Fratelli-compagni Urlogisti, contrordine: Matteo Renzi è finito!

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Matteo Renzi scopre che la Massoneria (quella vera e non quella macchiettistica rappresentata dai toscanelli-aullesi-sarzanini, un po’aretini e a volte ravennati) esiste e che quel mondo è frequentato da “personaggetti” alla Mario Monti e Mario Draghi.

Parliamo dei circoli che contano dove, a suo tempo, il super miliardario in euro Silvio Berlusconi, pur “bussando” (e pur ricevendo talami da orgia da Vladimir Putin), non fu accolto tanto che dovette farsi in proprio una loggiona, simulacro di una di quelle esistenti in cui avrebbe voluto essere accolto, chiamandola “Del Drago”. A “quel drago”, in modo sottile, sia pur detto, fece riferimento la moglie Ilaria quando decise che il Berlusca era cotto a puntino e che, per i comportamenti complessivi tenuti (ragazzine e sostanziale disinteresse per la sistemazione delle cose complesse rappresentate dalla famiglia allargata), andava punito con una  stangata affettivo-pecuniaria da cui non si sarebbe più rialzato: il Silvio nazionale, in realtà, declina quando Veronica lo sputtana per le sue puttane e così facendo gli imprime la lettera scarlatta P di puttaniere inaffidabile e non di M di massone riservato e legato a segreti non divulgabili. Quegli stessi ambienti ieri, per bocca di Mario Monti, hanno presentato conto e benservito (cioè il non fidarsi di un “comico”, lui sì, altro che il credibilissimo duo Grillo-Casaleggio) pronti al giro di valzer. Andare e venire da luoghi (ultimo l’Argentina) dove la Massoneria fa e disfa ogni cosa (dittature feroci comprese), non credo abbia avuto alcun effetto se non indirizzare altre mancette (future e quindi incerte) verso la rete messa a punto dal grande ignorantone (come lo definì a suo tempo Roberto Napoletano, direttore del IlSole 24 ore…) abile solo a stendere reti per i fringuelli nostrani. Renzi e i suoi pupari locali (con qualche rizoma internazionale di possibile imminente interruzione) in questi due anni, mentre i bravi cittadini autorganizzatisi nel M5S, tra mille sforzi e non pochi prevedibili errori, si impratichivano delle complessità che governano non il governo del Paese ma i palazzi del Potere (questo prezzo alla inesperienza era inevitabile che venisse pagato ma ha fatto meno danni del previsto), i renziani dilagavano verso ogni possibile postazione di accaparramento di denaro pubblico e drenaggio di fondi europei. I renziani  sono presenti (quasi) ovunque ma, essendo dei mercenari opportunisti saltatori sui carri dei vincitori (ma per fortuna degli assetti futuri della Repubblica qualora dovesse un giorno risorgere, quasi tutti e tutte i piazzati/e sono delle seghe dal punto di vista delle capacità di gestire le complessità insorgenti), ora che il benefattore di turno cadrà, si renderanno disponibili.

La questione, questa volta, sperando che le strutture che i liberi cittadini si sono dati organizzandosi nel M5S tengano, sarà fucilare sul campo i saccheggiatori-sciacalli agirantisi tra le macerie e non fare prigionieri: chi è stato colluso, sia pur per una spintarella con il regime partitocratico, andrà mandato a svolgere liberamente quello che sapeva fare prima della decisione di vendere l’anima e il culo al diavolo di turno. Satanasso renzian, verdiniano, berlusconiano o altro che sia. Intanto, comunque, godiamoci il vantaggio tattico che le ur-lodges  (che, caro Mieli, non esistono!) a cui fanno riferimento Draghi e Monti, hanno deciso che “Attanasio cavallo Vanesio” Matteo Renzi non serve più. Ora, come suggeriscono gli strateghi militari cinesi, ci si deve incuneare con la rapidità e l’apparente immaterialità  del Vento.Per non dimenticare (e farci qualche nemico in più) da oggi cominciamo a pubblicare un memorandum ad uso e consumo dei cittadini decisi a non farsi più sudditi.

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Cominciamo con Luigi Marroni, Amm.Deleg. CONSIP, rivendicando di aver suggerito il 28 febbraio 2013 Consip Consip fortissimamente Consip. I patrioti del M5S si meritano di poter vigilare su Consip. Per cominciare ai neo eletti “grillini” di provare a tenere sotto stretto controllo CONSIP come uno dei centri nodali della eventuale buona gestione della cosa pubblica.

Luigi Marroni, quando passa a CONSIP, era fresco di aver diretto una ASL a …, indovinate un po’, F-I-R-E-N-Z-E.

Mai, neanche Gava, Colombo, Gaspari, Misasi, De Mita, Donat Catten, Rumor, Forlani avrebbero commesso tale leggerezza. Solo Vittorio Sbardella, che non era democristiano, si sarebbe comportato così.

Luigi Marroni dice di sé: “Sono nato l’11 agosto del 1957 a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Senese. Dopo la maturità scientifica mi sono laureato con lode in ingegneria meccanica all’Università La Sapienza di Roma.

Ho lavorato molti anni con CNH Global, azienda del gruppo Fiat, tra i leader mondiali del settore macchine agricole e da costruzione. In CNH Global ho iniziato nell’area tecnica, per poi occuparmi di aspetti gestionali, di marketing strategico, di progetti organizzativi e della produzione di trattori.
Questa esperienza mi ha portato a vivere alcuni anni a Londra e a lavorare, viaggiando, in Europa, Stati Uniti, Brasile, Turchia, raggiungendo incarichi di responsabile nella produzione dei trattori con la direzione di un gruppo di stabilimenti distribuiti in Paesi europei ed extra europei. Sono stato membro del consiglio di amministrazione di Turk Tractor, New Holland India e presidente del consiglio di sorveglianza di CNH Austria.

Per alcuni anni ho insegnato Economia e Organizzazione Industriale alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Siena, e tenuto dei corsi alla Scuola Superiore S.Anna di Pisa, del cui consiglio di amministrazione sono stato successivamente membro per alcuni anni.

Nel febbraio 2004 sono stato chiamato a dirigere l’Azienda Sanitaria di Firenze, esperienza che si è conclusa il 29 maggio 2012, quando sono stato nominato Assessore al diritto alla Salute.

Durante il lavoro nell’Azienda Sanitaria ho ricoperto, in anni diversi, altri incarichi nel nostro sistema sanitario: coordinatore del Comitato di Area Vasta Centro, presidente del Consiglio Direttivo dell’Estav Centro, presidente del Centro di Documentazione di Storia della Assistenza e della Sanità Fiorentina. Per un anno, dall’agosto del 2007, sono stato Commissario Straordinario del Centro Studi Prevenzione Oncologica, divenendone poi commissario liquidatore. Nell’aprile-maggio del 2009, sono stato commissario della Asl di Arezzo.”

Questo è quanto dice di sé. Vedremo come va a finire.

Alle Ferrovie, altra “portaerei”, Renzi ha piazzato Renato Mazzoncini in veste di Amministratore delegato dopo che lo stesso ha privatizzato i bus cedendoli proprio alle Ferrovie dello Stato. Dimenticavo di dirvi che quel sistema di trasporti locale riguardavano un città che dovreste conoscere: F-I-R-E-N-Z-E

Mai, neanche Gava, Colombo, Gaspari, Misasi, De Mita, Donat Catten, Rumor, Forlani avrebbero commesso tale leggerezza. Solo Vittorio Sbardella, che non era democristiano, si sarebbe comportato così.

Renato Mazzoncini ci viene descritto dagli “amici” così: “Il neo ad di Ferrovie, Renato Mazzoncini, nasce a Brescia, da famiglia solida e autorevole e padre noto magistrato, nel gennaio 1968. Sotto il segno del Capricorno, precisa lui, che è sposato e ha tre figli maschi. Vola negli studi, si laurea in ingegneria elettrotecnica al Politecnico in tempo per lavorare già come ingegnere a 24 anni, «fatto inconsueto in questo paese». Spiega: «Mi sono laureato a pieni voti ma non con il massimo, preferivo la velocità al voto». Il primo impiego è in Transystem, la società di progettazione di ferrovie secondarie del gruppo Ansaldo dove l’ingegnere progetta la ferrovia Merano-Malles. Poi passa a occuparsi di alta velocità nel Consorzio Saturno. Finché nel 1998 Mazzoncini entra in Autoguidovie, la società lombarda di trasporto pubblico del gruppo Ranza di cui diventa ad. Nel 2011 Autoguidovie firma una joint venture con Busitalia, la società del trasporto su gomma al 100% delle Ferrovie di Mauro Moretti, nata dalla scissione di Sita in cui Ferrovie aveva già il 55%. Moretti nomina Mazzoncini ad anche di Busitalia che nel 2012 acquista il 100% di Ataf, l’azienda di trasporto fiorentina. Allo scopo nasce Ataf Gestioni (70% Busitalia, 25% l’Azienda dei trasporti di Prato, Cap, e 5% Autoguidovie) di cui Mazzoncini sarà presidente e ad fino al trasloco in Ferrovie. Nel frattempo si occupa di allargare la presenza di Busitalia all’intero trasporto umbro di cui acquista il 100%: tutto, dai bus urbani e extraurbani alla linea ferroviaria, ai traghetti del Trasimeno. Acquista anche il trasporto urbano di Padova dove Busitalia faceva già servizio extraurbano. Gli sfugge la gara regionale per il trasporto pubblico in tutta la Toscana, cui Busitalia partecipa attraverso il consorzio Mobit delle aziende di trasporto toscane. Vince la francese Ratp.”

Questo è quanto dicono di lui gli esegeti. Vedremo come va a finire.

Ad interessarsi di ACEA, acqua ed energia, quotata in borsa di cui vi abbiamo parlato nel nostro post del 29 maggio 2014 L’esperto e sempre attento Athos De Luca chiede chiarezza, in Campidoglio, intorno al caso ACEA/Alfonso Messina/Security ServiceAcea Energia spa, quotata in Borsa, si mostra debole e inadeguata anche di fronte ad una semplice voltura a favore dell’ENEL. Figurarsi il resto! in veste di Amministratore delegato, Renzi ha piazzato Alberto Irace, segnalotogli dalla fedelissima (avete presente?) Maria Elena Boschi che aveva conosciuto lo Ierace nel cda della Pubbliacqua con sede a…a…a , su bravi, a…F-I-R-E-N-Z-E.

Mai, neanche Gava, Colombo, Gaspari, Misasi, De Mita, Donat Catten, Rumor, Forlani avrebbero commesso tale leggerezza. Solo Vittorio Sbardella, che non era democristiano, si sarebbe comportato così.

Di lui dicevano: “Alberto Irace, l’uomo dell’acqua, sarà il nuovo ad di Acea. Va a bersaglio, dunque, l’offensiva del sindaco di Roma, Ignazio Marino, sui vertici dell’ex municipalizzata capitolina. Ecco come il primo cittadino della Capitale ha commentato l’esito dell’assemblea del gruppo controllato dal Campidoglio ha eletto al posto di Giancarlo Cremonesi il presidente Catia Tomasetti: “Roma volta pagina, con noi da oggi nuovo Cda di Acea costa 70% in meno, è a maggioranza femminile e con presidente 40enne e donna”, ha twittato Marino.

IRACE, LA VITTORIA DI MARINO

Ma è la nomina di Irace la vera vittoria per Marino. Chi è Irace che prenderà il posto di Paolo Gallo? Irace ha un diploma tecnico conseguito a Napoli, con l’ultimo anno da studente a Milwaukee, classe 1967 e il tesserino da giornalista pubblicista. E sottolinea di avere “ottime capacità relazionali tese a costruire e a sostenere pool di professionisti e dirigenti nel perseguimento di obiettivi complessi. Attitudine a far collaborare le diverse figure di un team valorizzando le peculiarità di ciascuna competenza coinvolta. Esperienza consolidata nel promuovere la convinzione negli interlocutori delle possibilità di successo delle iniziative condotte”. E’ quanto scrive sul suo curriculum, che si può leggere per intero qua.

IL MANAGER E LA POLITICA

Nella carriera di Irace la politica non è estranea. E per la sua provenienza è possibile – anche se nessuno ha messo in dubbio le competenze – che sia stato scelto da Marino anche per ammorbidire il clima teso nel Pd riguardo al sindaco. Diverse cronache nell’ultimo mese hanno riportato l’ipotesi che stia per essere addirittura scaricato dal Pd, come questa di Repubblica: “il premier Renzi, nonostante pare sia costantemente informato delle mosse di Marino sulle nomine, come quella di Irace, amico del ministro Boschi e con un’esperienza manageriale guarda caso a Firenze, nell’azienda delle acque pubbliche, non sembra voler fare sponda. Tanto da tenerci a precisare: “Non mi attribuite alcun nome, le decisioni sono del sindaco””.

L’UOMO DELL’ACQUA

La nomina di Irace è dunque la nomina di un manager esperto, in Acea dal 2007 e dal 2010 responsabile delle gestione idriche di Toscana e Umbria. Tutta una vita spesa nell’acqua: nel cui settore è entrato nel 1998 come amministratore dell’ente di ambito sarnese vesuviano. Proprio all’indomani cioè della costituzione degli Ato, le unità territoriali che avrebbero gestito i servizi idrici e che nella maggior parte sono partecipate da aziende private – anche estere come Veolia e Suez. Poi è stato a lungo nei Cda, tra gli altri, di Acque Blu, Acquedotto del Fiora, Publiacque. Il suo primo incarico, 25enne, è di assessore al Comune di Castellamare di Stabia, per poi diventare vicesindaco dello stesso comune.

Di lui dicevano “di Marino”, oggi dicono che è “di Renzi”, domani vedremo.

E tre, ma, in realtà, i fedelissimi (vedrete tra poche settimane il lancio delle “cimici” attestanti la fedeltà al ducetto toscano!) sono decine e decine e, di quasi tutti, in passato, vi abbiamo già parlato prima che divenissero renziani di ferro. Gentarella ma che si è piazzata prima della bufera e il giro di rotor imminente. Gentarella che sarà complesso far sloggiare in quanto la legge (!) è dalla loro parte. a meno che si decida che, senza alcun rispetto delle loro leggi, si passi alle vie di fatto e che tutti, nessuno escluso, con le cattive e non più alternativamente con le buone di cui a volte si parla perché nella mente di questi approfittatori le buone sono soldi e liquidazioni per loro, li si metta alla porta se non, qualora ricorressero gli estremi, in condizioni di non poter più nuocere. Propongo comunque di preparare liste robuste in funzione di quando l’ISIS sferrerà l’attacco e sarà necessario trattare un qualche armistizio. Vedrete che quelli se li prenderanno a peso nelle vesti di comparse per i loro cruenti video. Con gente così, intendendo i taglia gole, sono pronto a fare pace se si assumono il compito di sfoltire le nostre fila di tali personaggi.

Viva Caporetto, incitava a gridare Curzio Malaparte. Viva Caporetto, riprendo io che ho amato il Piave ed ho ammirato e seguito politicamente uno dei “ragazzi” del ’99 che pur di andare in Guerra si presentarono volontari non avendo l’età per combattere.

Oreste Grani