Luttwak è vivo, Regeni è morto

Luttwak e il suo doppio
Giuseppe Cruciani: “Professore”
David Parenzo: “Grande Professore”
Edward Luttwak:”Tutti facciamo cose pericolose… non chiedo a nessun governo di responsabilizzarsi se io muoio facendo scuba [immersioni in apnea]… L’Italia non deve chiedere nulla al governo egiziano… Non sappiamo nulla dei servizi segreti egiziani… Forse è stato ucciso da un’amante, da un poeta che voleva fare un’affermazione letteraria, queste speculazioni tu le puoi fare, ma il governo italiano deve amministrativamente informarsi, senza dire nulla in pubblico che può essere girata come una critica… Non lo giudico affatto [Regeni], non ero nelle sue scarpe”.
A Giuseppe Cruciani, che ha intervistato il nostro agente d’influenza preferito Edward Luttwak, chiediamo: ma la mattina allo specchio non hai voglia di sputarti in faccia?
A David Parenzo, che al “professore” rivolge gioviali, euforici e affettuosi saluti in ebraico, condividendone le radici, non viene da pensare che tacere davanti alle offese indirizzate a un uomo onesto e per bene come Regeni equivale a disonorare la memoria di milioni di vittime del fanatismo e della ferocia? Cos’ha fatto Regeni da meritarsi di essere torturato a morte, “caro” Parenzo? Mazel tov.
Ma veniamo a Luttwak, che per una volta ci mostra la sua doppia natura di studioso e di agente “sul campo”; lapsus o rivendicazione il riferimento al vivere sott’acqua?
Se cercate una prova del fatto che Giulio Regeni fosse un agente dell’ultima generazione la trovate nel discorso confuso e sdoppiato di Luttwak, scomodato a Washington, per influenzare e indirizzare la politica italiana sul caso: punto primo, dispiace che il giovane sia morto; punto secondo l’Egitto è baluardo della lotta al terrorismo e l’Italia deve tacere.
Luttwak deve avere provato un brivido nel momento in cui si è immedesimato in Regeni, uno studioso come lui, che stava dalla parte degli oppressi e non degli oppressori.
Parentesi: sublime intreccio di senso, Luttwak, teorico dei colpi di stato se la prende con Regeni reo di frequentare chi si oppone al colpo di stato di al-Sisi.
Luttwak si è espresso proprio come Allen Dulles quando si rivolge a Tom Hanks (l’avvocato che diventa agente nel film di Spielberg): “Lei sarà solo, il governo americano non le riconoscerà nulla in caso di morte, lei per la CIA non esiste e noi negheremo tutto e non faremo nulla per lei”, più o meno.
Luttwak intorbida e chiarisce, detta la linea e riconosce al giovane di avere scelto una via pericolosa; Luttwak mente sulle ragioni della morte (sa benissimo che la morte è avvenuta dopo una tortura bestiale); a Luttwak sfugge il controllo e mischia tutto nella sua mente, si sente dentro all’operazione, Regeni è uno dei tanti operativi caduti sul campo, uomini di cui negare l’identità a qualunque costo per proteggere il fallimento del servizio.

Luttwak lettore di “Lotta comunista”
Luttwak sa che all’AISE qualcuno potrebbe essersi incazzato; Luttwak ricorda benissimo le parole di Gianni De Gennaro del 2011:
Il mondo è cambiato, le minacce sono tante e bisogna avere agenti preparati diversamente rispetto al passato», ha spiegato De Gennaro.
Per questo dal 2009, due anni dopo l’entrata in vigore della riforma sui servizi segreti, ha preso il via il progetto per il reclutamento all’università: sono stati contattati 26 atenei che hanno segnalato possibili candidati che lo screening finale ha ridotto a 15.
«C’è poi una seconda sessione con altri 80 candidati che passeranno ulteriori selezioni», ha aggiunto De Gennaro. Che ha assicurato: «Noi siamo molto attenti nel reclutamento di questi giovani perché non dobbiamo inserire virus nel sistema».
Luttwak sa che qualcuno ha tradito il nostro Regeni e sa che le bandiere a mezz’asta e le presenze al funerale covano un rancore sordo e pericoloso. I nemici di Regeni sanno di avere da oggi nuovi nemici, per sempre. Luttwak conosce il Direttore Alberto Manenti e sa che anche a un alleato stretto potrebbe saltare la mosca al naso.
Luttwak sa che Renzi tace e ne dichiara la “morte politica” alla fine dell’intervista, disgustato di tanta sorda vigliaccheria; nessun pupazzo fa più schifo a qualcuno che ai pupari che lo muovono.
Luttwak sa che Regeni era intelligentissimo e preparatissimo, ovvio che ne abbia letto gli articoli sul Manifesto e a suo modo gli tributa l’onore della sua attenzione scomodato dalla coppia di servi Cruciani-Parenzo, che di tutto questo non hanno capito nulla.
Chi sia Regeni non ce lo devono dire le Istituzioni.
La redazione

Un Luttwak autentico
Commento con quanto pubblicato sul mio FaceBook (Marco Lombardi): Cosa vi aspettavate da uno fatto e rifatto e ormai vecchio come Luttwak? E i media continuano ad ascoltarlo: quanto dice sul comportamento da tenere con l’Egitto è solo l’ultima fase di un personaggio che è più che pensionabile, del tutto inattendibile e dequalificato. E anche in passato certamente sopravvalutato grazie al suo anglo-italiano che per anni lo ha fatto diventare un facile “figo” per i media esterofili. Insomma si arrabatta per mantenere il suo clichè. Nulla di più. Voglio essere chiaro e dunque aggiungo al post originario… qui non sto discutendo le sparate di Luttwak su chi ha ammazzato Regeni né la questione della responsabilità personale. La prima questione rimanda alle indagini in corso e, benché trovi solo provocatoria una sparata di questo tipo, tante sono le piste. La seconda questione sulla responsabilità individuale la posso condividere, abituato a circolare come sono in certi posti. La follia è la tesi che propone Luttwak per la quale qualunque cosa l’Egitto faccia, l’Italia doverebbe stare in silenzio perché al-Sisi ci sta salvando dai fratelli musulmani. Questa è una enorme idiozia in qualunque modo la si giri… è qui che il vecchio Luttwak si dimostra per quello che è da un pezzo…. un personaggio intellettualmente agonizzante in cerca di spazio.
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“In Italia, come ovunque, la libertà va protetta ogni giorno per non perderla e il governo democratico deve migliorarsi quotidianamente per non logorarsi. La nostra speranza (l’autore parla anche a nome di altra persona ndr) è di fornire “armi mentali” per combattere queste battaglie, che non si vincono mai definitivamente, ma per le quali vale sempre la pena di lottare”.
Parole sante, salvo essere state pronunciate dal nostro Edward N. Luttwak, a riprova che non ci si può fidare mai delle chiacchiere ma solo dei fatti. E, l’agente d’ambiente statunitense Luttwak, quando passa dalle chiacchiere ai fatti, è il più violento, neo aristocratico, sanguinario dei “fascisti”. Caro Lombardi, grazie per i ragionamenti che hai voluto affidarci. Buona notte e buon riposo. Leo Rugens
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