In sogno (sognare non è reato) mi sono visto Mastro Titta che tagliava la testa ad una testa di cazzo

Mastro_Titta

Amo le persone di bassa statura, soprattutto le donne se ben proporzionate. Ho una compagna che non può certo essere considerata una spilungona e mi è piaciuta (anche in quel senso che capite) come nessuna prima. Per cui, se oggi scrivo che quel “nanetto malefico” di Matteo Orfini se la prende nel culo per quei quattro gatti che se la sono sentita di andare a dare alibi alle primarie romane nel PD, nessuno mi può accusare di avercela con i brevilinei, complessati e d’animo maligno.

Certamente neanche i cinesi sono andati a votare dal momento che conoscono il mondo e mentre ipotizzano che Sala possa venire eletto Sindaco di Milano danno per spacciato il rifardito, ex radicale libertario, Roberto Giachetti. Giachetti non sarà eletto manco dipinto, come dicono a Roma. Ieri, di milioni di cittadini aventi diritto al voto, più i sedicenni, più i cinesi, più i rom, più i doppio votanti, solo il 64% di 42.500  che si sono recati ai “seggi” per le primarie PD hanno scelto Roberto Giachetti. Stiamo parlando di 27.200 (uno più uno meno) cittadini romani. Se non è una catastrofe annunciata poco ci manca. Dice il a me non simpatico Gianfranco Pasquino: “Sconfitti Orfini e un partito romano sconquassato. Non capisco cosa ci faccia ancora là quel Matteo Orfini.”

Mastrotitta

Matteo Orfini, è stato per anni il burattino di Massimo D’Alema e in via subordinata di Luciano Consoli. Per chi non conoscesse Consoli,  parlo dell’ambiguo padrone (proforma) di RED TV e prima ancora spregiudicato apripista del gioco d’azzardo elettronico attraverso il cavallo di Troia delle Sale Bingo e delle slot usate come test nelle Feste dell’Unità. Orfini, dopo essere stato super lecca piedi di questi soggetti, oggi fa il servo sciocco di Matteo Renzi e, per farlo con ossequio, si permette di dare, in questa Repubblica dove alla fine nessuno paga il fio dei doppiogiochismi e tradimenti, della burattina nelle mani di Casaleggio a Virginia Raggi.

Che la Provvidenza faccia in modo che Raggi sia democraticamente eletta Sindaco di Roma Capitale e, che da donna saggia, in uno slancio “papalino”, per un quarto d’ora, senta l’impellente bisogno di ripristinare, lei di formazione giuridica, “il taglio della testa dei testa di cazzo”, a Piazza del Popolo, per una performance, una tantum, a futura memoria di chi pensa che si possa sempre dire – “aggratisse” – ogni tipo di corbelleria o contumelia. Mi offro, con le mie vecchie e stanche braccia di settantenne, alla bisogna. Come altre volte ho detto, sognare non è reato. E io sogno di essere, per un giorno, il Mastro Titta che decapita quella “testa di cazzo” di Matteo Orfini. Per la trivialità esplicita chiedo scusa ai lettori ma quando ci vuole, ci vuole. E mi predispongo alla querela.

Oreste Grani