Il sistema bancario ombra cinese (il 30% della movimentazione complessiva del Paese) potrebbe “saltare”
Ma di cosa scrivevamo quest’agosto? Il caldo e la fatica a cui la vita ci costringeva ci dava alla testa o ci rendeva lucidi e lungimiranti?
Oggi è il 4 gennaio 2016 e la Cina con le sue problematiche continua ad essere determinante per la finanza mondiale. Perfino la Rossa Ferrari oggi ha dovuto fare i conti nel giorno del suo debutto in Borsa. Ma vuoi vedere che quello sbruffone di Marchionne non sapeva che oggi non era cosa?
Oreste Grani .
Allarme rosso a Pechino e dintorni e il rosso, come sapete, è anche il colore della bandiera della Repubblica Popolare Cinese. Da queste parti pensiamo che stia per saltare il “sistema bancario ombra” che – in Cina – rappresenta il 30% dell’intero mercato finanziario. Tenete conto che, come altre volte ci siamo permessi di dire, per segnalarne l’atipicità e i pericoli impliciti, diffuse sul territorio ci sono oltre 120.000 (centoventimila) casse popolari di tipo rurale. Luoghi “privati” dove si muove il risparmio e le piccole speranze di un popolo che viene fuori da una miseria straziante. Durante le carestie di qualche anno addietro (20 anni), le persone morivano per costipazione dopo aver mangiato fango nel tentativo di “saziarsi”.
Da qualche ora la Borsa di Shanghai ha perso un’altro 3,5% del suo valore dopo i 6% di ieri: in termini assoluti è come se tutta la “borsetta di Milano” si vaporizzasse in 24 h.
E’ ormai evidente che la Cina, come abbiamo da tempo pre-visto, stia cambiando rotta e, difficilmente, in Europa e negli USA, qualcuno ha chiaro verso quali lidi la “flotta” di Pechino sia diretta.
In un post di qualche tempo addietro abbiamo elencato un certo numero di banche internazionali (o holding mondiali) che hanno investito nel sistema cinese. Andrei a vedere chi si prepara a rimetterci le penne e non scommetterei un “cent” su chi ha provato a fare il furbo/avido o l’avido/furbo in quei luoghi telematici e “immateriali”.
In particolare, mi farebbe piacere sapere come camufferanno le perdite la Allianz, la Goldman Sachs e l’American Express che dovrebbero aver partecipato al 10% del capitale della Industrial and Commercial Bank of China o la Royal Bank of Scothand, la UBS e la Merril Lynch che dovrebbero avere quote significative dentro la stessa Bank of China. Per non parlare della Bank of America che dovrebbe avere il 9% della China Costruction Bank. Se i dati in nostro possesso non sono macroscopicamente errarti, l’HSBC britannica – addirittura – dovrebbe avere il 19,9% della Bank of Communication. Stiamo parlando dell’hiceberg del sistema bancario cinese .
Diciamo che i nostri dati potrebbero aver risentito di abilità e mosse messe in atto, tempestivamente, negli ultimi mesi ma, se così non fosse, ne vedremo delle “bruttissime” più che delle “belle”. Comunque, scordatevi che questo terremoto che abbiamo chiamato del “sistema bancario ombra” non irrompa sulla scena mondiale (che ha già tante gatte da pelare), facendo sfracelli. Per fortuna non per noi di Leo Rugens che, come sapete, non abbiamo messo i nostri miliardozzi nelle mani degli spregiudicati manovratori di denaro, un po’ comunisti, un po’ capitalisti, con gli occhi a mandorla ma che abbiamo capitalizzato tutti i nostri averi nell’oro rosso (un colore che torna) rigorosamente marca “Mutti”.
Oreste Grani/Leo Rugens
L’ha ribloggato su Leo Rugens.
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Devo deluderla per il titolo Ferrari, ma quello era un “pacco” preparato da molto tempo infarcito di cosi’ tanti debiti (trasferiti a tempo debito dalla Fiat) da essere un piatto indigesto per chiunque.
Tornando al crollo Cinese e ricordando che c’e’ una feroce lotta tra i cinesi e gli angloamericani (che lei ha citato intelligentemente) per il predominio economico (i primi hanno qualsi superato l’ggregato dei secondi) e quello militare (il gap sui secondi verra’ colmato dai primi tra 10 anni) si fa’ molto serio.
Una domanda lecita da porsi e’ perche’ tutto il copioso denaro delle banche centrali occidentali (includiamo per ovvie ragioni il giappone di Abe) non si e’ riversato nell’economia reale e se questo e’ utilizzato a fini geopolitici e geostrategici, e come ritorsioni alla creazione di banche di investimenti alternative a quelle anglouk e alla dedollarizzazione che sta avvenendo nel mondo (africa compresa).
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