
E’ giusto tenere in conto un possibile “attentato” da parte dell’islam radicale in Italia, ma chiediamoci, perchè non è ancora avvenuto ?
Penso che l’Italia per una serie di motivi, per ora, non sia nel mirino.
Vendita di armi leggere e tecnologia tramite intermediari internazionali ?
Presenza di varie “mafie” che fanno affari ?
Italia come posto di smistamento verso altri paesi di terroristi e/o residenza di nuclei da
attivare su altri obiettivi extra nazionali ?
Questi sono a mio avviso solo alcuni dei motivi per cui non conviene per adesso “darci fastidio”
Un saluto
"Mi piace""Mi piace"
Per adesso! Grazie per l’attenzione e il contributo ragionato
"Mi piace""Mi piace"