Presidente Hollande, a che serve chiudere le frontiere?
Il presidente della Repubblica Francese Hollande ha annunciato che chiuderà le frontiere come misura di sicurezza e di contrasto all’attacco terrosistico o meglio atto di guerra, come suggerisce Leo Rugens.
Ebbene, modestamente e senza tema di recare offesa alcuna ai poveri morti innocenti, consiglio al presidente (la minuscola è d’obbligo) di cominciare con il chiedere scusa al suo popolo per le prodezze amatorie compiute con una attriccetta nell’appartamento di un pregiudicato, coperto dai servizi di sicurezza fino a quando lo scandalo non è scoppiato (da solo o ad arte non saprei dire).
I nemici della Francia conoscono perfettamente le debolezze di Hollande e soprattutto le debolezze degli uomini chiamati a racogliere informazioni e a garantire la sicurezza del paese, giacché se ti comporti all’italiana, proteggendo i vizi del tuo capo, significa che hai perso il senso dello Stato e dell’onore, giacché il tuo compito verso i futuri morti massacrati non è quello di tenerli all’oscuro delle prodezze del presidente, bensì quello di vegliare sulle loro innocenti vite. Ma che rispetto volete che incuta in un aspirante martire un uomo colto nel letto dell’amante?
“Italianizzazione della politica francese” è stato definito il quadro oggi chiamato ad affrontare un massacro spaventoso che dopo Madrid e Londra (New York è una storia diversa) e questo non ci rassicura affatto e altrettanto non ci stupisce la sottovalutazione compiuta a gennaio, dopo il primo attacco al supermercato ebraico e a Charlie Hebdo. All’inizio dell’anno fu testato il polso agli apparati di sicurezza con sapiente regia – negata recisamente dagli addetti ai lavori o presunti tali – ecco il risultato.
Tra politica e servizi di tutto il mondo appare evidente una scollatura e un incomunicabilità seria alla quale si deve aggiungere un impoverimento evidente delle risorse umane dedicate ai due ambiti sui quali poggia la sicurezza e il futuro di qualsiasi paese del mondo.
La cultura dell’ascolto e il rambismo imperanti coniugati a scelte politiche impontate alla “chiusura” degli spazi, soprattutto quelli di ragionamento e di pensiero, hanno mostrato ancora ieri la loro lampante impotenza, ciecità, stupidità, fragilità e inconsistenza.
La risposta, come Leo Rugens ripete da tempo, si chiama intelligence culturale, “ubiquità” e nella declinazione del M5S grazie all’impegno di Angelo Tofalo, Intelligence collettiva. Solo orecchie e occhi capaci di cogliere le increspature della società, si chiamino esse degrado urbano, paura dell’Altro, esclusione, aggressività, disperazione, intelligenze soffocate e via dicendo possono consigliare adeguatamente il politico ad affrontare… no, a prevenire l’orrore e governare il futuro.
Dice bene una voce anonima del web: muoiono duecento francesi e l’Occidente trema, muoiono duemila “islamici” e il problema è Valentino Rossi.
Per concludere ci permettiamo di lanciare un allarme e l’intimazione a cessare immediatamente qualsiasi tentativo di criminalizzare un pensiero religioso denominato “Islam”. Quanti si permttono di parlare genericamente di “islamici” o “arabi”, sappiano che saranno considerati alla stregua di quegli antisemiti o razzisti che nel passato si sono permessi di parlare di “ebrei”, “zingari”, “negri”, “italiani”, “polacchi” spalancando la porta dell’inferno sulla Terra.
Dionisia
P.S. L’estate scorsa, a Ventimiglia, la frontiera francese fu chiusa per impedire a quattro disperati di trovare un po’ di felicità e a una onesta proposta di passare; evidentemente bel altre frontiere rimasero sguarnite.