ISIS? Fuoco di paglia, robetta, gentarella…

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L’Europol ci avverte che l’ISIS (da qualche giorno i giornalisti nostrani hanno cessato finalmente la fastidiosa prassi di definire “sedicente” ciò che i suoi membri dichiarano di essere, cioè uno “stato islamico”) si prepara a una vasta offensiva in tutte le capitali (non credo solo in quelle) europee.

Anzi, come mi sono permesso di dire alcuni mesi addietro, quando attaccheranno non solo disgraziatamente per noi tutti si vedrà, ma lo faranno sfruttando quello che militarmente è il vero vantaggio e cioè l’effetto sorpresa. In questi casi oltre che temporale, la sorpresa sarà nella scelta del dove. Loro lavorano pieno tempo su questa ipotesi. Viceversa, chi deve difendersi, non sa fino in fondo dove e come accadranno le cose. E le cose saranno più cazzute di come lontanamente si può immaginare. Questo non è catastrofismo ma semplicemente la certezza di avere di fronte nemici che non lasciano nulla al caso e che per tradizione storica la guerra la sanno fare.

Così come sanno disinformare dopo aver, negli ultimi venti anni, infiltrato i territori dove oggi inaugurano una stagione di terrorismo e di successiva insorgenza, avendo come fine il sovvertimento di quell’ordine politico, culturale, religioso che oggi, bene o male (più male che bene) tiene insieme alcuni degli Stati europei.

NEL POST Ma l’ISIS non doveva essere un fuoco di paglia? DEL 4.8.2014 HO ANTICIPATO ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE FASI CHE STAVAMO PER AFFRONTARE E CHE OGGI SONO ARRIVATE A SCADENZA CON BUONA PACE DI TUTTI I CAZZARI CHE CI VOLEVANO CONVINCERE CHE L’ISIS ERA UN FUOCO DI PAGLIA. CERTO CHE DI PAGLIA SI TRATTA MA QUELLA SUFFICIENTE PER INCENDIARE TUTTA LA PRATERIA, O LA SAVANA, O LA FORESTA  A SECONDA DA QUALE TERRENO CI SI TROVI CIRCONDATI.

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Sarà difficile guardarsi da est, sud, ovest, nord contemporaneamente ora che gli insorgenti (non solo quindi terroristi come li avete cominciati a conoscere) passeranno all’attacco quando e come decideranno di fare. L’agenda (cose se si trattasse delle stronzate che riguardano la politica partitica del nostro Paese) la dettano loro e i Paesi che si sono di fatto con loro schierati. Oggi il prezzo del petrolio è ancora una volta sceso e tale evento destabilizza i tessuti connettivi economici e sociali degli agglomerati che sono sotto l’attenzione dei piani d’attacco strategici dei nostri nemici. Non certo degli assetti di vita degli insorgenti jiadisti o dei loro alleati mimetizzati da anni nelle periferie delle città europee. I vostri governanti si fanno oggettivamente sempre di più collaborazionisti dei nostri giurati nemici continuando a pensare e a dire sciocchezze senza fine sui musulmani cattivoni che si mimetizzerebbero tra i disperati in fuga che arrivano dalle nostre parti. È il contrario:  da queste popolazioni che hanno provato l’orrore potrebbero venire le truppe fresche e coraggiose capaci di affrontare l’ISIS e i suoi affiliati rispetto ai ragazzotti smidollati che si esagitano sotto le insegne dei duri nazi-qualcosa a volte rasati, a volte tatuati ma poi alla fine solo gradassi e forti con i deboli. Le nostre città sono colme di cretini vocianti ma quando dovesse servire un po’ di coraggio solo cacasotto pronti a fuggire al primo colpo di rivoltella impugnata dai feroci saladini. Tolti i nostri militari di professione (e non tutti) che si sono misurati con i teatri di guerra, nei nostri giovani scorre birra, vino di bassa qualità e chimica a go-go, per trovare il coraggio di disinibirsi al fine di scoprire il sesso anale, attivo o passivo che sia, con maschi o con femmine. Oggi Leo Rugens sembra esagerare con tale crudezza di linguaggio ma la verità amara è questa. Viceversa, molti (la maggioranza) dei rifugiati/profughi/disperati sono cristiani o musulmani incazzati con i loro nemici jiadisti.

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Poveri illusi pensano di venire a trovare aiuto e protezione dai loro fratelli credenti in Cristo. A prescindere che da queste parti di credenti in Cristo è rimasto Papa Francesco e pochi altri a lui fedeli, di imbecilli tremebondi xenofobi nei confronti di quelli che accolti e riorganizzati potrebbero concorrere a sostenere la difesa dei comuni interessi ora che si passerà alla guerra diffusa tra la gente, ce ne sono a pacchi. Col bene che voglio ai nostri militari sono costretto a sostenere che nei nostri aeroporti, nelle nostre stazioni, nei nostri luoghi di sbarco, davanti ai nostri luoghi affollati, a mala pena gli onesti nostri difensori si raccapezzano se uno è un po’ più chiaro o più scuro di pelle e in quanto tale pericoloso. Come pensate che si possa organizzare una lotta di lunga durata quale quella che ci aspetta senza il contributo di chi li conosce i killer per averli visti in azione, averli sentiti minacciare riconoscendone, a colpo d’occhio, tratti somatici, gestualità, ritualità?  Abbiamo bisogno di decine di migliaia occhi e di orecchie, pronte a vedere e sentire ogni sospiro e ogni contrattura muscolare dei nostri nemici pronti ad attaccarci di sorpresa. Altro che respingere! Bisogna accogliere, e dopo aver reclutato, selezionato, formato il personale necessario, organizzare veri reparti di intelligence culturale, fatti di donne e uomini da infiltrare (le lingue e i dialetti sono fondamentali ma deve divenire un fenomeno diffuso e non di qualche coraggioso come è oggi e reparti combattenti di nuovi cittadini motivati alla difesa della loro nuova Patria rappresentata dagli spazi di libertà tolleranza, comparazione e compenetrazione di linguaggi, costumi, tradizioni, cibo. emozioni, amori che sapremo organizzare in comune accordo. Il da farsi è il contrario di quello che in nostri cretini organizzati nel governo della cosa pubblica stanno suggerendo. Dobbiamo drenare e trattenere un alto numero di profughi, scegliendo tra loro quelli che più hanno sofferto per le persecuzioni dei mostri sanguinari che vessati e perseguitati odiano più di noi che, ormai, non sappiamo neanche odiare, se non a chiacchiere. Ora è il momento di dare vita a reparti che si prendano a cuore la sicurezza nazionale costituiti da truppe (passatemi il termine) figlie di quel meticciato che è l’ultima speranza per rinvigorire generazioni di demotivati nevrotici che vogliono solo sapere “quanto si guadagna nei servizi segreti” (siamo a oltre 30.000 accessi sul tema specifico) se una ha la botta di culo di poterci entrare. Ovviamente, raccomandato dal politico di turno.

Ma forse questo progetto di intelligence culturale transdisciplinare è incomprensibile per quei quattro approfittatori guidati dal più scaltro di tutti, vale a dire il fido (di chi?) Marco Carrai, che si aggirano intorno a Palazzo Chigi, al solo scopo di assicurarsi belle commesse nel settore della guerra e della difesa cibernetica. Settore di business che va tanto di moda.

Oreste Grani/Leo Rugens