I sistemi attivi ad intelligenza distribuita e come evitare che i cretini e i disonesti ne traggano vantaggio
In una memorabile puntata di una trasmissione televisiva ben chiamata “Pinocchio” (opera letteraria, solo apparentemente per ragazzi, metaforica viceversa di quel viaggio iniziatico che è la vita e del lavoro latomistico che, da ciocco di legno, ti può trasformare prima in burattino e, successivamente, in fanciullo vivente, pensata e messa a punto da un massone intelligentissimo e complesso quale fu Carlo Collodi), l’8 ottobre del 1998, sollecitato dal conduttore della trasmissione Gad Lerner, il boss della Lega dell’epoca, Umberto Bossi disse in diretta su Rai 2 che “i quattrini che fecero la Fininvest venivano da cose occulte” e, osando e rischiando non poco, aggiunse, “da Cosa Nostra”. “Se Berlusconi dovesse vincere le elezioni”- disse ancora il capo dei lumbard – “la magistratura dovrebbe mettere un masso su tutto quello che bolle in pentola”. Pierferdinando Casini, presente in studio, aveva ribattuto, strenuo difensore della “purezza” imprenditoriale di Berlusconi, che quelle di Bossi, erano “assurdità schifose”.
Ma Bossi aveva rincarato: “Io credo che sia la verità. Io non sono un impostore come te. Io dico cose che hanno un fondamento e che posso no essere provate”. Parola più, parola meno. In quell’occasione Berlusconi aveva denunciato Bossi, Lerner personalmente e, ovviamente, mamma RAI, chiedendo la bellezza di 7 miliardi (in lire) di danni.
Poi, dopo l’accordo con la Lega, aveva ritirato la denuncia. Perché evocare questo ricordo che potrebbe entrarci poco con quanto di seguito proverò a scrivere? Telecamere quelle televisive dell’epoca e telecamere quelle che alla fine del post vi voglio invitare a considerare.
Se si vuole prevenire e contrastare un pericolo articolato (quale si delineava essere il modo di fare politica di Berlusconi che dopo una primissima stagione liberale si tolse la maschera e organizzò il regime partitocratico che ancora, sotto altre forme camaleontiche e gattopardesche, dura) non si può non seguire l’odore dei soldi. Punto. Nel caso di Berlusconi, se si fosse, con tenacia (ancor maggiore di quella messa in campo da alcuni poi lasciati troppo soli), seguito l’odore dei soldi, oggi la Repubblica non si troverebbe senza quella “moralità” necessaria ad affrontare la gravissima minaccia incombente. Parlo della destabilizzazione planetaria figlia della guerra intestina alla “famiglia” sunnita” (perché di questo si tratta) che si prepara, per effetto elefante nella cristalleria, a mandare in frantumi non solo le vetrine dei ristoranti parigini ma le nostre già incerte esistenze. Seguire l’odore dei soldi quindi sempre e in particolare quando anche un semplice “piedi piatti” sente che è tutto lì il problema. Finalmente sul terreno della richiesta – senza se e senza ma – di sapere chi sono quelle carogne/canaglie che fanno soldi con quelli che finanziano i taglia gole che abbiano la forma dell’ISIS, di Boko Haram, di altri non meno pericolosi, cominciamo ad essere numerosi. Ora dobbiamo farne la base di un’azione politica che non lasci scampo a quelli che ritengono di aver diritto a fare “soldi” sulla sofferenza degli altri, a prescindere se si tratti di cristiani, agnostici, ebrei, musulmani o i pochi pagani sopravvissuti alle persecuzioni dei cristiani. Nessuno di quelli che sono oggi interni alle istituzioni repubblicane che fossero scoperti collusi con il traffici d’affari (non parlo solo quindi di armi) con i sauditi, a loro volta incubatori dell’incubo ISIS, devono essere lasciati agire o di filarsela alla chetichella ora che i loro legami con i fabbricanti di terrore sono più facilmente riscontrabili. Si è aperta una porta, sia pure stretta, e, attraverso questo varco, dobbiamo osare verso l’ignoto (apparente) del mondo dei traffici d’armi. Da questo marginale e ininfluente blog, ad esempio, chiediamo da anni di sapere chi traffica con il Qatar e, a tal proposito, facciamo il nome a cui dei giornalisti investigativi che si sentissero tali, dovrebbero chiedere ogni giorno interviste. Per poi, eventualmente, vedersele rifiutare confermando così la centralità della nostra indicazione. Dove sono le IENE, in questo caso? Basterebbe, con onestà di intenti, rileggere i post dedicati al “nodo” affaristico torinese-sicul-romano animato da Ignazio Moncada e gli italiani saprebbero un po’ meglio orientarsi nella complessità delle responsabilità, dei moventi, delle regie occulte che si muovono intorno/dietro ai quei mille/diecimila/ venticinquemila fanatici pronti ad immolarsi per l’Islam da cui oggi tutti si sentono minacciati. Queste carogne di affaristi senza scrupoli hanno creato, anche e soprattutto, una condizione di apatia generale ma in particolare in Italia dove dobbiamo fare i conti con una gioventù che dovrebbe in teoria difendere se stessa e la propria parte (se ne esistesse una) scegliendo di avere condotte più oneste, morali e decenti di quelle che essi riscontrano negli uomini che li governano.
Per questo diciamo, da anni, ancor prima di aver dovuto dare vita a questo blog, che la lotta alla corruzione è un problema di sicurezza nazionale. Per questo sosteniamo, da sempre, che la questione morale è un problema di sicurezza nazionale più che ritenere che l’acquisto di qualche telecamera intelligente o stupida che sia, possa essere la panacea a tanti pericoli emergenti.
Certamente gli acquisti dell’ultima ora (ma sapete da quanti anni questo marginale bloggherino ha preso visione di sistemi intelligenti che oggi, fossero stati a suo tempo onestamente acquistati e avviato l’addestramento del personale di vigilanza, coadiuverebbero la lotta a quel fenomeno che vi vogliono far sembrare un fulmine a ciel sereno?) saranno, come al solito, la soluzione per qualche rosso profondo in banca dei faccendieri che si muovono intorno a questi “acquisti di Stato in emergenza”. Inoltre siamo al paradosso (non sottovalutate l’effetto provocatorio di tale pantomima) che i complici (anche solo fossero tali in quanto “pippe emerite”) dei lestofanti che si aggirano intorno al mondo delle commesse tecnologiche necessarie alla prevenzione dei crimini, ora si ergono a risolutori dei problemi e delle minacce che i loro “alleati a distanza”, i fabbricanti di terrore, artatamente e quotidianamente, producono da veri stakanovisti del male. La paura è la merce che i criminali si preparano a vendere con prezzi crescenti alimentati da un osceno aggiotaggio da loro stessi provocato, finanziando i poveri illusi guerrieri islamici di poter finalmente scopare, bere, mangiare datteri dopo essersi immolati in nome del califfato che verrà.
Le attrezzature che Matteo Renzi e i suoi interessati consiglieri ora vi vogliono far pagare profumatamente, sono, anche per intelligenza (se non genialità) italiana, sul mercato, da anni (aspetto smentite, cretini!) ma, senza un cambio di paradigma culturale (che non si intravede a nessun orizzonte), diventerebbero degli orpelli gadgettistici di nessuna utilità se non per le tasche dei produttori e mediatori dell’affare. “L’uomo è la misura di tutte le cose”, diceva Protagora millenni addietro. Pensate che quelle capre che vi guidano sappiano cosa questa verità incontrovertibile voglia dire nel caso specifico? Io conosco imprenditori/inventori italiani che per questi limiti si sono perduti o sono stati trattati come dei poveri illusi questuanti. Potrei entrare nel merito, provando queste affermazioni con dati e riscontri ma sarebbero le solite lamentazioni di un marginale e ininfluente animatore di un blog. Aspetto il coraggio di chi (a me noto e da me stimato) ha la titolarità per raccontare e denunciare i ritardi complici (bisognava comprare ferri vecchi videosorveglianti spacciandoli per telecamere intelligenti e pappare a quattro palmenti) che oggi ci espongono (che si sia a Parigi piuttosto che a Roma) a gravi e pericolose inefficenze. Dal terrorismo al geniale modo (approfittando delle cazzate di chi di dovere) di portarsi via quadri di stratosferico valore. Oggi dobbiamo sentire uno come Matteino Renzetto che, opportunamente consigliato da chi si avvantaggia dal poterlo fare, prova a dirci che tutto sarà risolto da nuovi (sic!) sistemi ad intelligenza distribuita. Certo se li avessimo istallati 7/8 anni addietro quando già si poteva, sfruttando l’intelligenza dei nostri giovani informatici e dei nostri laboratori di ricerca lasciati sempre senza il becco di un quattrino e se avessimo soprattutto abbandonato la concezione d’impiegare i classici, volenterosi, operatori che controllano contemporaneamente centinaia di immagini proiettate sui monitor delle sale operative non dovremmo spendere 300 milioncini ma ne guadagneremmo altrettanti vendendo la nostra tecnologia ad altri. Oggi saremmo, non dico pronti, ma sufficienti ad affrontare quella che di delinea come la Terza Guerra Mondiale.
Il termine “intelligenza distribuita” (vero Andrea L.?) introduceva, già anni addietro, un nuovo concetto e nuove logiche di sistemi di sicurezza ma chi li aveva capiti, studiati, prototipati – con largo anticipo – in questo paese di mascalzoni e di rincoglioniti, non solo era stato trascurato ma in alcuni casi (non pochi!) contrastato perché viceversa avrebbe rivoluzionato il business di tipo tradizionale. Siamo dieci anni indietro a dove ci saremmo potuti trovare e questa prioritariamente è la mia critica (laica e non perbenista) agli effetti devastanti della corruzione: la malandrinità di Stato e di chi lo occupa da usurpatore non è solo a-morale ma è autolesionistica e vigliacca nelle conseguenze. E simile, se non peggio, di quanto fecero i traditori dei nostri poveri eroici soldati mandati in URSS, quasi a piedi scalzi, durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi siamo arrivati, dopo settant’anni di pre-parazione strisciante ad una sorta di Terza Guerra Mondiale ma sembra di essere, culturalmente e politicamente, ancora nelle stesse condizioni di boria, paraculaggine, vigliaccheria, ladrocinio di Stato che ci accompagnarono verso la catastrofe della Seconda. Che c’entrano le telecamere intelligenti? C’entrano, c’entrano come, lo rivendico con orgoglio, c’entra tutto quanto viene scritto in questo marginale ed ininfluente blog.
Oreste Grani sempre più incazzato di fronte a quanto paradossalmente, l’effetto ISIS, sembra apparecchiare: gli stessi che hanno determinato le condizioni di inadeguatezza in cui ci troviamo, pretenderebbero di guidarci, sicuri, nell’attraversamento del Mar Rosso. Di sangue nostro.
questo post mi tocca in prima persona per cui posso solo dire che non solo i sistemi ad intelligenza distribuita sono stati trascurati ma hanno anche reso chi ci ha messo dentro impegno e testa ,e parlo in prima persona, un vero fantasma sociale. questo a discapito di professionalità e competenze
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Pericolo, se cominci a capire tra le righe, è ora che tu ti faccia riconoscere (sia pur in privato) e che condivida, fino in fondo, amarezze e opportunità che ancora (credi a me) possiamo cogliere. Io, lo sai o lo hai capito, sono stato relegato all’immaterialità fino a costringermi ad alienare tutto per sopravvivere. quando dico tutto intendo dire anche libri che , con grandi sacrifici, avevo comprato ed amato. Dico libri e non Rolex o Maserati 4 porte. Aspetto un tuo intelligente passo in avanti. spero che queste parole ti siano di suggerimento. Buon risveglio. Come vedi (sono le 4:00) i nemici della verità e della Repubblica mi hanno anche tolto il sonno.
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Sono ben lieto di mostrarmi per ciò che sono ma soprattutto per ciò che non sono più. Ti scrissi privatamente il 28 aprile 2014 alle ore 12:15 dopo un lungo periodo di silenzio durante il quale ho solo provato a rinnovare me stesso e la mia visione del mondo. Oggi sono una persona nuova e con una maggiore consapevolezza di me stesso. Non porterò in dote certo amarezze derivanti dal passato, così costruirei solo un futuro che ne sarebbe specchio, ma solo opportunità e certezze di costruire il meglio che posso per tutti noi.
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