La porta di Papa Francesco
I cattolici salgono le scale della basilica di San Pietro e la Porta Santa verrà aperta. Echeggia l’omelia 23 di San Gregorio Magno: “Aprite la porta al Cristo che si presenta a voi da straniero, perché il giorno del Giudizio voi non siate per lui degli stranieri…” La porta è il simbolo che papa Francesco fa assurgere alla vetta delle omelie, spiegando: “La Chiesa è la portinaia della casa del Signore, la portinaia; non è la padrona di casa.” La porta sarà aperta a fine novembre nella chiesa di Bangui in centro Africa e l’8 dicembre a Roma, in piena guerra. Dice il papa: “Per favore, niente porte blindate nella Chiesa, niente, tutto aperto.” Il papa non vuol chiudere la porta perché legge nella Scrittura che la porta è stretta.
Un tale chiese a Gesù: “ Signore, sono pochi quelli che si salveranno? Sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno (Luca 13; 24-29.) Disse Gesù: “Entrate per la porta stretta, poiché la porta larga e spaziosa mena alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta è invece la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.” (Matteo 7; 13-14.)
La porta stretta è come la cruna dell’ago. Si chiamarono “cruna d’ago” le porte piccole delle mura di Gerusalemme, nelle quali non riusciva a passare un cammello. Per le carovaniere c’era una porta grande accanto alla piccola. Il povero passa per la cruna d’ago e arriva al regno dei cieli. Alcune chiese dei primi cristiani hanno la porta a cruna d’ago. La porta del giubileo della Misericordia del 2016 è quella stretta e quella rimarrà aperta.
Per alcuni laici, come me, la porta stretta ricorda André Gide: La porte etroite del 1909 . Il protagonista del racconto, Jerome, ascolta, nella chiesa di Le Havre, il sermone del pastore Vautier sul Vangelo di Luca e di Matteo, il predicatore dice le frasi qui citate e la porta stretta diventa per il penitente quella di un amore impossibile, borghese e calvinista: la porta di sua cugina Alissa: “La porta era chiusa. La vetrata non opponeva che una resistenza assai debole, che con un colpo di spalla potevo frantumare…” Si tratta di una delle tante versioni di Eros e Thanatos, intrigante e confidenziale. Per Gide quel suo romanzo fu “la critica di una certa tendenza mistica” (Feulleton d’automne) e lascia in noi la grande tristezza che deriva del riascoltare le storie di porte delle quali non abbiamo superato la soglia.
Pompeo De Angelis
Indubbio in gide la volontà faticosa nel voler affermare il diritto alla libertà tramite una onesta mentale che ci si augura porti nel tempo ad esser se stessi,la porta aperta e stretta,come quella di papà Francesco farà affrontare il conflitto interiore di molti o virtù ed i moralismi porteranno lungo il filo del tempo a restare nell aridità poiché più semplice da vivere,punto di domanda.
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