Giulio Regeni è caduto sul “campo”, fatevene una ragione

giornalista

Nella lingua inglese, “embedded” applicato a chi fa informazione evoca immagini di questo genere

Andrea Teti, professore associato dell’Università di Aberdeen e coautore della lettera firmata da 4600 accademici per chiedere un’indagine trasparente sulla morte del ricercatore italiano: “Nessuno spionaggio, le teorie come queste fanno solo danni. E Oxford Analytica non è un’organizzazione politica”

Duplex negatio affirmat… e qui di negazioni ne abbiamo un vagone.
Giulio Regeni potrebbe passare alla storia come l’intellettuale più indiziato di essere una “spia”, anche se preferiamo definirlo “operatore di intelligence culturale”, e al contempo più smentito. È un’ottima notizia, perché più si smentisce, come fa il prof. Teti, e più la memoria di Regeni sarà salvata dall’oblio e più la sua intelligenza sarà celebrata grazie alla potenza degli algoritmi e alla memoria dei server.
Leggendo l’elenco di pubblicazioni del professore, un’altro “cervello in fuga”, viene spontanea una domanda: ma a chi possono interessare gli argomenti che trattava Regeni se non all’intelligence, alla politica e alle imprese che si devono misurare con le complessità del mondo presente e futuro?
Possiamo immaginare che gli studi di Teti, Regeni o Gervasio siano materia di discussione nei pub di Aberdeen o delle cene in qualche pizzeria “calabrese” della città da parte di impiegati o negozianti scozzesi?
Fa bene Teti a prenderci per scemi, è un fastidio che possiamo tollerare per salvare la forma, se non che è doveroso far presente che smentire il ruolo di Regeni ha l’unica funzione di non innescare una polemica politica con l’Egitto. Punto e basta.
Rimane però la domanda: perché torturare a morte un ricercatore? Ha ragione Declich nel sostenere che così al-Sisi ha mostrato il volto feroce e ha intimidito le opposizioni?
In realtà, dopo un evento del genere, tutti fanno a gara a lucrare quel che possono, ma non è detto che il movente di chi ha agito corrisponda a uno dei tanti guadagni che vengono ricavati, né che l’idea del guadagno abbia mosso alcunché.
Dal nostro punto di vista, l’intelligence vera e proficua del passato del presente e del futuro deve essere di questo tipo: studiosi preparati e selezionati e addestrati capaci di “leggere”, capire e dialogare con tutti, sassi, animali  e kamikaze inclusi.
Solo la comprensione dell’altro permette di costruire un dialogo, premessa inaggirabile della pace, perché quando si arriva a dover eliminare il prossimo, significa che la pace è già morta.
Regeni stava costruendo questo e lo stava realizzando anche per il nostro Paese, non solo per l’università di Cambridge o per la Oxford Analytica (non sarà per caso stato vittima della rivalità secolare tra i due atenei? perdonate la battuta, ma elaborare il lutto passa anche attraverso un witz). Questa era la sua funzione di “spia” e nient’altro. Regeni stava collaborando a creare anche in Italia ciò che non si è riusciti a fare nonostante l’offerta che alcune università fanno di “master di secondo livello in intelligence”. E lo faceva dove lo si fa da sempre.
Voglio ricordare, per fare un esempio, che lo storico John Bossy nel 1991 pubblicò Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata, incentrato sull’ipotesi che tale Henry Fagot, spia al servizio di Elisabetta I, altri non fosse che il filosofo italiano Giordano Bruno. Vero falso autentico? Un filosofo embedded, dunque, finito male o anche peggio del povero Regeni, il quale sventò il tentativo di Maria Stuard di detronizzare Elisabetta. Questa vicenda la trovate raccontata in “Gnosis” la rivista dell’AISI: Giordano Bruno: monaco o spia?
Già “embedded” ovvero “sul campo” o eufemisticamente “partecipata”, questo era Regeni, uno studioso sul campo, embedded, membrana intelligente tra Cambridge e il Cairo, tra studiosi anglo-italo-americani e lavoratori-sindacalisti-intelletuali egiziani (oppositori o meno di al-Sisi non conta). E questo essere sul campo è ciò che signorilmente Luttwak ha riconosciuto implicitamente a Regeni, definendo “pericoloso” il suo lavoro.
A essere estremisti, potremmo anche immaginare che Regeni lavorasse per al-Sisi, giacché un oppositore si fiderebbe mille volte di più di un italiano dalla faccia pulita piuttosto che di un connazionale… Pura speculazione sia molto ma molto chiaro.
Credete che un satellite o un malware o un Facebook sia capace di raccogliere info come faceva Regeni? Siete sulla strada sbagliata.
Oggi giovedì 18 febbraio, il Direttore Alberto Manenti riferisce al COPASIR; verrà tutto in gran parte secretato, scommetteteci sopra.
Dionisia
P.S. Segue l’elenco di pubblicazioni del Prof. Teti.

Book Chapters

  • (forthcoming 2013) “Confessions of a Dangerous Paradigm: Beyond Said and Foucault”, in Ziad Elmarsafy, Anna Barnard and David Attwell (eds.) Debating Orientalism, London: Palgrave-Macmillan.
  • (2012) “Democratization and the Middle East in Contemporary Global Order,” in Stephan Stetter (ed.) The Middle East and Globalization, London: Palgrave-Macmillan.
  • (2011) “La politica della democratizzazione in Medio oriente ed il feticcio della società civile” in Francesca Corrao (ed.) Le rivoluzioni arabe, Milan: Mondadori.
  • (2011) “Société civile et politiques de ‘démocratisation’ au Moyen Orient”, in Pierre-Jean Luizard and Anna Bozzo, La Société Civile dans le Monde Musulman. Paris: La Decouverte.
  • (2009) “Colonizing Knowledge: Social Science and the Disciplinary (Re)Production of Knowledge,” in Begum Firat, Sarah de Mul, and Sonja van Wichelen (eds.)Troubled Engagements: Commitment and Complicity in Cultural Theory and Practice, London: Palgrave-Macmillan.
  • with Andrea Mura (2008) “Sunni Islam and politics”. Routledge Handbook of Religion and Politics, London: Routledge.
  • (2008) “Political Islam”, in Mark Imber and Trevor Salmon (eds.) Issues in International Relations, 2nd Edition, London: Routledge, pp. 218-234.
  • with Claire Heristchi (2006) “Rethinking the Myths of Islamic Politics”, in Jeff Haynes (ed.) Religion and Politics: A Survey, London: Europa-Routledge.

Other Specialist Publications

Reports and Commissioned Research

  • (2012) with Gennaro Gervasio “Egypt’s Presidential Elections,” IE Mediterranean Observatory, n. 94, July 2012
  • (2012) “Egypt’s Uprising One Year On,” ECIA Briefing, 10/2
  • (2011) with Gennaro Gervasio “Egypt’s Second January Uprising: Causes and Consequences of a would-be Revolution”, Mediterranean Yearbook 2011
  • (2011) “Political Parties and Movements in Post-Revolutionary Egypt“, ISPI Working Papers, n. 42, October 2011
  • (2011) “Saudi Arabia and the Challenge of GCC Expansion”, ECIA Briefing, 14/05
  • (2011) “Bahrain: Roots and Implications of the uprising”, ECIA Policy Paper, April
  • (2011) “Egypt’s Constitutional Referendum”, ECIA Briefing, 20/03

Other Specialist Publications

Comments and Media

Andrea has appeared on Al-Jazeera, Canda’s CBC, the BBC, France24, Deutsche Welle, Australia’sSBS, KPFK Pacifica, and other international outlets. He also works regularly with regional and national media including BBC Scotland, ITV Scotland, BBC Wales, The Scotsman and various local radios and press.

The following is a selection of recent appearances:

Research Students

Hanifi Baris (CISRUL), Anna Grudzinska (CISRUL), Sarah Hynek (RGG), Stuart Maltman (IDAV), Chris Noble, Darcy Thompson (IDAV), Kandida Purnell (IDAV), Alessandro Rippa, Ulisses Terto-Pereira (CISRUL), Manal El-Shihry.

Former PhD Students: Abderrazek Ben Rejeb (2013), Samantha May (AHRC-funded, 2011)

  • 2009-10 Carnegie Trust: “Paradoxes of Western Democracy-promotion in the Middle East: Conceptions of Democracy in Donors and Recipients”
  • 2008-09 Agence Nationale pour la Recherche, Role: UK Co-Investigator: “L’essor de la «société civile» dans le monde musulman”; PIs: A. Bozzo (Rome III), P-J. Luizard (CNRS)
  • 2009-13 University of Aberdeen, College of Arts & Social Science (RPAS), Co-DirectorInterdisciplinary Approaches to Violence programme

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