Chi mal consiglia il Presidente Nazarbayev non sa di giocare col fuoco

Cosimo Alfredo Pina22 dicembre 2015

La sicurezza prima di tutto, questo è il motto con cui il governo kazako dal 1° gennaio obbligherà l’apertura di una backdoor, una “porta di servizio” sulla rete, su qualsiasi dispositivo capace di connettersi ad internet. Il tutto sarà ottenuto con l’installazione di un certificato di sicurezza nazionale, installabile su dispositivi Android, iOS, OS X e Windows (non Linux), obbligatorio che permetterà al governo di accedere in qualsiasi momento ai dati salvati sul dispositivo, anche se criptato. I rivenditori e gli operatori dovranno inoltre tenere traccia di tutti i dispositivi venduti senza il certificato in questione. Le preoccupazioni per una manovra del genere non sono poche. I rischi per una possibile violazione delle privacy, così come la possibilità che la backdoorpossa essere sfruttata da malintenzionati sono davvero alti. La domanda se lasicurezza venga prima della privacy, sembra aver trovato una risposta in Kazakistan, ma sarà quella giusta?

Una notizia davvero preoccupante, segno che il Presidente Nazarbayev, mal consigliato dai suoi addetti alla sicurezza (pare si tratti di agenzie israeliane), ha paura, e come si sa, la paura mangia l’anima:

sia il Kazakistan che l’Uzbekistan hanno dei sofisticati centri di monitoraggio messi in piedi – scriveva il rapporto di Privacy International – dalla israeliana NICE Systems e dalla filiale israeliana della statunitense Verint, due multinazionali della sorveglianza. Che avrebbero trattato nei due Paesi direttamente con i successori del Kgb, l’Nsc (noto anche come Knb) del Kazakistan e l’Snb dell’Uzbekistan: entrambe le agenzie sono state accusate di violazione dei diritti umani. Cosa si fa in questi centri? Vedi originale

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Power of data o power of Love?

Naturalmente nella vicenda non manca lo zampino dell’Hacking Team (dato che ci leggete e lo sappiamo, non siate timidi e accettate il confronto, parlarsi non fa mai male, se si è intelligenti), ma non è questo il problema.

Con rispetto parlando, vorrei far presente al Presidente Nazarbayev che mettere tutto sotto controllo non serve a nulla, anzi porta sfortuna, come ben sa il Presidente al-Asad e il presidente di Area spa Andrea Formenti (leggi articolo).

Insomma, lasciatecelo dire, a cosa serve sapere tutto se poi si creano dei casini come l’Afganistan o l’Iraq o la Siria? A che serve ascoltare se poi con un coltello si possono uccidere e ferire decine di individui come sta accadendo in Israele? A che cosa serve credersi più bravi se poi bastano quattro pazzi a mettere in ginocchio Parigi e Bruxelles?

Il Kazakhstan è il “paese più importante del mondo”, ma i servizi di sicurezza che vi operano o gli affaristi che lo frequentano sono all’altezza della sua complessità? Visto come è stato gestito l’affaire Ablyazov non direi proprio.

Chi ha pensato infatti di mettere contro due uomini di tale statura e di tale forza non ha calcolato che l’anziano Presidente viene dalla formidabile scuola del PCUS e che le stanze del Cremlino gli sono familiari come le sue tasche, sicché tutto avrebbe potuto fare tranne cercare di gabbarlo.

Sicché suggerisco ai suoi consiglieri per la sicurezza di non provarci per non dovere un giorno assaggiare la sua ira, trasformando il Kazakhstan in un campo di battaglia.

Dionisia