Venezuela mio dove vuoi andare a finire?
Il crollo del prezzo/valore del petrolio ha polverizzato l’economia del Venezuela, grandissimo e bellissimo Paese guidato, negli ultimi vent’anni, da una banda di cocainomani (non dimenticate le dichiarazioni di Chavez sull’uso che faceva della sostanza) e da mezze seghe che nulla si erano domandati sul che fare, in economia e in geopolitica, nell’evenienza che il “vento fosse girato” e, con il vento, il prezzo della materia prima a cui – sola – avevano affidato il benessere presente e futuro della loro gente. Stiamo assistendo (quello che ci fanno vedere!) ad assalti a camion da parte di disperati in cerca di farina per vedere di procurare alle proprie famiglie un “tozzo di pane”.
Il Venezuela, come alcuni lo hanno conosciuto (e la mia compagna di vita è fra questi) è al suo tramonto e nessuno si sente di ipotizzarne un’aurora perché la notte in cui si prepara a precipitare non la si riesce a valutare in termini di durata o di una qualunque presenza di una luna rischiarante e in parte confortante.
Siamo al tramonto, momento della giornata che sia pur vissuto come fatto estetico della nostalgia e della melanconia è in questo caso sinonimo di decadenza, di ultimi fuochi, di attesa della fine, di memoria del passato, di invecchiamento, di inesorabilità?
Possibile che nessuno si sia accorto di niente?
Possibile che ora ci rimanga solo il giudizio morale?
Possibile che nessuno sappia indicare la via per poter aspettare l’aurora senza far scorrere prematuramente il sangue fraterno durante la buia notte?
Possibile che l’hic et nunc sia tale da non dare speranza e condanni il Venezuela (cioè donne, bambini, uomini stanchi) ad una eterna permanenza nel presente negativo che si ritiene quindi che non possa finire?
Il Venezuela è destinato ad essere un luogo senza ciclo?
Non è così e non deve essere così!
Ovunque c’è un passato ci deve essere un futuro! Che qualcuno ricominci a pensare e ridia speranza alla gente venezuelana che ha nel sangue tanto DNA italiano.
Aspettiamo notizie con il cuore stretto.
Oreste Grani/Leo Rugens che non dimentica l’amica e preziosa intelligente collaboratrice di un tempo, Patrizia, suo marito Luis, sua figlia Sunthai la geniale, l’affettuosa sorella Liliana e tutti i loro parenti e amici, cari e intelligenti. Gente bellissima come la loro ingiustamente martoriata Patria.
Una piccola annotazione e precisazione : Chavez non consumava cocaina ma masticava “pasta di coca” ,come tradizione centenaria dei campesinos vuole. E’ cosa certa che masticare pasta di coca porterebbe ad esempio uno sportivo ad essere squalificato per doping in una qualsivoglia manifestazione,ma anche bere un bel po’ di infuso di yerba mate(the mi pare molto apprezzato da Bergoglio), porterebbe ad un simile risultato,tanto che si è aperta un’accesissima discussione in Argentina se vietarlo ai giocatori.
Altra cosa è invece la cocaina,del cui commercio,piu’ che Chavez e i popoli andini,pare se ne siano approfittati molte intelligencies occidentali,non certo all’oscuro dei relativi presidenti.
Ritornando alle tradizioni popolari di questo meraviglioso e variegato mondo,il pensiero mi è andato ad un concetto molto interessante della cultura Ebraica,il cui approfondimento mi è stato proprio ispirato da questo blog da cui appresi per la prima volta, l’esistenza nel testo biblico di un personaggio-concetto che va sotto il nome di amalek.Pare che nell’Ebraismo esistano due amalek: l’amalek esteriore,l’antisemitismo tout court e l’amalek interiore che è tutto cio’ che viene posto in essere per non permettere ad un popolo di essere se stesso.La produzione dell’amalek interiore nel mondo genererebbe , per meccanica inerziale, la diffusione dell’amalek esteriore.Ora io mi chiedo: sarebbe ora che gli stati uniti d’america lasciassero in pace i popoli del mondo di essere se stessi? Cosa si cela dietro questa follia eccezionalista dei circuiti di potere a stelle e striscie? Forse la manipolazione a livello di ingegneria sociale delle forze che produrrebbe l’amalek esteriore? E questo per quali fini?
P.S.
Sempre con rispetto e gratitudine al sig. Grani di ospitare riflessioni di noi popolo comune ,lontano da intrighi politici, ed anche ormai fruitori della rete.
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Quale degli “Amalek “mi tradì il 14 febbraio 2012? Un giorno, anche grazie a lettori saggi come Fieramosca, saprò la verità intorno a quella “misura attiva” che mi avrebbe dovuto depotenziare a vita. Mi avrebbe dovuto! Posso chiedere a Gennariello in che città vive e se è disposto ad incontrarmi di persona?
Oreste Grani
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