Ubiquità ovvero la dimensione necessaria di un’Intelligence culturale
Dice il maestro Noam Chomsky inoltrandosi sul terreno a lui consono della razionalità e irrazionalità che connotano la comunicazione politica che l’eminente teologo e critico di politica estera, ai suoi tempi definito addirittura il “teologo del sistema”, Reinhold Niebuhr (personaggio ascoltato anche e non solo da George Kennan e dagli intellettuali del gruppo dei Kennedy negli anni ’60) sosteneva che chi possiede la razionalità ha l’obbligo di creare delle “illusioni necessarie” e delle “semplificazioni eccessive” in grado di fare appello alle emozioni per mantenere più o meno “in rotta” gli “ingenui sempliciotti”. Chiaro di cosa si stia cominciando a parlare in questo post-ino?
L’idea che la razionalità sia una capacità riservata a un gruppo molto ristretto in quanto solo poche persone ne sono dotate, è parte integrante della scienza della politica contemporanea. Non parliamo dei datati farneticanti superuomini nazionalsocialisti! La maggior parte delle persone è guidata unicamente dall’emozione e dall’impulso. Sin dagli anni Venti, e in particolare all’inizio dei Trenta, Harold Lasswell, padre del settore moderno delle comunicazioni sociali e uno dei principali politologi americani, spiegò che non era opportuno soccombere al dogmatismo democratico secondo il quale gli uomini sono i migliori giudici dei propri interessi. Perché secondo questa scuola di pensiero, non lo sono. Noi, diceva Lasswell (riferendosi evidentemente a se e ai suoi stimatori) invece (e qui è la spietatezza del pensiero che un giorno mi ha obbligato a riflettere sul fatto che non avrei potuto continuare a vivere senza “farmi Stato e Repubblica”e dico questo per rispondere ad una saccente pensatrice che nel privato continua ad insultarmi) siamo i migliori giudici degli interessi pubblici. Dobbiamo dunque assicurarci, per ordinaria moralità, che essi (i sempliciotti – ndr) non abbiano alcuna opportunità di agire in base alle loro valutazioni sbagliate. In quello che oggi viene chiamato uno stato totalitario, o stato militare, è un obiettivo facile da raggiungere. Basta tenere un randello sopra le loro teste e, se escono dai binari, colpirli. Ma poiché (disgraziatamente? ndr) la società è diventata più libera e democratica si perde questa possibilità. È quindi necessario ricorrere alle tecniche della propaganda. La logica è chiara: la propaganda è per la democrazia quello che è il randello per uno stato totalitario. Si tratta della teoria che ininterrottamente, con mille e mille mimetismi, trasformazioni camaleontiche e gattopardesche da decine di anni guida l’Occidente. Ma chi è questo “occidente” e da chi è rappresentato ora che la deriva delle cose e le mille e mille parole pronunciate e scritte hanno mischiato l’oriente, il medio oriente, l’estremo oriente con l’occidente rendendo impossibile entrare due volte nello stesso fiume come, da vero pre-veggente, sentenziava Eraclito, annidato – millenni addietro – nella odierna ormai marginale e ininfluente Grecia? Repubblica oggi stanca e apparentemente ridotta malissimo ma allora già pensante, con largo anticipo, per tutti noi!
Tornando ai contemporanei e ai mostri alla Luttwak (chi sceglie a chi far versare benzina sul fuoco? Chi vigila perché queste bombe al fosforo non vengano buttate tra la gente già tanto traumatizzata?) anche sotto le sevizie è opportuno non dimenticare che in molti vi considerano “branco confuso” a cui, da decenni, bisogna dare con la propaganda un accettabile senso della realtà, creando le condizioni permanenti del loro consenso ai giusti (sic!) valori che i non “branco” ritengono tali.
Questo pensano quasi tutti i politici cooptati nell’Occidente a guidare le “pseudo democrazie”! Propaganda e se non basta è pronto il randello. Tenete conto che uno come Matteino Renzetto è allievo (si fa per dire perché sempre somarello rimane) di gente che si è formata alla cultura della propaganda e del randello. Quando per mesi denunciavamo, nella nostra marginalità, la pericolosità di quanto sotto l’agire di un distributore di mance (che siano 80 o 500 euro) si delineava, di questo, parlavamo: Renzi è stato messo lì sotto stretta vigilanza di Michael Ledeen e dei suoi ambienti repubblicani di riferimento e ora proverà condurvi dove i soldi di cui avete assolutamente bisogno, usati per invasellinarvi, vi faranno andare. La trappola è scattata ed è pronta la propaganda atta a celarvi opportunamente il randello. Altro che ISIS e stati d’allerta o sospensioni, prima per pochi mesi poi a tempo indeterminato, delle garanzie! Questo del randello pronto (anche del tipo che potrebbe essere celato dietro ad una “intelligence stupida e asservita”) è il tema che stiamo suggerendo, nella nostra condizione marginale e di quasi nulla influenza ai cittadini autorganizzatisi nel M5S. Di tante iniziative ottimali, politiche ed amministrative, già messe in atto dai grillini (mi piace ora chiamarli affettuosamente così e non con finalità riduttive come chi, odiandoli e temendoli, ha tentato inutilmente di fare) quella che mi rassicura di più è aver deciso per iniziativa, ritengo non solo di Angelo Tofalo e dello storico Aldo Giannulli, di aver messo a fuoco la problematica di una eventuale intelligence e sicurezza partecipata che noi, da queste parti, nella nostra solitudine, sin dal lontano 2005, chiamammo Ubiquità ovvero la dimensione necessaria di un’Intelligence culturale (leggi il pdf UBIQUITA’1).
Mi sento particolarmente convinto delle scelte che si stanno compiendo dalle parti telematiche di (http://www.angelotofalo.com/) anche perché mi giunge voce che tra i gli invitati come relatore al convegno del 18 dicembre p.v. compare anche il signor prefetto Adriano Soi che il largo pubblico non può ancora conoscere ma, per chi come noi osservava da lontano i comportamenti delle nostre agenzie di intelligence (i servizi segreti) è persona competente e che più di altri potrebbe essere pronta a cogliere il valore culturale di quanto con assoluta pulizia di intenti (certamente con qualche inevitabile ingenuità) i cittadini “grillini” si preparano a compiere. Loro sì meritandosi il ruolo di “custodi dei custodi” della Repubblica.
Il testo che oggi pubblico e che solo in parte ho affidato alla rete, fu messo a punto ai tempi di Kami Fabbrica di Idee; alcuni dei pensieri espressi risultavano fortemente provocatori per l’epoca e oggi, dopo un decennio, mi sembrano ancora pienamente validi. Certamente dovremo evitare che il piazzista di turno usando argomenti similari faccia propaganda manipolativa sul tema strategico della sicurezza nazionale di cui non capisce nulla e nulla gli interessa. Così come il tema del centro e delle periferie di cui escludo che il capo del Governo colga il senso anche e soprattutto di ciò che è implicito nel superamento di quel complessissimo processo dicotomico. Tra l’altro, non credo che lo sappia ma qualora si potesse arrivare a ragionare di centro e di periferia il primo a cui verrebbe stroncata la carriera “in centro”, per azione della “periferia”, sarebbe proprio lui. Come Papa Francesco insegna sotto lo stimolo intelligente e anticipatorio di quanto il card. Francesco Coccopalmerio seppe dichiarare, in una intervista che agli storici consigliamo di non dimenticare alla vigilia del Conclave che avrebbe elevato Bergoglio, nel momento più opportuno, alla guida della Chiesa. L’intervista e le dichiarazioni, come diciamo da queste parti, fu rilasciata al Corriere della Sera, un ora prima e non un’ora dopo, l’elezione di Bergoglio. Prima è prima, dopo è dopo. Dopo, anche uno come Matteino Renzetto, è capace di parlare di cambiamenti culturali nell’intelligence, di cultura nelle periferie, di giovani a cui bisogna dare mezzi per organizzare la difesa culturale della nostra comunità. Tutte cose sacrosante per cui da decenni ci battiamo ma che nulla devono avere a che fare con un’opportunista somaro che dopo aver copiato il compito in classe dal collega timido e studioso si butta in avanti cerca di farsi promuovere.
Siate pronti ragazzi a prendervi i sacrosanti soldi e a fare lo sgambetto al re dei pugnalatori alle spalle e il capo della banda dei ladri di verità e di opere dell’ingegno di altri. Come ci dedicheremo a dimostrare nei prossimi giorni con particolare riferimento a ciò che è da considerare centro e ciò che non deve più essere considerata periferia infetta e degradata. È il centro l’appestato e per nessuna ragione si devono avere contatti. Ora si comincerà a vedere cosa sia strategia e cosa affollamento al trogolo dei maiali.
Oreste Grani